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Da "Umanità Nova" n.30 del 1 ottobre 2000

Abusivismo e dissesto ambientale in Sicilia
Sanatoria elettorale?

Nella metà degli anni '80 la Sicilia si infiammò di barricate vere, assalti a municipi, blocchi stradali, cortei e proteste, che misero a dura prova la celere. Era il movimento degli "abusivi per necessità": il popolo dei senza casa che in territori privi di piani regolatori, e al prezzo di duri sacrifici, spesso fatti in anni e anni di emigrazione, si era costruita una casa al di fuori di norme urbanistiche e autorizzazioni varie, ed ora veniva a trovarsi al di fuori della legge, sotto minaccia di sgombero e demolizione: Centinaia e centinaia di migliaia di famiglie chiedevano una sanatoria generalizzata dell'abusivismo edilizio, difendendo a denti stretti il loro diritto alla casa. Si veniva a scoprire che interi paesi e città, da gela a Paternò, da Misilmeri a Vittoria e centinaia di altri, erano sostanzialmente abusivi. Si trattava di paesi e quartieri fuorilegge, vissuti nell'illegalità, spesso privi, per questo motivo, dei servizi essenziali (fogne a strade in primo luogo, dato che l'acqua i comuni erano obbligati a darla). Noi anarchici abbiamo appoggiato quel movimento, sostenendo che "Abusivo è lo Stato"; un movimento che ha espresso una volontà politica forte, riuscendo ad imporre quella sanatoria che voleva, senza, cioè, la forte oblazione che avrebbe messo in ginocchio migliaia di famiglie; così è stata legalizzata la maggioranza delle situazioni, permettendo a quelle case e a quei quartieri di rientrare nelle programmazioni urbanistiche, anche se adattate alle situazioni di fatto esistenti. Non furono pochi i "masaniello" che fecero la loro fortuna cavalcando il popolo degli abusivi: uno per tutti l'allora sindaco di Vittoria Paolo Monello, poi eletto a furor di popolo deputato per il PCI:

Già allora la situazione non era affatto omogenea, e dietro al popolo arrabbiato e mobilitato, agivano i grossi speculatori e la borghesia proprietaria di ville e palazzi abusivi; agiva la mafia, che del business edilizio ha sempre fatto uno dei suoi pilastri di arricchimento e di controllo del territorio. Il popolo che lottava e veniva represso (furono centinaia i processi per blocchi stradali e violenze varie), si trascinava inconsapevolmente gli speculatori ed i grossi proprietari di seconde, terze e quarte case a mare o in montagna, che come il primo, ottennero la sanatoria.

Il disastro di Soverato ha risvegliato l'attenzione sulla situazione, anche perché esiste un disegno di legge alla Regione, a firma dell'on. Pellegrino, un cattolico passato dalla maggioranza di centro-sinistra all'attuale amministrazione di centro-destra, che prevede una sanatoria indiscriminata delle coste siciliane, dove sussiste un forte abusivismo edilizio nella fascia entro i 150 metri dalla battigia. Si tratta di un fenomeno che interesserebbe, secondo il governo, 250.000 costruzioni, mentre secondo Legambiente, 170.000.

Ma l'abusivismo non è solo nelle coste, è anche dentro i parchi naturali e archeologici, come Agrigento, e le aree protette (come la foce del Simeto), e rientra in un modo di gestire il territorio prettamente clientelare, che ha trovato connubi a destra, a centro e a sinistra. Anche per questo nessuno tra i sindaci interessati, ha mai trovato il coraggio di mandare truppe a demolire le costruzioni illegali; prendere tempo, in attesa di una qualche sanatoria, è stata la parola d'ordine diffusa da sempre.

Lo scempio del territorio, con la modifica di argini fluviali, la distruzione di ecosistemi, la concessione di licenze edilizie in luoghi che avrebbero dovuto essere protetti, la scarsa attenzione al patrimonio forestale, etc., è una regola che trova tragiche conferme con alluvioni, rane, incendi in tutte le stagioni.

Mantenere la confusione tra l'abusivismo dei "poveri" e quello speculativo, serve a far sì che i primi ereggano ancora barricate, a protezione anche dei secondi; quando le ruspe si fermano, si fermano per tutti. Per questo occorre conoscere bene la situazione per affrontarla caso per caso, cosa che nessun governo intende fare, dovendo, quasi tutti gli uomini politici, pagare le cambiali in bianco che potenti impresari, mafiosi ed affaristi, gli hanno firmato in campagna elettorale.

"Sanare" fiscalmente le case abusive che non hanno compromesso il territorio, è spesso solo una mera questione amministrativa, già messa in conto dai proprietari-proletari. Permettere a tutti coloro le cui abitazioni sorgano in zone protette o in territori a rischio, di avere in tempi accettabili, un'altra casa dignitosa, è il minimo che uno Stato inadempiente debba fare, se costretto a farlo dalle spinte della piazza.

Permettere il degrado, ha significato sinora, lasciare la gestione di fette importanti del territorio alle cosche mafiose, la cui presenza va dalle cave abusive, agli impianti di calcestrtuzzo, dalle imprese edili a quelle di trasporto. Nel 1999 sono stati sequestrati 13 ettari di litorale al boss trapanese Matteo Messina Denaro, che le aveva trasformate in cave abusive dalle quali erano stati estratti 800mila metri cubi di sabbia; in tutta la Sicilia ben 26 impianti per la produzione di calcestruzzo sono risultati appartenere a cosche mafiose. Risanare il territorio, in questi casi, è fare opera di salute pubblica in tutti i sensi, e la spinta dal basso, contro gli speculatori e i loro protettori, può giocare un ruolo importante. Ma fino ad oggi, dobbiamo registrare come la confusione voluta tra le due forme di abusivismo renda facile il mantenimento dello status quo.

Pippo Gurrieri



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