![]() Da "Umanità Nova" n.24 del 2 luglio 2000 Inform@zione
Verità e giustizia per il rogo del Vulpitta La difesa dell'immigrato, accusato di avere acceso il fuoco all'interno della cella ha chiesto ed ottenuto il patteggiamento. Condannato alla pena di due anni, Samir Arfaoui è stato quindi immediatamente rimpatriato in Tunisia nella giornata di sabato 10.
La vicenda giudiziaria sembrerebbe così chiudersi con la condanna e l'espulsione dell'unico colpevole. Ma se qualcuno crede che in questo modo si bloccheranno le denunce e le indagini sulle responsabilità esterne che hanno oggettivamente prodotto la strage, si sbaglia. Non si è trattato solo del gesto disperato di chi ha materialmente appiccato il fuoco, gesto che è stato frutto della logica repressiva che ha ispirato la creazione dei centri di detenzione per stranieri, la politica delle espulsioni, e le modalità di esecuzione delle misure di accompagnamento coatto. Alla Procura di Trapani e' stato presentato da tempo un esposto per denunciare le gravissime e persistenti carenze strutturali del Serraino Vulpitta e le connesse responsabilità a livello istituzionale. Vogliamo verità e giustizia perché queste tragedie non accadano più. Per coloro che sono morti in questa tragedia e per tutti quegli immigrati che nei "centri di permanenza temporanea" vedono svanire, giorno per giorno, quella speranza di vita negata nel loro paese. Non cerchiamo capri espiatori. Vogliamo che si faccia chiarezza sui tempi dei soccorsi, sui criteri organizzativi del Vulpitta, sulle misure di sicurezza e sulle carenze strutturali del centro, su tutte quelle circostanze esterne che hanno concorso a produrre la morte di sei uomini, tre immediatamente ed altri tre dopo una terribile agonia. Tragedie come quelle del Vulpitta di Trapani saranno ancora possibili fino a quando prevarranno logiche di sbarramento e di esclusione nei confronti dei migranti. In un mondo in cui si parla tanto di globalizzazione e di libera circolazione delle merci e dei capitali, chiediamo la libera circolazione delle persone, la chiusura di tutti i centri di permanenza temporanea, la regolarizzazione degli immigrati ancora privi di permesso di soggiorno presenti in Italia. Per una accoglienza che non sia soltanto una pratica declamatoria ma iniziativa dal basso, concreta e quotidiana. Palermo- Trapani 11 giugno 2000
Coordinamento palermitano per la pace
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