![]() Da "Umanità Nova" n.23 del 25 giugno 2000 la voce dei lettoriSostiene Salerni... Con il numero 20 di UN ci è arrivato, graditissimo, un nuovo articolo di Alfredo Salerni, che, come al solito si rivela originale e stimolante. Ho voluto quindi offrire il risultato delle mie riflessioni su quell'articolo. I concetti espressi nell'articolo "Senza rete. Dei mezzi e dei Fini" si possono così schematizzare:
Con questa coscienza si può riprendere il percorso verso una meta che rischiamo di perdere di vista. Un sistema politico è una forma di sistema logico. Quando un sistema logico viene contraddetto dall'esperienza pratica, è necessario indagare sul perché; le ragioni possono essere diverse: o le premesse sono errate, o è errato il procedimento logico, o infine non sono state valutate correttamente le esperienze logiche. Il legame tra concezione e pratica della libertà è caratteristica dell'anarchismo. Ma vediamo più precisamente come affronta questo problema il Programma anarchico: "Noi dobbiamo cercare che il popolo, nella sua totalità o nelle sue vane frazioni, pretenda, imponga, prenda da sé tutti i miglioramenti, tutte le libertà che desidera, mano mano che giunge a desiderarle ed ha la forza d'imporle; e, propagando sempre tutto intero il nostro programma e lottando sempre per la sua attuazione integrale, dobbiamo spingere il popolo a pretendere ed imporre sempre di più, fino a che non ha raggiunto l'emancipazione completa. ... Sempre predicando contro ogni specie di governo, sempre reclamando la libertà integrale, noi dobbiamo favorire tutte le lotte per le libertà parziali, convinti che nella lotta s'impara a lottare, e che incominciando a gustare un po' di libertà si finisce col volerla tutta. Noi dobbiamo sempre essere col popolo, e quando non riusciamo a fargli pretender molto, cercare che almeno cominci a pretender qualche cosa; e sforzarci perché apprenda, poco o molto che voglia, a volerlo conquistare da sè, e tenga in odio ed in disprezzo chiunque sta o vuole andare al governo. Poiché il governo tiene oggi il potere di regolare, mediante le leggi, la vita sociale ed allargare o restringere la libertà dei cittadini, noi non potendo ancora strappargli questo potere, dobbiamo cercare di diminuirglielo e di obbligarlo a farne l'uso meno dannoso possibile." Si tratta, evidentemente, di un'esplicazione del concetto espresso da Salerni nella sua sintesi del pensiero anarchico; l'esperienza storica del movimento operaio e socialista conferma la validità di questa rappresentazione. La concezione moderna della libertà è figlia dell'aumento straordinario della produttività del lavoro, risultato dalla rivoluzione industriale, che ha liberato un numero maggiore di uomini rispetto ad ogni epoca del passato dallo stato di necessità. Da qui lo sviluppo dei movimenti democratici prima, del movimento operaio e socialista poi. Le lotte delle nascenti società di resistenza spinsero gli operai a costituire delle unioni sempre più grandi, fino alla costituzione della Prima Internazionale. Le lotte portate avanti dall'internazionale e le lotte all'interno portarono alla definizione di un modello, sintetizzato dalle mozioni del Congresso di Saint Imier, da cui si è sviluppata la concezione anarchica dell'organizzazione sociale. La coerenza mezzi-fini non è quindi solo una scelta etica, è un modello che ha dimostrato di funzionare: i mezzi non solo devono essere logicamente coerenti con i fini, ma i fini stessi sono stati elaborati e comunque hanno avuto una diffusione di massa a partire dalle lotte di resistenza. Da dove nasce allora la contraddizione segnalata da Alfredo e che tutti più o meno avvertiamo? In realtà, nel procedimento logico c'è una curiosa inversione: mentre da una parte si sostiene che le pratica della libertà conduce alla libertà, e quindi anche ad una più precisa e completa concezione di questa; dall'altra si afferma che "siamo costretti, nella vita di ogni giorno, ... ad allontanarci dai principi antiautoritari". L'idea della libertà, che dapprima si va formando nella pratica antiautoritaria, diviene successivamente punto di partenza dell'attività pratica. La libertà, come è presentata nel Programma anarchico, appare come un progressivo superamento dei limiti che ad essa si oppongono: la libertà dell'individuo si afferma superando i limiti rappresentati volta a volta dall'organizzazione sociale o dalle condizioni di natura. Di pari passo la concezione della libertà si allarga con la maturazione delle condizioni per il suo esercizio e sotto lo stimolo dell'azione degli anarchici. Un altro modo di definire la libertà è considerarla da subito come illimitata: poiché la società in cui viviamo la libertà è estremamente ridotta, l'unico modo che abbiamo per definirla è attraverso la negazione dei suoi limiti. In questa attività concettuale è relativamente facile spogliare la libertà dei suoi limiti, immaginandocela così assoluta e infinita; l'infinito di cui si parla è diverso da quello precedente: mentre il primo è il risultato di un progresso continuo, inserito fra le altre cose in un contesto storico ben preciso, il secondo è il risultato di un'astrazione, di un processo logico di eliminazione di tutte quelle contingenze concrete che sono d'altra parte anche i limiti della realtà; il risultato è certamente un concetto affascinante, scevro il più possibile da vincoli autoritari, ma anche estremamente lontano da qualsiasi possibilità di applicazione concreta nella realtà. È ovvio che la realtà non si adegua alle belle idee che gli anarchici, o alcuni di essi hanno in testa, se questi stessi anarchici non sono in grado di individuare le relazioni che permettono all'organizzazione gerarchica e del profitto di condizionare la vita di milioni di uomini; non sono in grado di individuare un percorso che permetta di concretizzare le idee di cui si fanno paladini; soprattutto di farne patrimonio comune di tutti coloro che, pur non essendo anarchici, soffrono nell'inferno del capitalismo. Se noi usiamo queste idee come pietra di paragone dei comportamenti individuali non potremo fare a meno di arrivare alle conclusioni dell'articolo di Salerni; se noi invece confideremo i movimenti reali che combattono questo o quell'aspetto della gerarchia (il militarismo, l'inquinamento, lo sfruttamento, l'attacco alla libertà di organizzazione e di sciopero), vedremo che in ognuno di questi movimenti è presente un'opzione libertaria, opzione che spetta agli anarchici stimolare anche attraverso un'opera di chiarificazione, attraverso un'azione volta a conquistare maggiori libertà. Possiamo comunque evitare qualsiasi contaminazione, rimanendo assorti nella contemplazione del nostro ideale: non saremo certo ostacolati dall'autoritarismo altrui, ma la possibilità di allargare gli spazi di libertà, della libertà concreta, che va a vantaggio di tutti, e non solo immaginata dagli anarchici, rischierà di essere soffocata dai politicanti di turno. "Sporcarsi le mani", in questo caso, è un luogo comune che non rende giustizia alla realtà: chi si attarda nel rifiuto del compromesso finisce per lasciare campo libero all'autoritarismo dei partiti e dei governi, chi si immerge nella realtà e nei movimenti di trasformazione che la agitano è coerente con i capisaldi dell'anarchismo e partecipa sia ad allargare gli spazi di libertà minando il consenso nei confronti del potere, sia ad approfondire la ricerca e la sperimentazione di modelli di organizzazione antiautoritaria. Tiziano Antonelli
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