unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n.22 del 18 giugno 2000

Tutti a Roma per il Gay Pride!

Io non capisco le critiche che vengono rivolte alla chiesa su questa vicenda del gay pride che si dovrebbe tenere a Roma durante il giubileo.

La chiesa, tutto sommato, sta facendo quello che ha sempre fatto: uno dei libri di cui è composta la Bibbia, il Levitico, dice chiaramente che l'omosessualità è un sacrilegio ed il Vaticano si sta comportando di conseguenza.

Non serve a nulla entrare nel dibattito interno ai cattolici facendogli notare che lo stesso Levitico considera sacrilego anche il mangiare i crostacei, vieta di avvicinarsi alle chiese alle persone con difetti di vista, chiede di bruciare un toro sull'altare e prescrive di comprare schiavi dalle nazioni confinanti, infatti, ne siamo sicuri, i cattolici troverebbero comunque il modo di giustificare sia il proprio silenzio di fronte ad un corteo di appassionati di cocktail di scampi, sia chi entrasse in chiesa con gli occhiali e persino chi non uccidesse tori, mucche o vitelli durante la messa. Per quanto riguarda gli schiavi, poi, ci direbbero probabilmente che i nostri bravi imprenditori cattolici gli schiavi dalle nazioni confinanti (a sud ed a est) li comprano, eccome!!

La chiesa è fedele alla propria tradizione: ha sempre bruciato vivi i sodomiti. L'ultimo è stato Alfredo Ormando, a Piazza san Pietro due anni e mezzo fa. Figuratevi che gli omosessuali vengono appellati come "finocchi" proprio grazie alla chiesa. Quanto venivano bruciati, per timore che l'odore delle carni arse spargesse il contagio tra i presenti, venivano buttati sul rogo semi e piante di finocchio.

E' inutile anche ricordargli i numerosissimi casi di omosessualità tra la gente di chiesa; per loro è un peccato allo stesso livello dell'eterosessualità dei preti (o della pedofilia degli stessi) affrontano perciò il problema nello stesso modo con cui si confrontano, ad esempio, con il lesbismo: fanno finta che non esista.

Non capisco neanche le critiche rivolte al governo: Amato è sempre stato un bigotto, si è sempre dichiarato contro l'aborto, è arrivato addirittura a pontificare sull'età massima a cui avere rapporti sessuali. Non vale neanche contestargli di essere stato il primo presidente del consiglio ad aver detto che "purtroppo c'è la costituzione". Gli avessero chiesto che ne pensava della carta costituzionale in riferimento al concordato avrebbe detto "grazie a Dio c'è la Costituzione ed il suo articolo 7". Va sottolineato, invece, l'equilibrio del capo del governo: si è limitato a definire il gay pride "inopportuno". Pensate cosa avrebbe potuto dire, ad esempio, Antonio Fazio, governatore della banca d'Italia, candidato alla guida del centro sinistra, che il 20 settembre scorso, nell'anniversario di Porta Pia, ha partecipato alla messa in suffragio degli zuavi pontifici caduti nella difesa dello stato della chiesa, insieme a Lillo Sforza Ruspoli, capo della nobiltà nera romana (quella legata al Papa-Re).

E' assurdo anche pensare di criticare il sindaco Rutelli: quello si è persino sposato in chiesa dopo quindici anni di matrimonio civile solo per poter ricevere il Santo Padre in Campidoglio. E' inutile contestarlo per aver dato, e poi ritirato, un finanziamento di 350 milioni per il gay pride. Ha speso 13.000 miliardi dei soldi di tutti (anche dei gay) per il giubileo, è normale che abbia voluto salvaguardare l'investimento principale (e più redditizio).

Non serve a nulla neanche prendersela con l'Unione Europea, dopo la soppressione dei diritti più elementari degli immigrati con il trattato di Schengen, dopo le brutalità che hanno causato in Jugoslavia (e da cui si sono autoassolti), dopo che hanno sottoscritto la relazione della banca mondiale che definisce un miliardo e mezzo di persone del pianeta "inutili"; cosa c'era da aspettarsi?

Forse qualcosa di più sarebbe stato legittimo attenderselo da qualcuno tra gli organizzatori della manifestazione che con il loro atteggiamento remissivo iniziale hanno dimostrato una volta di più la validità del principio anarchico secondo cui quando si fanno battaglie sulle libertà degli individui nessuna mediazione è possibile con gli oppressori. Hanno modificato la data del pride: la rivolta di Stonewall del 1969 (da cui ha origine il pride) fu infatti il 29 giugno, che però è anche la data dei santi protettori di Roma (Saulo di Tarso e Pietro); per andare incontro alle richieste del Vaticano e del Comune lo hanno ritardato di una settimana. Hanno accettato che il grosso delle manifestazioni (quelle con i concerti) ed il punto di ritrovo e campeggio fosse all'esterno del raccordo anulare, a Tor di Valle, tra Roma ed Ostia, accreditando così, paradossalmente, un allargamento dei confini dello stato della chiesa ad un ampiezza che non aveva neanche prima di Porta Pia (all'epoca i preti controllavano solo il centro di Roma, quello cinto dalle mura Aureliane). Hanno chiesto il patrocinio della manifestazione al comune ed alla presidenza del consiglio, attribuendogli una patente di laicità che certo non meritano, visti i finanziamenti alla scuola cattolica, le regalie per il giubileo, l'atteggiamento servile nei confronti della chiesa continuamente dimostrato da queste istituzioni.

Quest'atteggiamento acquiescente nei confronti del comune ha anche causato, indirettamente, la proibizione del centro di Roma per la parade: invece di notificare subito in questura, come d'uso, il percorso del corteo, hanno atteso che lo facesse il comune. Il risultato è stato che, non avendo nessuno presentato la notifica, hanno avuto facile gioco i fascisti di Forza Nuova a chiedere ed ottenere il permesso di sfilare a Roma lungo il percorso tradizionale dei cortei (da Piazza Esedra a piazza Santi Apostoli). Non dovrebbe tra l'altro stupire più di tanto questa convergenza d'interessi tra governo, chiesa e fascisti: un'alleanza come questa si è vista diverse volte nell'ultimo secolo in Italia (il ventennio, piazza Fontana, i tentativi di golpe, le stragi, eccetera eccetera).

Il protrarsi delle polemiche e l'irrigidimento istituzionale ha portato, oltre che alla revoca dei finanziamenti e dei patrocinii, finalmente ad un atteggiamento più battagliero anche delle componenti più moderate del movimento omosessuale.

Speriamo che si siano resi conto che è molto più dignitoso per gli omosessuali e pericoloso per lo stato italiano il divieto di manifestare, piuttosto che accettare continue trattative al ribasso sul percorso della parade e sulle manifestazioni collaterali. Hanno già vietato una sfilata di moda omosessuale a Piazza Venezia con la scusa che in quella piazza (come nella maggior parte delle piazze del centro di Roma) c'è una chiesa (che in realtà è una chiesa misconosciuta, assorta a notorietà solo in quest'occasione, e che addirittura è situata in una piazza limitrofa, Piazza San Marco).

Il comune e la questura hanno intenzione di autorizzare solo un corteo di 500 metri da Porta San Paolo (piramide) al Circo Massimo. Lo stato cattolico italiano si salverebbe così dal paragone con l'Iran di Khomeini e con l'Afganistan dei Taleban e gli omosessuali verrebbero ghettizzati ulteriormente (alla faccia dell'orgoglio). Il problema sembra essere il passaggio davanti al Colosseo, in cui, nella falsa storiografia cattolica, Nerone metteva a morte i cristiani. In realtà il Colosseo fu costruito dal successore di Nerone e di cristiani lì non ne è morto quasi nessuno, ma questo, come al solito, non viene ricordato.

Noi come anticlericali, etero ed omo, saremo con un nostro spezzone alla parade, cercheremo, proprio per lottare contro la pervasività della chiesa cattolica e l'assurdità di questi divieti, di arrivare comunque al Colosseo in corteo ed invitiamo tutti i compagni a partecipare alla gay parade l'otto luglio prossimo a Roma.

Francesco Fricche



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