Da "Umanità Nova" n.28 del 17 settembre 2000
Friuli-Venezia Giulia
In lotta contro i lager per immigrati
Gorizia città divisa. Gorizia città di
confine. Gorizia punto di passaggio per le migliaia di persone che, senza
soluzione di continuità, giornalmente arrivano, sopravvissuti o
sopravvivendi, alla ricerca della terra promessa, di una nuova dignità
umana.
Puntualmente negata, come purtroppo sappiamo bene.
Fino a dieci anni fa la Venezia Giulia era naturalmente la via di transito per
chi, passata la Grecia e risaliti i Balcani, tentava di raggiungere il ricco
occidente. Ma con l'implosione dello stato jugoslavo e i conflitti che ne
seguirono quei territori divennero poco sicuri. Così iniziarono gli
sbarchi di massa dall'Albania, diventata principale, per anni quasi unico,
punto d'ingresso sul versante orientale. Poi con il "normalizzarsi" della
situazione bosniaca, nonché a causa dell'irrigidimento dei controlli
sulle coste pugliesi, è ripreso il lento flusso quotidiano al confine
italo-sloveno. Ad oggi è un bollettino di guerra: 10-15 clandestini
fermati ogni giorno; si pensa che almeno il doppio (probabilmente molti di
più) riesca a varcare la frontiera.
"Fortunatamente" per i goriziani, popolo di bottegai e di bigotti, quasi
nessuno degli immigrati si ferma in zona: l'ordine pubblico è salvo, la
"sicurezza" pure e la situazione può passare praticamente sotto
silenzio. Eccezion fatta per qualche sporadico intervento, all'insegna di
razzismo e intolleranza, dei soliti Lega e AN; e per le lamentele di qualche
sindacato di sbirri, lasciati - poverini! - "ultimo avamposto in un far west
d'illegalità" (testuali parole di un omino blu).
Come brillante soluzione allo scottante problema il governo di Roma ha pensato
bene, nel gennaio di quest'anno (proprio poco prima dello show tutabianchesco
del 29 a via Corelli a Milano) di proporre-imporre la creazione di un centro di
permanenza temporanea per immigrati clandestini (leggi lager di stato) in
provincia di Gorizia. La scelta è caduta sull'ex caserma "Pecorari" di
Lucinico, una piccola frazione a un paio di chilometri dal capoluogo.
Il tentativo è stato quello di far passare in sordina la costruzione del
lager, che avrebbe dovuto "ospitare" 80-120 persone. Tentativo per altro
fallito, vista la levata di scudi di leghisti e demofascisti (AN) al grido di
"Sicurezza per i cittadini!". Durante l'estate la Lega ha anche promosso una -
purtroppo riuscitissima - raccolta di firme sia in città che nella
frazione (dove ne ha racimolate 1000 in poche ore) contro l'ipotesi del
centro.
Sulla stessa linea si è mobilitato "in grande stile" anche il consiglio
di quartiere di Lucinico, con una protesta condotta sul piano istituzionale ma
con una forte mobilitazione dell'opinione pubblica.
Nonostante ciò, l'apertura del centro entro fine anno sembrava scontata.
Questo fino all'8 agosto, quando un incontro fra il sottosegretario agli
Interni Aniello Di Nardo e alcuni esponenti politici e autorità locali
(prefetto, questore, vicesindaco, presidente del Comitato di quartiere di
Lucinico, leghisti in massa e altri politicanti vari) ha inaspettatamente
portato a una ritrattazione: il CPT si farà, ma non a Lucinico.
Sarà la Regione a dover decidere dove costruirlo.
Si parla delle province di Gorizia, o più difficilmente Udine, e circola
già l'ipotesi dell'ex caserma di Fogliano (paesino dalle parti di
Monfalcone).
Le varie amministrazioni locali, pur ribadendo unanimi la necessità del
lager (i sindacati di polizia ne vorrebbero addirittura 3-4), rifiutano in
blocco l'idea di ospitarne uno sul proprio territorio. Se non si trovasse un
accordo non è improbabile l'imposizione di un sito da parte del governo
centrale.
Per far fronte all'inaccettabile decisione di costruire un lager per
clandestini in territorio regionale, si è formato in questa primavera il
coordinamento "Antirazzisti in Rete Friuli-Veneto", formato dalla Rete
Antirazzista di Venezia, dal CSA Toñita di Chioggia, dal Circolo Zapata
di Pordenone, dal CSA di Udine e dal Gruppo Anarchico Germinal di Trieste. Come
prima iniziativa si è svolto il 20 maggio scorso un presidio di
controinformazione (vedi UN n. 19 del 28 maggio) a Gorizia, che ha visto la
partecipazione di un'ottantina di persone, non poche in una simile
realtà politicamente desolata..
In attesa di nuovi sviluppi, non si ferma la nostra mobilitazione contro questo
e qualunque altro lager, contro ogni forma di razzismo, in primis quello
istituzionale, per la libera circolazione in una società multietnica e
al di là di ogni frontiera.
info nord-est
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