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Da "Umanità Nova" n.25 del 9 luglio 2000

OGM. Invertire la rotta!

Continua, con questa seconda parte, l'analisi delle possibili conseguenze legate all'utilizzo dell'ingegneria genetica nel settore agro-alimentare.(Il primo articolo è stato pubblicato sul numero 24 di U.N.)
È necessario a questo punto ricordare brevemente quali sarebbero, secondo la propaganda dei sostenitori dell'utilizzo dell'ingegneria genetica, i vantaggi della coltivazione e dell'allevamento di organismi geneticamente modificati.

Cibi migliorati con proprietà anti-cancerogene, un ridotto tenore di grassi, un aumento di fibra etc. I ricercatori hanno prodotto una patata che contiene meno amido e che per questo assorbe meno grassi durante la frittura

Cibi arricchiti con vitamine e sali minerali. Recentemente dei ricercatori sono stati in grado di produrre una varietà di riso che contiene sia la vitamina A che il ferro.

Cibi che contengono vaccini o altri prodotti farmaceutici "Pharmafoods" più facilmente ricavabili.

Cibi con un aumento del contenuto proteico. La presenza nella dieta di alcuni aminoacidi è un fattore critico per un corretto sviluppo. I ricercatori cercano di sviluppare alimenti come mais e patate dolci che producano una maggior quantità di alcuni particolari aminoacidi

Vantaggi per gli agricoltori che potrebbero utilizzare meno pesticidi, ridurre le lavorazioni ed aumentare il raccolto e la produttività. Queste affermazioni sono da mettere in relazione alla creazione di vegetali in grado di produrre le tossine (con azione insetticida), fino ad oggi liberate naturalmente dal Bacillus thuringensis (un battere utilizzato in agricoltura biologica). Così come all'acquisita resistenza ad alcuni erbicidi che prima non si potevano usare su alcune specie coltivate dato che le stesse risultavano danneggiate in misura uguale alle loro infestanti.

Coltivazioni che possono sopportare la siccità o l'eccessiva salinità

Proseguiamo il discorso esaminando più specificatamente alcuni dei possibili effetti negativi derivanti dall'introduzione e dalla diffusione di ogm nell'ambiente.

In particolare, per quanto riguarda gli ecosistemi agricoli, i rischi possono essere riassunti in:

  1. Possibilità di passaggio delle caratteristiche indotte dalla manipolazione genetica a piante
    geneticamente affini o a colture analoghe tradizionali. Esiste cioè la possibilità che le caratteristiche genetiche introdotte in alcune varietà di vegetali vengano trasferite, attraverso la riproduzione sessuale (impollinazione), ad altre, rendendo di fatto incontrollabile la diffusione di tali variazioni genetiche.

  2. Creazione di piante super-infestanti resistenti all'azione degli erbicidi di cui si sia indotta la
    resistenza nella piante transgeniche; il gene che conferisce la resistenza all'erbicida potrebbe trasferirsi anche alle malerbe che si vorrebbero controllare (soia round up ready è l'esempio di un ogm resistente all'erbicida round up che altrimenti non potrebbe essere utilizzato per il diserbo della soia. La Monsanto, in un colpo solo, riesce così a vendere semi ed erbicida, della serie...... "compri due paghi due".

  3. Possibilità di selezione di insetti resistenti alle tossine del Bacillus thuringiensis prodotte nelle piante
    transgeniche denominate Bt. Questo effetto sarebbe determinato da una maggior pressione selettiva legata ad una continua produzione delle tossine insetticide (La tossina del Bt, quando viene prodotta naturalmente, è presente solo durante la formazione delle spore del batterio. La tossina è presente in forma inattiva e viene attivata nell'apparato digerente dell'insetto dopo una parziale digestione enzimatica. Nel mais geneticamente manipolato della Ciba Geigy, la tossina verrebbe prodotta a ciclo continuo, cosa che la renderebbe molto più potente sia contro gli insetti bersaglio che contro quelli non-bersaglio, per assurdo ciò potrebbe favorire l'insorgere di caratteri di resistenza nelle popolazioni combattute. Dobbiamo inoltre ricordare che il Bacillus Thuringensis viene attualmente usato nelle pratiche di agricoltura biologica.

  4. Non trascurabile il rischio di un'azione su insetti non bersaglio, insetti che non sono dannosi o che sono addirittura utili per il controllo delle popolazioni dannose. Questi ultimi, in quanto entomofagi, potrebbero nutrirsi di parassiti già intossicati per aver "pascolato" su piante Bt, diminuita la loro presenza si determinerebbe un ulteriore squilibrio nei naturali meccanismi di controllo delle popolazioni.

In campo sanitario citiamo il rischio legato alla possibile resistenza agli antibiotici.

Infatti, il mais geneticamente manipolato dalla Ciba Geigy contiene un cosiddetto gene marcatore, residuo della manipolazione genetica, che conferisce resistenza all'Ampicillina, un antibiotico comunemente usato nella terapia umana e animale contro un ampio spettro di organismi patogeni.

Per permettere l'identificazione di cellule trattate con successo, i ricercatori, agganciano al gene d'interesse, quali marcatori di riconoscimento, dei geni di resistenza agli antibiotici. I prodotti d'espressione dei geni di resistenza agli antibiotici, che con il relativo alimento giungono nel tratto intestinale, possono disattivare un antibiotico somministrato a scopo terapeutico. Tramite il transfer genetico orizzontale sussiste la possibilità di trasmissione di questi geni ai germi patogeni presenti nel tratto intestinale, che assumendo la relativa resistenza, renderebbero più difficili alcune terapie.

La risposta della Ciba Geigy a queste preoccupazioni ha sottolineato che un certo grado di resistenza all'Ampicillina già esiste fra gli organismi patogeni umani ed animali semintendendo con arroganza che la Ciba Geigy può liberamente eliminare, in nome dei propri interessi economici, quegli effetti benefici che l'Ampicillina è ancora in grado di produrre.

L'introduzione di geni prelevati da organismi diversi innalza la possibilità di determinare reazioni allergiche.

Il rischio che il mais geneticamente manipolato provochi allergie non può essere sottovalutato. Il mais della Ciba Geigy contiene materiale genetico proveniente da diversi batteri oltre al, già ricordato, gene della tossina del Bt (Bacillus thuringiensis). Questi batteri, così come il prodotto genetico sintetico, non hanno mai fatto parte prima della dieta umana.

Esistono già le prove che le sostanze allergeniche possono essere trasferite nelle piante attraverso l'ingegneria genetica. La società americana Pioneer Hi-Bred, che produce sementi, ha cercato di aumentare il valore nutritivo della soia inserendovi un gene della noce brasiliana. Anche se studi di laboratorio avevano dimostrato che la proteina derivata da questo gene non fosse un allergenico, studi successivi hanno scoperto che la soia geneticamente alterata della Pioneer Hi-Bred poteva causare delle reazioni allergiche nelle persone sensibili alle noci brasiliane.

Questo tuttavia è stato un caso fortunato. La scoperta del potenziale allergenico della soia geneticamente manipolata della Pioneer, prima del suo utilizzo come alimento si deve solamente al fatto che le noci brasiliane sono un noto allergenico, e per questo campioni di siero di persone allergiche a questa specie erano disponibili per le prove di laboratorio.

Nella maggioranza degli altri casi di piante manipolate geneticamente, i geni provengono da batteri che non hanno mai fatto parte della dieta umana: non esistono informazioni sulle loro proprietà allergeniche e quindi non ci sono dei campioni di siero su cui è possibile fare i necessari esperimenti.

Il rischio di impreviste allergie é molto più importante con l'uso dell'ingegneria genetica che con i metodi di allevamento tradizionali, poichè nella tecnologia genetica non sono interessate solo piante della stessa specie, ma é disponibile quale fonte di geni l'insieme di tutte le piante, degli animali e di molti microrganismi

Con la manipolazione genetica e i suoi prodotti d'espressione si immettono sostanze, finora estranee, in piante coltivate e in animali produttivi.

Molte delle potenziali fonti di pericolo insite in questo intervento possono essere definite teoricamente, ma é pressoché impossibile calcolare l'estensione dell'eventuale danno. Particolarmente incerta é la valutazione del danno in caso di consumo prolungato di questi prodotti. Si tratta di sostanze quali nuove proteine (prodotti d'espressione) di origine virale, batterica, vegetale o animale.

Tra l'altro, un potenziale rischio é insito nel fatto che queste proteine in genere non corrispondono alla molecola naturale originaria, poiché vi sono differenze nella sequenza degli amminoacidi. Nella letteratura scientifica sono descritte quote d'errore, nel procedimento di lettura dell'RNA verso la proteina, del 20%.

Inoltre, i geni possono comportarsi in modo diverso in un contesto differenziato. Così vi sono indicazioni che un gene bovino può determinare conseguenze inattese se inserito in un genoma di mela.

I prodotti del metabolismo degli erbicidi nelle piante transgeniche hanno un potenziale tossico, cancerogeno e mutageno difficilmente calcolabile e nella letteratura non si trova nulla di conclusivo circa le conseguenze sulla salute dei prodotti d'espressione dei geni di tossina nelle piante alimentari.

In vitro é stato riscontrato un danno agli eritrociti causato dalla tossina del Bacillus thuringiensis.

Nell'impianto, inevitabilmente impreciso, di geni estranei sul genoma di prodotti alimentari si deve anche tener conto dei possibili effetti di posizione. L'effetto finale del gene estraneo é determinato dal suo contesto spaziale nel gene ricevente, che rende più difficile o persino impossibile una valutazione del rischio.

I produttori "transgenici" finora non hanno potuto dimostrare che questi problemi possono essere tenuti sotto controllo, tanto più se si prende in considerazione il lungo periodo.

Restano molte questioni aperte, cui non possiamo sottrarci.

E' facile prevedere che, l'ingegneria genetica, finanziariamente molto impegnativa, sia economicamente una scelta poco ragionevole per i paesi del Terzo mondo che oltre a non risolvere i propri problemi alimentari, si troverebbero ancora più dipendenti dalle nazioni industrializzate.

Quali risposte alla questione della compatibilità sociale nell'affrontare nuovi rischi sanitari ed ecologici? Quali saranno le conseguenze per la ripartizione delle nuove risorse, per la conservazione di sistemi sociali cresciuti organicamente come quelli dei piccoli contadini, dei i popoli primitivi, ecc.?

Quali conseguenze per le popolazioni dei paesi poveri che non potranno permettersi i nuovi prodotti dell'ingegneria genetica, che vedranno aumentate le differenze di sviluppo fra nord e sud?

I medicamenti ottenuti con l'ingegneria genetica ("gene farming") sono davvero rilevanti dal punto di vista della politica sanitaria per la maggioranza dell'umanità, se consideriamo che per ridurre il tasso di morbilità e mortalità sarebbero necessari soprattutto l'aumento del benessere, il miglioramento delle condizioni igieniche, dell'istruzione, la parità dei diritti e un'alimentazione equilibrata?

Non sarebbe forse possibile diminuire drasticamente la fame nel mondo riducendo la produzione di mangimi per animali da macello a favore della coltivazione di piante alimentari? Il 35-50% della produzione vegetale mondiale finisce negli allevamenti per la produzione di carne, dove va perso il 90% dell'energia primaria! L'introduzione di piante standardizzate con la manipolazione genetica non favorisce le monocolture con tutte le loro conseguenze negative? Una maggiore diffusione di colture miste con piante indigene e metodi agricoli biologici favorirebbe invece lo sviluppo di unità sociali più piccole e contribuirebbe a preservare la varietà e la resistenza delle specie.

Gli interessi scientifici, medici ed economici sono talmente importanti, che si é sviluppata un'enorme forza di sostegno all'ingegneria genetica. Lavorano sempre più superspecialisti, che comprendono "sempre di più di sempre di meno" e che, con il loro "know how," si trovano a un bivio pericoloso per l'integrità dell'uomo e della natura.

Con i metodi dell'ingegneria genetica l'uomo puó influenzare in modo e in misura imprevedibile il suo ambiente di vita, raggiungendo una profondità d'intervento che ha una dimensione del tutto nuova e non é più sottoposta alle leggi naturali dell'evoluzione. I detentori della tecnologia genetica possono intervenire in modo drastico e fondamentale sui processi vitali, accelerare in modo spettacolare i lenti adattamenti evolutivi naturali, infrangere le barriere fra specie diverse e formare. secondo il loro desiderio, nuovi organismi che servano in modo mirato agli interessi dei pochi, delle multinazionali, delle organizzazioni del commercio internazionale che al di là delle dichiarazioni propagandistiche non fanno altro che sostenere le politiche di sfruttamento dell'uomo sull'uomo e dell'uomo sull'ambiente.

Tutto avviene troppo rapidamente, in modo poco trasparente, in un ambito in cui il controllo esercitato dalla base della società rischia di ridursi ulteriormente.

L'accelerazione degli eventi, dello sviluppo tecnologico, della ricerca scientifica, della nostra stessa vita, oltre ad allontanarci dai ritmi naturali, tende ad impedire un efficace opera di controinformazione, passaggio indispensabile per organizzare i nostri " NO", per difendere la nostra dignità insieme a quella degli altri viventi . Indispensabile... invertire la rotta!!

MarTa



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