unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n.25 del 9 luglio 2000

Cooperative sociali
Lavoratori in sciopero

Il 30 giugno si è svolto lo sciopero nazionale dei lavoratori delle cooperative sociali e di tutto il settore socio assistenziale e sanitario privato organizzato da RdB, Cub, Slai Cobas, CDLC, a cui hanno aderito Confederazione Nazionale Cobas e Camera del Lavoro Sociale di Firenze. In merito pubblichiamo un documento di un compagno sulle motivazioni dello sciopero.

Dopo l'esperienza dell'ultimo rinnovo di un contratto già abbondantemente scaduto, ci ritroviamo adesso nelle stesse condizioni, a distanza di tre anni, con un livello di contrattazione aziendale gestito da sindacato istituzionali autorizzati a farlo, che trattano con le strutture che dovrebbero rappresentare le Cooperative Sociali, scavalcando la base sociale che chiede da tempo una inversione di tendenza per ciò che riguarda salari, orari, previdenza e sicurezza, diritti, dignità e perpetuando la non conoscenza dei lavoratori su ci; che si sta firmando con colpevole assenza di informazione, assemblee, piattaforme.

Siamo di fronte ormai ad una quasi totale subalternità delle Coop. Sociali al mercato ed alle sue regole, in contraddizione con lo spirito cooperativo stesso che, nato con finalità contrattualistiche e societarie impostate sulla mutualità e sulla democrazia partecipata ed economica, viene adesso spinto verso una mercificazione del lavoro sociale in un processo sempre più avvolgente che passa al privato ciò che il pubblico non riesce e non vuole più gestire.

E tutto ciò in un quadro dove i cronici ritardi di pagamento di ASL ed Enti (in barba alla leggi regionali ) strangolano soprattutto le piccole cooperative legandole alla logica perversa di fidi bancari, che senza aver neanche provato ad accedere ad altre "storiche" modalità di mutuo appoggio e soccorso, a banche etiche, a strumenti di solidarietà.

Nessun rilancio delle aggregazioni e delle autonomie individuali e societarie che intraprendono pratiche di solidarietà organizzate in modo autogestionario e basate su progetti sociali mirati, qualitativamente più efficaci, pensati e legati più strettamente al territorio dove si opera ed alle sue dinamiche, ma anzi un drastico ridimensionamento di esse oppure un forzato inglobamento in "colossi sociali" e consorzi sempre più aggressivi *che belle lotte sulle "fette di mercato"!).

Demolire le vere Coop. per finire di demolire lo stato sociale, tagliando costi e salari, peggiorando e precarizzando i servizi; questo il nuovo credo della ex sinistra.

Tutti i giorni ogni socio-lavoratore svolge il proprio lavoro con lo stesso impegno e in condizioni sicuramente peggiori di altri, sottopagato e precarizzato, senza garanzie di continuità, con appalti sempre più brevi che squalificano impegno e qualità del servizio soprattutto per gli stessi utenti. I regolamenti interni e gli statuti di molte Coop. penalizzano poi ulteriormente i già scarsi diritti dei soci, mentre ne amplificano i gravosi doveri, per non parlare della generalizzata assenza di formazione e della mancanza di garanzie per chi ha lavorato per anni nei servizi costruendosi spesso da solo una qualifica ed una professionalità.

Che fine hanno fatto i ridicoli corsi di riqualificazione regionale? Dove sono finiti gli stanziamenti? Dove è - la sanatoria promessa? Dove il riconoscimento della professionalità acquisita, l'equivalenza in dignità e moneta con chi svolge il nostro stesso lavoro non in una Coop. Sociale ma in un ente pubblico o statale? Perché non si parla di riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario (siamo sempre a 38 ore!) oppure non si pensa a strutturare l'orario in una parte di lavoro reale e una parte da utilizzare come orario retribuito per una vera formazione permanente? Dove è l'inquadramento adeguato al titolo di studio ed alle mansioni effettivamente svolte? Perché non si inseriscono norme per il burn-out dando al nostro intervento (come lo è già) caratteristiche di lavoro usurante con, ad esempio, la possibilità - di momenti di astensione volontaria e programmata dal servizio? Chi di noi arriverà a 65 anni in pensione dopo aver mantenuto una occupazione in una Coop. Sociale? Perché non vi è riconoscimento delle strutture sindacali di base? Perché non si vogliono realmente tutelare i lavoratori dando voce a ciò che da tempo chiedono?

Questo vecchio-nuovo contratto nazionale non ci piace.

Per questo scioperiamo il 30 giugno.

Same



Contenuti UNa storia in edicola archivio comunicati a-links


Redazione: fat@inrete.it Web: uenne@ecn.org