Da "Umanità Nova" n.31 del 8 ottobre 2000
Intervista
La rabbia di Praga
Intervista a una giovane presente alle manifestazioni del 25-27 settembre
contro il congresso del FMI e della BM.
Pubblichiamo degli stralci di un'intervista, curata da un compagno della
redazione del "Germinal", a una partecipante alle manifestazioni di Praga.
L'intervista completa farà parte del n. 84 di "Germinal", in uscita per
metà ottobre.
Com'è iniziata la manifestazione del 26 settembre?
Ci siamo trovati nella centralissima Piazza Namesti Miru alle 9 di mattina, in
un clima disteso di festa, con molta musica e vari interventi ai microfoni.
Dopo un'ora è arrivato il corteo dallo stadio Strahov, dov'era sistemato
un grande campeggio. Era su una collina e molti avevano il timore di venire
accerchiati e isolati nello stadio, che non era vicinissimo.
Qual era l'obiettivo centrale della manifestazione?
Era chiaro che si voleva bloccare i lavori del congresso dei padroni del mondo.
La richiesta principale, in quanto contrari al nuovo ordine mondiale, era lo
scioglimento del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. Nei
giorni precedenti vari gruppi avevano fatto dei sit-in in varie parti della
città e attorno agli alberghi dei delegati, ma con risultati differenti
e parziali. Ora avevamo deciso di circondare il Centro Congressi, un enorme
edificio che si trovava in cima ad una collina, in una posizione elevata e di
difficile accesso per noi. Visto che erano già dentro il loro palazzo,
volevamo bloccare le uscite e far sentire loro la nostra protesta.
Cos'è successo durante il corteo?
All'inizio tutte le componenti hanno fatto un tragitto insieme. Eravamo circa
15.000 persone, ma è difficile fare dei calcoli precisi. Abbiamo
percorso la grande via Jugoslaska e all'incrocio con la Pavlova ci siamo
divisi: i gialli sono andati a bloccare il ponte Nuselski. Qui la polizia ceca
ha dato un ultimatum e le tute bianche hanno compiuto azioni di disobbedienza
civile subendo varie cariche. Nel frattempo i rosa, a ritmo di samba,
proseguivano per un lungo tratto verso Sud Est per bloccare altre vie d'uscita.
Non hanno avuto grossi problemi e hanno tenuto il loro sit-in, in un clima di
festa, fino al tardo pomeriggio, perciò anche durante gli scontri
più duri che si svolgevano altrove.
Parli degli scontri fra il corteo blu e la polizia?
Certamente. Questa parte aveva il compito di bloccare la zona Sud Ovest del
Centro Congressi e così ha fatto. Arrivati a Vishegrad, abbiamo visto un
dedalo di stradine strette sotto la collina. Il corteo, composto da circa 2.000
persone, era guidato dalla Banda di Seattle (che suonava a ritmo incalzante),
si è diretto verso il cancello del Centro e ha tentato lo sfondamento.
L'accesso risultava particolarmente difficile in quanto la strada era stretta e
in salita. Qui gli scontri sono stati molto duri.
Come si pensava di sfondare il cancello?
Quasi nessuno aveva degli strumenti efficaci di protezione come i caschi e
altre cose che erano state sequestrate dalla polizia nei giorni e nelle ore
precedenti. Ugualmente dei compagni, con il volto coperto per non essere
riconosciuti, hanno recuperato dei sampietrini dalla strada, improvvisato degli
scudi con i coperchi dei bottini, e utilizzato ciò che si trovava
attorno. Si facevano delle rapide cariche fin sotto il cancello, molti delle
prime file tiravano delle pietre e cercavano di svellere il cancello. Poi tutti
tornavano indietro quando la polizia caricava. Così siamo andati avanti
e indietro per un bel po', circa un'ora e mezza.
E la polizia?
Dopo che alcuni avevano tirato delle molotov, inventate sul momento, i
poliziotti hanno messo in moto gli idranti che ti investivano con un liquido
puzzolente che si sommava all'aria irrespirabile per l'uso esagerato di
lacrimogeni. I limoni, vecchia tradizione, non servivano a molto. Così
la polizia avanzava e, a tratti, riusciva a picchiare i manifestanti delle
prime fila. Vi era una notevole solidarietà nel corteo: anche chi era
del tutto sprovvisto non scappava, ma resisteva. Intanto si curavano i feriti
con un medico e infermieri improvvisati. Anche numerosi poliziotti, nella gran
confusione, ha avuto dei danni fisici.
Com'è finito il corteo blu?
Tra una cosa e l'altra siamo stati sotto il palazzo dalle 12 fin quasi alle 17.
Di sicuro ci siamo fatti notare. Dopo aver bloccato tutte le strade circostanti
il corteo blu si è diviso: una parte ha raggiunto gli altri manifestanti
all'Opera dove era previsto uno spettacolo per i congressisti.
Altri, gli "irriducibili" sono andati ad appoggiare i rosa all'entrata
principale del Centro Congressi. E qui si sono presi un'altra carica della
polizia.
Siete arrivati davanti all'Opera per l'ora prevista?
Sì. Abbiamo quindi fatto un tranquillo sit-in, cercavamo di rilassarci e
discutevamo dei fatti successi, dei feriti e degli arresti. I delegati,
naturalmente, avevano cambiato programma e non si sono visti. E la banda
suonava...
Sembrava che la giornata fosse finita...
Molti lo pensavano. Improvvisamente, con un'azione rapidissima, un gruppo con i
volti coperti ha attaccato il Mac Donald. Tutto si è svolto in un paio
di minuti e il locale è stato praticamente distrutto e un paio di
poliziotti feriti. Si è scatenato un caos e il panico si è
impadronito dei presenti, circa 5.000 persone. Infatti erano arrivati
moltissimi celerini incazzati che, sbucati dalla stazione della metropolitana,
hanno bloccato tutte le vie di uscita, che poi erano poche e difficili.
E allora?
Si è scatenata la caccia al manifestante, senza la minima distinzione.
In alto giravano vari elicotteri con i fari puntati sulla gente che cercava di
scappare da ogni parte. Illuminavano anche i piccoli gruppi, quindi arrivava la
polizia e arrestava tutti. Nella notte sono stati fatti centinaia di arresti.
Tra l'altro erano tornati in giro i nazi che, nei giorni prima, avevano
già aggredito dei compagni. Pare che abbiamo ferito seriamente un
compagno spagnolo trovato isolato. Noi siamo riusciti a disperderci per
ritrovarci più tardi, un po' ammaccati ma niente di più.
Ti senti di fare un bilancio?
Do una valutazione molto positiva su tutta la protesta. I padroni del mondo
hanno avuto un'altra dimostrazione del fatto che c'è un'opposizione
sociale diffusa e decisa. Certo, ci sono delle cose da criticare, come sempre.
Qualche caso di confusione organizzativa e qualche comportamento da
opportunista in cerca di pubblicità non intaccano il significato
complessivo della mobilitazione di Praga. In questi giorni occorre darsi da
fare per liberare i compagni detenuti, soprattutto cechi, sui quali si sta
esercitando la vendetta dello stato, con brutalità e torture. La
solidarietà deve continuare.
Un compagno della redazione del "Germinal"
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