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Da "Umanità Nova" n.27 del 10 settembre 2000

Clonazione
Scorribande clericali

Negli ultimi tempi si è parlato molto di clonazione, e in effetti le recenti scoperte sulla possibilità di manipolare il genoma degli individui, e di trarne dei metodi terapeutici innovativi, sono affascinanti. Le prospettive sono di avere un approccio terapeutico a molte malattie del tutto nuovo. Diabete, morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson, e gli stessi tumori, potrebbero essere affrontati in effetti da tutt'altro punto di vista. Nel corifeo degli entusiasmi, che non si può pensare siano peraltro scevri dal timore di rimanere fuori dalla spartizione di una torta economica che sicuramente è molto interessante per molti, e a tutti i livelli, c'è anche qualche voce che solleva problemi etici. La sensazione è tuttavia che i sinceri siano pochi. In poche parole è lecito a mio modo di vedere, e anche auspicabile, che di fronte a ogni innovazione, soprattutto di tale portata, ci sia chi si pone e pone alla comunità umana il problema se ciò che si sta andando a studiare e di conseguenza a praticare possa avere dei risvolti più o meno leciti dal punto di vista dell'umanità stessa. Ma, a parte il fatto che sono convinto che le voci più sincere (e dunque utili dal punto di vista epistemologico) siano tagliate fuori dal grosso giro del dibattito internazionale e dunque dei media, mi rimane il dubbio di quanto poi chi gestisce effettivamente le ricerche, a tutti i livelli, ascolti effettivamente altre voci che non siano quelle dettate dalla possibilità di nuovi e ingenti profitti. Così la storia del progresso viene sempre a essere segnata da chi del progresso si interessa solamente in quanto fonte di nuovi guadagni più o meno leciti. È un aspetto questo sul quale si torna molte volte, con la contraddizione peraltro di non sapersi sempre bene destreggiare tra ciò che può sembrare un atteggiamento "conservatore" e dunque anacronistico, e un atteggiamento di entusiamo per le scoperte della scienza che può diventare pericoloso...

In questo contesto mi interessa più semplicemente rilevare come la chiesa cattolica, con in testa il suo grande capo, al secolo Karol Woytila, si senta sempre in dovere di ingerire amabilmente in tutti gli aspetti dell'esistenza, quasi avesse una sorta di diritto acquisito e scontato a dettare legge su ogni aspetto politico, economico, morale e così via. In questi giorni, ma si può dire negli ultimi mesi si è infatti intensificata un'attitudine che già, come la Storia tristemente insegna, era piuttosto spiccata. Il convegno a Roma per il Gay Pride è stato un recente esempio alquanto eclatante, ma non è certo l'unico. L'attività diplomatica e non del Vaticano in merito a tutti i problemi possibili e immaginabili si è estesa al giornalismo, al lavoro, alla scienza, ai trapianti, alla clonazione, alla sessualità, e chi più ne ha più ne metta. Certo, sappiamo che la politica di questo papa è quella di rendere di nuovo la chiesa di Roma la guida dei processi storici. Ma ciò che viene da un certo buonismo (da cui la sinistra è tutt'altro che scevra) fatto passare come tentativo di "modernizzazione" puzza lontano un miglio invece di tentativo di prendere in mano le redini di un vero e proprio potere decisionale a livello mondiale. Con la pretesa di potere dire la propria come parere vincolante su ogni tipo di situazione; e soprattutto con l'idea di dovere essere ascoltati. Ora, sul fatto che una comunità religiosa debba dettare norme morali più o meno restrittive sugli aspetti dell'esistenza, avrei molto da obiettare, ma me l'aspetto, è la religione stessa che, con buona pace di tolleranza e spiritualità, pretende sempre di costringere l'umanità dentro confini che quasi mai sono istintivi, e spesso sono arbitrari. Mi sembra però doveroso il soffermarsi sul fatto che la decisione e la protervia con cui una comunità religiosa dotata di un piccolo stato politico pretenda di interferire. Queste persone hanno una vera e propria organizzazione volta a seguire e a cercare di determinare certe scelte. E non fanno a caso certe mosse. Sanno di poterle fare.

Negli ultimi giorni tutti i giornali e i vari siti internet hanno dato grande spazio alle disquisizioni di papa e accoliti sul tema di clonazione e donazione di organi. Addirittura il papa ha approfittato della presenza a Roma del 18deg. congresso mondiale dei trapianti per recarvisi e intervenire di persona. Il capo della chiesa cattolica, pur ammettendo che la donazione di organi esprime un atto di carità fraterna (bontà sua), e concedendo qualche spazio ai criteri di morte cerebrale utilizzati per definire l'espiantabilità di un organo (argomento sul quale invece trovo sarebbe lecito soffermarsi più attentamente), ha decretato, con fare assolutistico, il no della chiesa alla clonazione, in quanto prevederebbe l'espianto di cellule da embrioni, e qui ritorna la vecchia posizione della chiesa sulla vitalità dell'embrione e sulla presenza o meno dell'anima in esso... Come vediamo il nostro si è preparato bene sull'argomento. Ma attenzione, qui il problema non è tanto essere d'accordo su ciò che viene affermato. Il problema sta nel fatto che molti media entusiasticamente riportavano l'intervento del papa come attuale, moderno, segno della svolta della chiesa cattolica in materia di scoperte scientifiche e quant'altro. Non sono d'accordo. Io credo che sia anzi preoccupante il fatto che tale organizzazione si senta in dovere di dire la sua su ogni argomento con toni tanto prepotenti, e per giunta che venga salutata con interesse in questo da giornalisti e scienziati. Io sono preoccupato, mi viene in mente che non siamo molto più in là di quando lo sciamano doveva dire la sua e dare l'approvazione a ogni evento della comunità; con la differenza che lo sciamano poteva anche avere una funzione di autolimitazione, per così dire, mentre questi mi pare che puntino a progetti ben più incisivi. E soprattutto mi dà fastidio, come essere umano, che nessuno faccia notare una banalità: con quale diritto questo signore, questo uomo, parla a nome di altri uomini per influenzare in modo così importante la Storia? Perché non si ascolta con altrettanto interesse l'opinione di altri pincopallini che potrebbero avere cose ben più intelligenti e soprattutto sincere da dire? In buona sostanza, mi verrebbe da dire, chi se ne frega di quello che pensa il papa su questo o quell'argomento, se vuole fare i suoi proclami, faccia pure, ma perché tanto spazio, tanto acefalo entusiasmo, e soprattutto perché così poca critica sul metodo? Si parla in fondo di argomenti sui quali è effettivamente difficile scegliere con serenità; che questa gente, che ha turbato già a sufficienza il corso della Storia, se ne stia a casa sua, e lasci che l'Umanità rifletta con il tempo e i mezzi che servono. Se ci sono argomenti sui quali certe persone, che affermano di avere a cuore il bene dell'Umanità, dovrebbero tacere per non influenzare decisioni difficili e talvolta dolorose, sono proprio questi...

Paolino



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