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Da "Umanità Nova" n.32 del 15 ottobre 2000

La rivolta di Belgrado
La testimonianza di un giovane anarchico serbo

Pubblichiamo la testimonianza, fatta circolare tramite la mailing list a-infos, di un giovane anarchico serbo che ha vissuto in prima persona la rivolta di Belgrado. Ci descrive le difficoltà, i dubbi e le ardue scelte che come anarchico ha dovuto affrontare. Un documento interessante, sebbene talune affermazioni possano suscitare perplessità.

La Repubblica Federale Yugoslava (RFY), formata dalla Repubblica della Serbia e dalla Repubblica del Montenegro, è stata proclamata nell'aprile del 1992 dopo la disintegrazione della Repubblica Federale Socialista della Yugoslavia che era formata dalla repubbliche di Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Serbia (con le regioni autonome della Voivodina, Kossovo e Metohia), Montenegro e Macedonia. La RFY si trova al centro della penisola balcanica ed è circondata dall'Albania, Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Ungheria, Romania, Bulgaria e la Repubblica Yugoslava di Macedonia, La popolazione della RFY è di circa 10,5 milioni di abitanti, la capitale Belgrado è la maggiore città con circa 2,5 milioni di abitanti.

Dopo il collasso del regime "comunista" all'inizio degli anni 90 Milosevic ed il suo Partito Socialista Serbo sono stati portati al potere dall'ala più dura del nazionalismo serbo.

Leader nazionalisti apparvero in tutti i paesi dell'ex Yugoslavia e, con l'aiuto massiccio degli Stati Uniti ed altri paesi occidentali, cominciò in Yugoslavia la guerra e continuò, con alcune interruzioni, sino alla crisi nel Kosovo ed in Metohia ed i bombardamenti NATO del 1999. La guerra ha deteriorato la situazione politica ed economica nella FRY. Il paese è stato isolato o espulso da tutte le organizzazioni internazionali e pesanti sanzioni economiche furono imposte sin dall'inizio del 1992. I livelli di vita si abbassarono fino a raggiungere il fondo dopo i bombardamenti, quando la Yugoslavia raggiunse un livello di vita più basso dell'Albania, conosciuto come il paese più povero in Europa. Il salario medio in Yugoslavia negli scorsi mesi era di circa 70 marchi tedeschi al mese. Io non voglio dilungarmi riguardo la guerra in Yugoslavia perché ci sarebbe bisogno di troppo spazio. Il risultato della guerra fu la povertà e la perdita dei più importanti diritti umani (libertà di parola, ecc.) con Milosevic al potere fino al 2000, ora in coalizione con i suoi compari, il partito "comunista" (Sinistra Yugoslava Unita, JUL in serbo croato) ed il partito di estrema destra (Partito Radicale di Serbia - SRS in serbo croato) del ben noto fascista Vojislav Seselj.

Milosevic non è stato un dittatore nel senso comunemente dato alla parola: il sistema politico in RFY è stato ben definito come una democrazia non liberale. C'erano elezioni ogni 4 anni, la maggior parte delle cose era fatta all'interno della legge. Quasi tutti i più importanti canali mediatici erano sotto il controllo dello stato, così l'opinione pubblica era facilmente sotto controllo.

Le nuove leggi vennero imposte a poco a poco, soprattutto per assicurarsi che le opposizioni ed i gruppi, partiti, organizzazioni anti statali o anti Milosevic non avessero molta influenza sulla popolazione. Con le elezioni del 1996 per la prima volta il regime di Milosevic perse parte del suo potere. I partiti dell'opposizione vinsero le elezioni locali, ma Milosevic non volle riconoscerlo e solo dopo molti mesi di manifestazioni le elezioni vennero riconosciute. Dal 1996 al 2000 non è cambiato nulla: i livelli di vita sono diventati sempre più bassi, Milosevic ed i suoi amici sono diventati sempre più ricchi, mentre la gente è diventata sempre più povera.

Milosevic non volle trovare una strada per dialogare con i nazionalisti del Kosovo e della Metohia, perciò essi diedero inizio ad un'altra guerra, che finì dopo i bombardamenti della Yugoslavia da parte della NATO. I bombardamenti non hanno portato alcun danno a Milosevic e alla sua cricca: i bombardamenti hanno danneggiato solo le persone del popolo, i loro posti di lavoro sono stati distrutti, le scuole e gli ospedali bombardati ed il nazionalismo, che era leggermente diminuito, aumentò di nuovo vertiginosamente.

Nelle elezioni del 24 settembre di quest'anno due candidati avevano le maggiori possibilità di vittoria: Milosevic e Vojislav Kostunica. Kostunica era il candidato dell'opposizione unita che correva sotto il nome di "Opposizione democratica della Serbia - DOS". Kostunica è politicamente un conservatore, un nazionalista ed un neo liberale in economia. Noi, anarchici della Serbia, ci siamo trovati di fronte ad una dura scelta: dobbiamo votare o no? Votare andava contro il nostro credo anarchico, specialmente votando per un uomo di destra come Kostunica, ma alcuni di noi dichiaravano che avremmo avuto più spazio per lavorare sotto Kostunica che sotto Milosevic, che non è una cosa del tutto sbagliata. Infatti pur non avendo votato, comprendo e rispetto la decisione dei miei compagni che si sono presentati alle urne. Certo per gli anarchici dei paesi dell'ovest non sarà facile comprendere la situazione in cui ci troviamo. Non potevamo pubblicare nulla, non avevamo possibilità di nessuna visibilità pubblica, non potevamo organizzare sindacati né altri gruppi; comportamenti che sono normali nei paesi occidentali, per noi potevano essere solo sogni.

La notte dopo le elezioni era piena di notizie diverse: ogni partito politico dava il suo risultato, diverso da quello degli altri, la commissione elettorale non comunicava nulla di ufficiale, ma era ovvio, non solo per le fonti dell'opposizione, ma anche per alcune dichiarazioni ufficiali di componenti il Partito Socialista che il DOS aveva vinto e con una grande maggioranza.

Il partito di Milosevic era nel caos totale. Non sapevano cosa dire, e durante la notte e nei giorni successivi avrebbero annunciato risultati completamente diversi. Sulla loro pagina di Internet la prima dichiarazione confermava la vittoria di Kostunica, mentre le successive la negavano. Dopo tre giorni la grande dimostrazione dell'opposizione di Belgrado consentì al DOS di proclamare la vittoria di Kostunica fin dal primo round, sostenendo di aver avuto più del 50% dei voti. Il giorno dopo la commissione elettorale, totalmente controllata da Milosevic, presentò nuovi risultati, dichiarando la necessità del secondo turno delle elezioni presidenziali, perché nessuno dei candidati aveva superato il 50% dei voti. Ognuno poteva vedere da sé che Milosevic aveva perso le elezioni e che stava tentando di conservare il potere con ogni mezzo.

L'opposizione lanciò la proposta di Sciopero Generale, come mezzo di lotta contro Milosevic: la proposta fu accolta dalla maggioranza della gente, così dal 2 di ottobre inizia lo sciopero generale contro Milosevic.

Una delle organizzazioni che mobilitava la maggioranza dei giovani era "Otpor" (Resistenza). Molti anarchici mi hanno chiesto di questa organizzazione perché ufficialmente era senza leader ed utilizzava alcuni simboli anarchici (tra cui l'A cerchiata). Ho dovuto disilludere tutti i compagni che pensavano di avere a che fare con una organizzazione anarchica. Otpor è una organizzazione nazionalista neo liberale che è diretta, di fatto, da pochi "organizzatori" sostenuti economicamente dai paesi occidentali. Certamente non tutti i militanti di Otpor sono così: moltissimi giovani la seguono perché era l'organizzazione della resistenza anti Milosevic più visibile negli ultimi due anni. Noi abbiamo sostenuto lo sciopero perché pensavamo ed ancora pensiamo che abbattere Milosevic era l'obiettivo primario e che la gente ne avrebbe beneficiato. Il primo giorno dello sciopero tutta la Serbia si è fermata. Tutte le città serbe eccetto Belgrado erano paralizzate.

I minatori delle maggiori miniere di carbone avevano cominciato lo sciopero il giorno prima che lo sciopero generale fosse annunciato, e lo stavano continuando. Anche le Università e le Scuole Superiori erano scese in sciopero. Il più chiaro segno che lo sciopero desse fastidio fu l'apparizione di Milosevic alla televisione nazionale, dove egli accusò i dimostranti e gli scioperanti di essere pagati dalla NATO per distruggere la RFY dall'interno. Alcuni dipartimenti locali della radio televisione serba (RTS) hanno smesso di trasmettere i programmi della televisione di stato controllata da Milosevic ed hanno cominciato ad informare la popolazione sulla reale situazione in Yugoslavia. Lo sciopero fu seguito dal blocco delle principali strade di Belgrado e delle autostrade della Serbia.

Nel secondo giorno di sciopero, moltissime aziende cominciarono a scioperare e la Serbia arrivò alla paralisi totale. Belgrado è rimasta bloccata per più di 6 ore e l'arteria principale della città è rimasta chiusa per più di due ore. In alcune parti della città sono cominciati gli scontri con la polizia e per noi questo è il segno più evidente che Milosevic era cosciente che i suoi giorni erano contati ed avrebbe dovuto utilizzare la forza bruta per mantenere il suo potere.

Fino a quel momento le forze di polizia erano una delle parti più ferme del suo sistema, ma durante il secondo giorno dello sciopero generale, in alcuni punti la polizia non ha eseguito gli ordini e non ha attaccato i dimostranti. Questo fatto ci ha fatto sperare che presto la polizia sarebbe stata al nostro fianco. Più di 7.000 minatori che erano al terzo giorno di sciopero sono stati affrontati da 2.000 agenti antisommossa; alcuni dimostranti sono stati feriti, ma grazie al sostegno degli abitanti della vicina Lazarevac lo sciopero è continuato. La maggioranza di noi era attiva nel pezzo studentesco della protesta ed abbiamo dovuto scontrarci con gli "organizzatori" di Otpor perché erano completamente ossessionati da una gestione mediatica del confronto senza nessuna idea di come condurre una protesta vera. Avevano anche qualche problema nei confronti della bandiera rosso-nera, ma poiché eravamo cattivi ed avevamo ragione, gli altri dimostranti ci hanno appoggiato ed abbiamo continuato a tenere alte le nostre bandiere. Abbiamo capito che senza chiarezza non saremmo stati in grado di fare nulla, così abbiamo aiutato gli studenti ad organizzare la protesta, soprattutto mettendoli in contatto con i sindacati serbi indipendenti.

Avevamo contatti con i sindacati indipendenti di alcuni mezzi di comunicazione controllati da Milosevic, avevamo chiaro che se la gente voleva controllare i media, l'unico modo per farlo era che i lavoratori dei media prendessero il controllo. Così abbiamo tenuto buoni rapporti con i sindacati e li abbiamo messi in contatto con i dimostranti.

Il terzo giorno di protesta eravamo tutti in attesa del giorno successivo perché era in programma che da tutto il paese arrivassero dimostranti per bloccare totalmente Belgrado. I blocchi in tutta la città proseguivano e la gente li organizzava non solo durante la protesta generale, ma bloccando durante l'intero giorno pezzi di città. Il potere ha fatto un altro errore nominando come preside della facoltà di Filosofia (centro di tutte le dimostrazioni contro lo stato e l'autorità) un noto fascista. Noi, gli studenti della facoltà di filosofia, abbiamo deciso di bloccare la facoltà giorno e notte, senza permettere che nessuna lezione venisse svolta, fino alla sostituzione del preside. Così io, assieme a circa altre 20 persone, ho passato tutta la notte e la mattinata successiva sveglio nell'Università senza permettere al preside di mettervi piede. I professori hanno fatto un meeting di sostegno agli studenti ed hanno dichiarato che non avrebbero riconosciuto il nuovo preside e che sarebbero stati in sciopero con noi fino alla sua sostituzione. Il quarto giorno è stato quello cruciale per Milosevic. Sin dal mattino potevamo sentire nell'aria che si stava preparando qualcosa di grande. Era visibile che la gente ne aveva abbastanza di Milosevic e del suo regime: hanno cominciato a riunirsi nella piazza di fronte alla facoltà di Filosofia attorno alle undici. Ben presto non siamo più stati in grado di vedere quanta gente si riuniva. Alcune stime, arrivavano a dire che tra cittadini di Belgrado e dimostranti delle altre città almeno due milioni di persone occupavano le strade della capitale. Alle tre del pomeriggio è cominciato il corteo. Attraverso una delle più grandi strade di Belgrado stava arrivando una ruspa. Ho capito che sarebbe successo qualcosa di grosso. I dimostranti che arrivavano dalla città di Cacak, e che erano stati i più duri durante le proteste, erano arrivati dalla loro città con una ruspa. La gente è arrivata al parlamento e vi è penetrata con la forza e gli ha dato fuoco. La polizia ha lanciato i gas lacrimogeni ma per la prima volta la gente non si è ritirata!

Alcuni poliziotti hanno cominciato a caricare i dimostranti ma la gente ha resistito ed allora la polizia si è arresa e si è unita alla dimostrazione. Molti poliziotti erano feriti e venivano tolte loro le uniformi e gli elmetti per portarli in giro come trofei. Anche alcune macchine della polizia sono state distrutte; la protesta è arrivata al quartier generale della radio televisione serba che è stato bruciato e distrutto. Il general manager della RTS è stato quasi ucciso dai dimostranti infuriati. Tutte le stazioni TV e le sedi degli altri mezzi di informazioni sono state occupate dai dipendenti. La televisione nazionale per la prima volta in dieci anni ha iniziato le trasmissioni parlando contro Milosevic e questo è stato il segno della sua fine. La commissione elettorale ha dichiarato che c'era stato un errore ed il candidato dell'opposizione aveva vinto. Milosevic si è presentato alla TV dicendo che aveva perso e che da quel momento avrebbe passato molto più tempo con suo nipote.

Ora il nuovo stato "democratico" è in costruzione. Noi siamo ancora fermi sulle nostre posizioni di anarchici. Combatteremo questo stato con la stessa durezza che adopereremmo nei confronti di qualsiasi altro stato. La differenza è che saremo in grado di organizzarci in un altro modo. Ci sono già dichiarazioni che la RFY aderirà al Fondo Monetario Internazionale, e noi dovremo essere preparati a questo!

Cosa ha dimostrato questo sciopero generale? Ha dimostrato che il concetto di sciopero generale non è datato, come molti anarchici pensavano. Ha dimostrato che quando la gente ha un obiettivo chiaro (allontanare Milosevic dal potere in questo caso), quando credono nella solidarietà e nel mutuo appoggio, ogni obiettivo è raggiungibile.

Per finire ha dimostrato che i lavoratori sono ancora e continueranno ad essere la forza trainante per ogni cambiamento rivoluzionario nella società perché senza il sostegno dei minatori e dei lavoratori di Cacak niente sarebbe successo nell'ultimo giorno di protesta.

Non ci sono dubbi sul fatto che la nostra società ha fatto un passo verso la libertà, ma, nella nostra prospettiva di anarchici, è un passo singolo e molto piccolo. Per raggiungere il nostro obiettivo di una società libera, senza autorità illegittime, classi e sfruttamento dovremo combattere anche più duramente ma l'idea di un mondo libero prevarrà.

Ratibor Trivunac - Rata (trad. di Rosaria)



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