Da "Umanità Nova" n.22 del 18 giugno 2000
Il DDL 4048 non passa al senato
Procreazione senza assistenza
Pubblichiamo ampi stralci di un comunicato del Coordinamento donne per
l'autodeterminazione riguardante il DDL sulla procreazione assistita che il
sette giugno è stato modificato dal Senato. Questa modifica è
stata resa possibile dal movimento delle donne che aveva aperto una ampia
battaglia per l'affermazione del principio dell'autodeterminazione, messo
profondamente in pericolo da questa legge. Ma, poiché la legge è
ancora in discussione, occorre mantenere la controinformazione e la
mobilitazione contro la sua approvazione.
R. P.
Nella giornata di ieri (7.6.00) il Senato ha votato ad oltranza, articolo per
articolo, il disegno di legge 4048 sulle tecniche di procreazione assistita e,
con voto segreto, sono stati approvarti emendamenti al testo (quelli
presentati, tra gli altri, da Ersilia Salvato).Testo che, lo ricordiamo, sotto
la veste tecnica di disciplina della procreazione medicalmente assistita, in
realtà rappresenta una regolamentazione dei comportamenti individuali
secondo un ordine cattolico e patriarcale.
Gli emendamenti in questione riguardano l'art. 1, l'art.4 e l'art. 6,
rispettivamente sui diritti del concepito, sul divieto all'eterologa e sul
consenso informato, cioè quelli che più fortemente attaccavano il
principio del primato femminile in materia procreativa. Da molti mesi noi donne
siamo impegnate in una sistematica denuncia dei contenuti politici e delle
conseguenze che questa legge avrebbe avuto sulla vita di donne ed uomini.
Il risultato delle votazioni al Senato, dunque, ci solleva per aver scampato il
pericolo di questo rinnovato attacco, autoritario e misogino, al principio di
autodeterminazione che le lotte delle donne hanno imposto al sentire comune.
Tuttavia, il ritorno del testo alla Camera, non ci permette di abbassare la
guardia: noi crediamo che sui desideri non si possa legiferare.
Con l'approvazione di questa legge, infatti, una vasta coalizione trasversale
si sarebbe assunta la responsabilità di sostituirsi alle scelte
individuali annullando gli spazi di autonomia e di libertà e riducendo
il corpo delle donne a mero contenitore biologico.
Questo non è accettabile. La pericolosità di questa legge non
risiede infatti solo nei contenuti fortemente discriminatori, ma nel fatto
stesso di esistere: perché rappresenta un precedente rispetto
alla possibilità di utilizzare il diritto per fini estranei ad
esso, ossia per affermare un unico punto di vista etico, un'unica lettura
possibile della realtà e specifici interessi di parte. Non tolleriamo
che calcoli e patteggiamenti politici entrino nella sfera privata ed impongano
modelli comportamentali collettivi e personali.
Per questo non vogliamo una legge, per definizione rigida, e discussa da
un Parlamento composto per la maggior parte da uomini che non hanno ancora
digerito il primato femminile in materia procreativa, destabilizzati dalla
sostituibilità del seme maschile e dunque inadeguati culturalmente a
qualsiasi dibattito sul rapporto tra tecniche e corpi, ma soprattutto vincolati
ad un disegno cattolico e patriarcale sulla base del quale si baratta la
stabilità di governo con i principi fondamentali di libertà e
autodeterminazione. (...)
Chiediamo un coinvolgimento attivo di donne e uomini per sfatare l'urgenza
creata dai media di regolamentare il "far west" procreativo, per difendere le
conquiste ottenute da anni di lotte delle donne e per rivendicare un pensiero
femminista che ha arricchito la vita di tutte e di tutti.
Coordinamento donne per l'autodeterminazione
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