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Da "Umanità Nova" n.26 del 3 settembre 2000

Gay e papaboys
Estate romana

Nel commentare l'estate romana e le vicende legate al giubileo non si può prescindere dalle due manifestazioni di massa che hanno contrappuntato l'estate giubilare romana.

La manifestazione del Gay Pride aveva "stupito" per l'immensa partecipazione non solo delle e degli omosessuali ma anche di decine di migliaia di compagne e compagni "etero" sessuali che avevano vista in questa, una manifestazione della libertà contro l'ingerenza clericale. Non a caso lo spezzone anarco-autonomo che più si caratterizzava in questo senso, aveva riscosso ampio successo e ampia approvazione sia all'interno della manifestazione che da parte delle migliaia di "curiosi" che seguivano la manifestazioni ai lati delle strade.

Le Giornate Mondiali della Gioventù (cattolica) hanno "stupito" per l'immensa partecipazione di giovani che le hanno caratterizzate. La manifestazione papalina ha visto una partecipazione di massa cinque volte superiore a quella del Gay Pride ed é durata cinque giorni contro il solo giorno della vera manifestazione antipapalina (la restante settimana organizzata dal Circolo Mieli non ha avuto paragone con l'8 luglio).

Dobbiamo quindi registrare una netta vittoria del clericalismo sul laicismo? Non vi é dubbio che ciò che si é rappresentato in piazza sia una rappresentazione sufficientemente aderente alla realtà quotidiana. Ciò non tanto in termini assoluti ma relativamente al grado di "impegno" e di "presenza" che si dà nel sociale fra laicismo e clericalismo. Il cattolicesimo "militante", lo andiamo ripetendo da anni, é una minoranza nella società italiana ma, evidentemente, é una minoranza ben organizzata, finanziata e motivata. Non altrettanto può dirsi del "materialismo ateo" che tanto orrore suscita nel papa Woytila e nei sui discepoli. Lo stesso papa addita questo atteggiamento culturale come il "male del momento", sopravvalutandone (forse nell'opera di demonizzazione) la portata culturale e sociale. Non vi é dubbio che la secolarizzazione della società italiana sia progredita massicciamente, producendo un comportamento maggioritario a-cattolico che é, però, conformista e lascia quindi ampio spazio all'azione determinata dell'agguerrita minoranza cattolica.

Discutendo con un compagno siamo giunti alla solita conclusione che non possiamo avere la prova del contrario circa la possibilità di mobilitare oltre un milione di giovani e ciò per una serie di motivi. Sicuramente non abbiamo a disposizione 500 miliardi da investire in un'operazione simile; inoltre i valori di cui siamo portatori non inducono al conformismo, rappresentandosi come valori negativi (contro questo, quello e quell'altro) a confronto di quelli positivi sui quali si poggiano i conformismi (la pace, la felicità, la fraternità), infine non possiamo godere (in virtù dell'anticonformismo) della "buona stampa" e del "buon governo". Tutti elementi che hanno permesso l'imponente manifestazione cattolica, resa ancor più imponente dal traino mass-mediatico che le é stato accordato. Il fatto che negli altri paesi europei tale evento sia passato sostanzialmente in sordina (nonostante il carattere "internazionale" delle GMG) la dice lunga sulla piaggeria della stampa, della radio e della televisioni italiane nei confronti del Vaticano.

Certo é che le due manifestazioni per la loro rilevanza avranno forti effetti sulla vita politica nazionale. La prima, quella del Gay Pride, ha ribadito la laicizzazione della società lasciando spazio pubblico a comportamenti e rappresentazioni che il conformismo di alcuni decenni fa avrebbe bollato come "innaturale", "peccaminoso", "moralmente deprecabile", tesi queste che sono rimaste ad appannaggio esclusivo del "mondo cattolico". La seconda, quella delle GMG, ha ribadito la forza dei cattolici nella società italiana che si traduce nelle scuole private finanziate con il denaro pubblico, nei patti concordatari (con tutto il loro cascame di privilegi, finanziamenti e spazio politico), dell'insegnamento dottrinario nelle scuole pubbliche, nella tassa di religione, etc.

I partiti istituzionali hanno "patrocinato" le due manifestazioni che non potevano essere ignorate per il loro carattere di massa. Il Gay Pride più dalla "sinistra", le GMG più dalla "destra", anche se non sono mancate "incursioni" dall'una e dall'altra parte. Un/una gay difficilmente voterà per un partito espressamente cattolico (e di partiti espressamente cattolici ce ne sono sia a destra che a sinistra) ma potrà votare a cuor leggero per i liberali di destra o addirittura per la destra nazionale e sociale. Un/una giovane cattolica voterà indifferentemente sia la destra che la sinistra. Ecco che la curia si é prodigata a dare la "lettura politica" delle GMG, ribadendo la piattaforma rivendicativa cattolica, per bocca del cardinal Ruini. E Comunione e Liberazione (facendo scendere in campo Andreotti e Berlusconi) ha voluto "congiungersi idealmente" con le GMG per fare emergere una propensione dei giovani cattolici verso il centro-destra dove CL milita. Quindi, al di là dei numeri, il "peso politico" delle GMG é sicuramente maggiore del Gay Pride. È su questo tema che si avranno delle ripercussioni nella vita politica nei prossimi mesi ed anche delle ricadute nel dibattito politico e culturale.

W.S.



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