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Da "Umanità Nova" n.22 del 18 giugno 2000

la voce dei lettori

In merito alla manifestazione antifascista di Bologna
Riceviamo e pubblichiamo la lettera che segue inviata da alcuni partecipanti alla manifestazione di Bologna del 13 maggio.

Una possibile interpretazione di quello vissuto a Bologna il 13 maggio in occasione dell'incontro dei nazi di Forza Nuova è quella che vede nelle mediazioni di potere (di qualunque veste vestito) una concreta sconfitta della volontà di migliaia di compagni!

L'amministrazione di destra della ex rossa Bologna, non voleva realmente impedire l'incontro dei loro colleghi schierati poco più a destra, ha quindi dato indicazione alla questura di garantire a tutti i costi un breve e simbolico comizio all'interno dell'area del Baraccano; ci ha poi pensato la sbirraglia di piazza, attraverso accordi con i "concilianti e giudiziosi" esponenti del Nord Est, a far sì che la determinazione degli antifascisti non arrivasse a rompere le uova nel paniere.

Possono sembrare farneticazioni irresponsabili accuse così succintamente descritte, ma come interpretare le indicazioni-imposizioni date dagli esponenti dell'area di Carta (tutine banche del Leoncavallo, centri sociali di Padova e Venezia, etc.), durante l'avvicinamento allo schieramento fascista, che voleva un contatto con le guardie privo di strumenti di offesa: "niente sassi, bottiglie, bastoni!" e armati semplicemente della solita attrezzatura da "disobbedienza civile" (scudi, caschi, ginocchiere, etc.). Come interpretare la violenta determinazione della sbirraglia che, in un primo tempo ha caricato con lacrimogeni ad altezza d'uomo (un compagno colpito in pieno petto e due ricoverati con ferite alla testa) e blindati, per fermare a 200 metri dal Baraccano il corteo. Determinazione che nel secondo corteo partito circa due ore dopo da piazza maggiore è diventata supina accettazione della situazione e addirittura si è trasformata in almeno tre occasioni (davanti alla sede di Alleanza Nazionale, poco più avanti dove un cellulare di supporto agli impauriti poliziotti è stato colpito e ai portici del Baraccano), in rischio di linciaggio da parte dei compagni esasperati e incazzati dal sapere tre di noi all'ospedale e trovandosi di fronte ridicoli schieramenti di 15-20 poliziotti.

In queste tre occasioni, come in altri momenti durante il corteo, si è distinto il servizio d'ordine del Nord Est che con urla, minacce e cordoni schierati, ha impedito il contatto diretto e ha cercato ridicole situazioni di polemica davanti agli occhi divertiti delle guardie, ubbidendo agli ordini stabiliti nella contrattazione avvenuta all'inizio di piazza Rizzoli. E non è solo una questione di figuracce: questi momenti di tensione e divisione che denotano impostazioni e finalità completamente diverse, espongono tutti al pericolo di una carica improvvisa con tutto ciò che ne consegue. Senza contare poi la frustrante sensazione di disgusto che molti compagni provano nel vedere i "due servizi d'ordine" scazzarsi, lasciando i "rappresentanti dell'ordine costituito" responsabili della violenza nei nostri confronti e veri obiettivi verso cui rivolgere la nostra rabbia, indisturbati spettatori.

La manifestazione è poi continuata fino a S. Stefano, sede degli anarchici, vicino al Baraccano e qui un breve comizio di Casarini, esponente veneto della Carta di Milano, ha lasciato moltissimi insoddisfatti, con le sue continue incitamenti alla "disobbedienza civile" di pannelliana memoria, e alla "unità antifascista" e al "senso di responsabilità" che riportano alla mente i vari tromboni che dal periodo della resistenza ad oggi, passando per il '77 di Lama a Roma, hanno approfittato delle rabbia e volontà popolare, per garantirsi una poltrona al desco del potere! Ed è questa affinità d'intenti, che si legge dietro le parole e gli atteggiamenti di piazza che lascia tutta un'area del movimento antagonista disgustata e avvilita e che crea pericolose disgregazioni, in momenti in cui sarebbe opportuno riflettere ed agire in sintonia e con determinazione.

Questa di Bologna è un'altra tappa da analizzare a fondo e da tener presente, nel percorso di critica a tutti quegli atteggiamenti che non hanno altro fine se non l'avvicinamento ad aree di potere, di cui un domani neanche tanto lontano sperano di far parte (Luca Ghezzi del Leoncavallo presentatosi alle elezioni comunali del '98, la campagna a favore di Martinazzoli alle ultime regionali e voci sulla candidatura Franz Ieader della R.A.S.C. alla nomina di sindaco di Milano).

Sono scelte di cui, giustamente, in piena autonomia ognuno si rende responsabile, ma va sottolineato che con la pratica antagonista, originaria ispiratrice del movimento dei centri sociali, queste mediazioni hanno ben poco in comune; e fanno tornare alla mente quanto da sempre è stato l'atteggiamento degli profittatori di ogni colore, che dandosi inizialmente l'immagine di profittatori di irriducibili paladini dei bisogni popolari, diventano poi protagonisti del dialogo con le istituzioni per una soluzione pacifica dei problemi; e arrivano inevitabilmente ad usare come massa di manovra e sacca di voti tutto il consenso racimolato per sostituirsi poi ai gestori della stanza dei bottoni, dando volti nuovi ai suonatori di una musica che nella sostanza rimane invariabilmente la stessa!

I compagni della Maknovicina che c'erano



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