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Da "Umanità Nova" n.33 del 22 ottobre 2000

Una portaerei ultramiliardaria
Giocattoli di guerra

Nei giorni scorsi il quotidiano della Confindustria ha pubblicato alcune notizie fatte "trapelare" ad arte da Marina Militare e Fincantieri. La prima è quella dell'ormai prossima firma del contratto per la nuova ammiraglia italiana. La "Nuova unità maggiore" (NUM) della Marina viene classificata come una "portaerei di tipo inglese", quindi molto più grande dell'attuale ammiraglia "Garibaldi" (27mila tonnellate di stazza contro 10mila con un ponte di volo lungo 230 metri contro 180) anche se più piccola delle portaerei americane e francesi. L'articolo riferisce che la nuova portaerei italiana potrebbe ospitare il nuovo caccia americano a decollo verticale o corto (JSF). Il condizionale è d'obbligo visto che gli americani sono tutt'altro che sicuri di costruire questo costosissimo aggeggio. La "NUM" ospiterà anche un piccolo ma ben armato contingente da sbarco (battaglione S. Marco?) forte di 360 uomini con i relativi cingolati, blindati e veicoli pesanti. È perciò chiaro che la NUM non sarà solo una portaerei ma anche una gigantesca unità da sbarco: la sua carena sarà infatti simile a quella dei traghetti che la Fincantieri ha recentemente costruito per una società greca. Un altro "particolare" tecnico è il costo previsto: 2300 miliardi entro il 2006, 1700 per la Fincantieri, 500 per Alenia Marconi, 100 per la prima manutenzione, pezzi di ricambio, ecc. Una bella cifra superiore di quasi il 50% a quelle fatte circolare fino a pochi mesi fa, quando si parlava di 1500 miliardi. Alla faccia dell'inflazione! In realtà il progetto non è ancora completamente definito poiché mancano ancora alcune verifiche e "l'istruttoria dovrebbe concludersi entro poche settimane" ("Il Sole - 24 ore", 8 settembre) ma la Marina evidentemente ha cercato con successo di forzare la mano al governo che in quei giorni stava preparando la finanziaria del 2001. Nell'ambito della stessa manovra si inserisce un'altra notizia pubblicata sempre da "Il Sole - 24 ore" pochi giorni dopo (14 settembre) relativa al varo della fregata "Orizzonte", un progetto italo-francese per costruire 4 unità missilistiche. Anche questo progetto è tutt'altro che definito viste le difficoltà incontrate nel passato, culminate nel 1999 con il ritiro della Gran Bretagna che aveva messo in forse tutta l'operazione. Da quello che si capisce la Marina dovrà sborsare per queste due unità almeno 3000 miliardi entro il 2008. Con grande gioia della Fincantieri che ormai vive di commesse navali. È dal 1998 che questa azienda non fa altro che ricevere commesse dalla Marina militare: 2 sommergibili U-212A (almeno 1750 miliardi entro il 2006, ma si parla di altre 4 unità), 4 pattugliatori combattenti "NUMC" (almeno 680 miliardi entro il 2003, ma si parla di altre 4 se non 8 unità), una unità di supporto polivalente (almeno 150 miliardi entro il 2002). Una manna per la Fincantieri e per le altre imprese del settore bellico navale. Per non parlare dei nuovi costosissimi elicotteri NH-90.

Ma per sostenere questi ambiziosi progetti di riarmo navale ci vogliono soldi, e tanti, molti più di quelli ufficialmente dichiarati poiché le previsioni di spesa per i nuovi armamenti vengono sistematicamente superate quando si tratta di fare i (veri) conti finali. Per questo è da mesi che gli ambienti del complesso militare-industriale hanno lanciato la loro campagna in favore di un sostanziale aumento delle spese militari. Le cifre fatte circolare parlano di un aumento di 3000/5000 miliardi ogni anno in modo da poter sostenere lo sforzo di integrazione europea dell'industria bellica italiana. Tanto per essere chiari questo ha significato che la finanziaria 2001 ha fissato un budget della difesa di 34.235 miliardi, rispetto ai 32.800 del 2000 e ai 30.000 miliardi del 1999. Un boom che ricorda l'escalation dei bilanci militari verificatasi nella metà degli anni '80, quando l'Italia decise di dotarsi di forze armate degne di una "media potenza" imperialistica.

Escalation dei bilanci militari, sostegno incondizionato alle industrie belliche (dimostrato anche dai mutamenti che si vogliono apportare alla legislazione sulle esportazioni di armi), processo di ristrutturazione del servizio militare su base professionale: siamo evidentemente di fronte ad una nuova svolta riarmista. È necessario che gli antimilitaristi riprendano l'iniziativa anche su questi argomenti poiché come ben sappiamo l'effetto dei progetti condotti da politicanti, generali e mercanti di cannoni è uno solo: la guerra.

Celestino



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