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Da "Umanità Nova" n.29 del 24 settembre 2000

La pastorale del cardinale di Bologna
Un cardinale naziskin e i vu pregà

A proposito della pastorale del cardinale di Bologna

Nella sua ultima lettera pastorale alla diocesi il cardinale Giacomo Biffi invita il governo a privilegiare, nei permessi di immigrazione, gli immigrati di religione cattolica ed a penalizzare quelli di altre fedi, in particolare i musulmani.

Di quest'affermazione il presule fornisce diverse, interessanti, motivazioni. Alcune sono legate ai problemi che deriverebbero dal fatto che: "Hanno una forma di alimentazione diversa, un diverso giorno festivo, un diritto di famiglia incompatibile col nostro, una concezione della donna lontanissima dalla nostra". Sono positivamente sorpreso dalla sensibilità di Biffi per la condizione della donna (di cui, com'è noto, la chiesa ha sempre cercato di favorire l'emancipazione) o da tutta questa passione per il diritto di famiglia italiano (sarà divenuto un convinto divorzista). Nulla di nuovo, invece, sul problema alimentare. Tutti sanno che a Bologna si mangia bene ed in curia si mangia meglio e che, invece, nelle nazioni di provenienza degli immigrati si mangia male, anzi talvolta non si mangia neanche.

Biffi inoltre contesta agli islamici "una visione integralista della vita pubblica con la perfetta immedesimazione tra religione e politica", in Italia, infatti, la chiesa cattolica non si è mai occupata di politica, non ha mai cercato di condizionare la vita dei cittadini (anche non credenti) con le proprie pretese religiose, ha sempre rispettato le opinioni di chi seguisse altre religioni (come in questo caso) o non credesse affatto in alcuna divinità.

La motivazione principale, però, sarebbe quella di "salvare l'identità della Nazione italiana" che, ovviamente, è unicamente ed esclusivamente, cattolica. Da qui la necessità di rivolgersi a "latino-americani, filippini, eritrei". Biffi qui, però, indulge un po' troppo in nostalgie dell'Impero d'Italia e d'Albania, visto che gli eritrei NON sono cattolici, o, per lo meno, lo è soltanto il 3,51% di loro (dati della "Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli" fonte cattolica).

Sorvolando su questi peccati veniali, il messaggio del cardinale è chiaro: l'unico modo di salvare l'Italia è ricorrere ai Vu' pregà.

Al di fuori dell'ilarità che suscitano le affermazioni del cardinale petroniano, queste, inquadrate nel contesto in cui si sta muovendo la chiesa cattolica oggi, fanno rabbrividire.

Il "salvare l'identità della Nazione italiana" è la stessa motivazione che usano i naziskin per aggredire gli immigrati. Queste è una delle classiche figure retoriche (tipo: il bene della Patria, la ricchezza dell'Italia) che, una volta analizzate, rivelano il nulla di cui sono fatte, ma che vengono usate per motivare i deliri di chi le profferisce, in questo caso sono usate per millantare la superiorità della religione cattolica sulle altre (in sintonia con le ultime uscite di Ratzinger).

Biffi sa bene che questa sua uscita non potrebbe produrre nulla dal punto di vista legislativo. Se lo stato italiano dovesse emanare norme in questo senso realizzerebbe l'insolito record di riuscire a violare contemporaneamente TUTTE le convenzioni internazionali sui diritti dell'uomo, la costituzione italiana e tutti i trattati europei sulla libera circolazione dei cittadini.

È possibile che queste sparate facciano parte delle schermaglie tra cardinali in vista di un conclave non troppo lontano. So però, purtroppo, qual è l'effetto che provocheranno tra i pasdaran cattolici (forzanovisti, ciellini, padani, etc.): la caccia al "diverso", al musulmano, il nuovo "perfido giudeo" da cui difendersi.

Francesco Fricche



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