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Da "Umanità Nova" n.33 del 22 ottobre 2000
Verso un dicembre di lotta in Sicilia
Against global crime 2000
Lo stato moderno ha fondato la propria legittimità sul diritto, con cui
ha abilmente nascosto il monopolio della forza fisica, suo reale fondamento,
normalmente utilizzato per proteggere gli interessi degli attori economici
dominanti e per reprimere tentativi di trasformazione della società. La
situazione attuale del pianeta mostra che il diritto ha finora fallito nella
realizzazione della giustizia e della pace. Alla globalizzazione del sistema
statale, che data dalla seconda guerra mondiale, e che non ha ancora conosciuto
la propria fine, è seguita, infatti, con un cammino parallelo, la
globalizzazione dell'economia e del crimine. L'intreccio tra politica, economia
e crimine - che in Sicilia ha conosciuto momenti molto alti - è ormai
talmente stretto che persino le Nazioni Unite sembrano arrivate ad un consenso
di massima per stilare una Convenzione Internazionale sulla criminalità
transnazionale che impegnerà i governi firmatari e i parlamenti che la
recepiranno nei rispettivi ordinamenti interni.
Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, si è molto impegnato in questi
anni a diffondere una immagine della città siciliana ripulita dalla
peste mafiosa, accreditandola come uno degli snodi di normalità e
legalità da additare ad esempio planetario, e preparando per se stesso
un futuro nel campo della diplomazia mondiale in ambito ONU. Eppure, nonostante
i duri colpi inferti al braccio armato della mafia e ad alcuni segmenti
dell'<<intelligenza>> mafiosa, il controllo criminale del
territorio ed il degrado sociale, economico e culturale della Sicilia, da cui
quel controllo trae nutrimento, sono tuttora inalterati, se non per qualche
immagine di superficie.
Se questo è il quadro della situazione, con qualche luce e molte ombre,
va soprattutto sottolineato che l'operazione delle Nazioni Unite nei confronti
del crimine transnazionale fa parte delle ombre più delle luci;
l'assunto assolutamente poco credibile è, infatti, quello secondo il
quale il sistema internazionale di stati e di governi nazionali, per come
è configurato attualmente, sia soggetto di soluzione al problema, mentre
le prove indicano senza ombra di dubbio che lo stato in quanto forma di dominio
ed i governi come espressioni di politiche pubbliche sono parte integrante del
problema stesso.
Chi, infatti, se non stati e governi sono i soggetti del terrore a tutto campo,
allestendo golpe cruenti, scatenando guerre, seminando morte con attentati
eseguiti dalle numerose agenzie paramilitari e di servizi più o meno
segreti, incarcerando le voci di dissenso e di opposizione, sequestrando
uomini, donne e bambini e facendoli scomparire dopo inenarrabili torture,
condannando a morte legale in spregio dei più elementari diritti civili
e umani?
I loro nomi sono: Cile, Etiopia, Eritrea, Sierra Leone, Congo, Cuba, Argentina,
Colombia, Stati Uniti, Cina, Arabia Saudita, Birmania e via proseguendo.
Chi, infatti, se non stati e governi sono i soggetti che effettuano impunemente
genocidi per ogni latitudine del globo terrestre, facendo estinguere gli indios
nativi nel Chiapas come nel continente latino-americano, massacrando i tutsi
nel continente africano, assassinando più di un terzo della popolazione
di Timor Est, sterminando tutto ciò che sa di curdo in medio-oriente,
mortificando metà della popolazione ricacciata in pieno medioevo,
costringendo milioni di persone a fuggire dalle proprie case nell'area
balcanica, profughi e rifugiati interni senza capire perché tanta follia
cinica ma statualmente razionale?
I loro nomi sono: Messico, Colombia, Ruanda, Indonesia, Turchia, Iraq,
Afganistan, Serbia, Croazia e via proseguendo.
Chi, infatti, se non stati e governi sono i soggetti i quali, direttamente o
indirettamente, grazie a norme permissive quando non addirittura complici e di
favore, inquinano il pianeta con produzioni nocive alla salute, dai pesticidi
alle fabbriche chimiche, dalle emissioni che bucano lo strato dell'ozono al
nucleare che si irradia per mari e per cieli, dal beneplacito agli organismi
geneticamente modificati ad una catena alimentare sottratta al controllo del
pubblico, compreso l'elemento primario: l'acqua in via di privatizzazione?
I loro nomi sono: Regno Unito, Germania, Russia, India, Stati Uniti, Francia e
via proseguendo.
Chi, infatti, se non stati e governi sono i soggetti che incrementano i livelli
di povertà facilitando l'accumulazione di ricchezza nelle mani di pochi
individui stramiliardari, sedendo nelle sedi occulte delle istituzioni
internazionali le cui decisioni causano miseria in tre quarti del pianeta,
scatenando una corsa al ribasso dei redditi e dei salari, eliminando le fasce
di sicurezza e di assistenza sociale, rendendo inaccessibile ai più
l'istruzione e la sanità, strangolando popolazioni con interessi onerosi
di debiti politicamente ed economicamente devastanti, alimentando il mito di un
capitalismo globale senza concorso del lavoro, determinando processi di
migrazione di masse sempre più numerose alla mercé di rinnovati
traffici criminali, di razzismi arcaici e di nuove forme di divisione etnica?
I loro nomi sono Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Organizzazione
Mondiale del Commercio, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo
Economico, Banca per i Regolamenti Internazionali, costituiti dagli stati e dai
governi del pianeta che insieme compongono le Nazioni Unite.
Chi, infatti, se non stati e governi sono i soggetti deputati a scatenare
guerre che oggi vengono definite umanitarie solo perché ai militari in
divisa seguono o, talvolta, precedono le truppe dei civili delegati ad
anestetizzarne gli aspetti visibilmente più appariscenti, al fine di
drogare una opinione pubblica mondiale sulle reali finalità belliche,
mistificando cause e nature degli interventi armati, del commercio di armi e di mine
antiuomo, e con il concorso a mo' di palliativo di quelle organizzazioni non
governative che, con i soldi governativi, distribuiscono con la mano destra
viveri nel medesimo momento in cui la mano sinistra bombarda?
I loro nomi sono: Nato, Stati Uniti, Unione Europea, Italia quindi inclusa, e
via proseguendo.
Anche la vexata quaestio del narcotraffico - l'alibi principale che muove il
sistema delle Nazioni Unite a stipulare questa ipotesi di Convenzione
internazionale - viene affrontata sul piano della mera repressione senza
entrare nel merito di quegli intrecci tra politica, economia e crimine, il cui
perno centrale è l'organizzazione del capitale mondiale integrato con il
sistema di potenza degli stati, responsabili delle iniquità sociali su
buona parte del globo terrestre.
Ciò che non verrà trattato sul tavolo delle Nazioni Unite
è la vera posta in gioco: l'abbassamento indotto del costo delle materie
prime, di cui è ricco il sud del pianeta, all'origine della crisi
dell'agricoltura tradizionale; la frenetica corsa a nuovi processi di
industrializzazione e di concentrazione terriera, che spazzano via i mezzi di
sussistenza di intere popolazioni, costrette pertanto a produrre ciò che
viene consumato dai ricchi cittadini del nord (ma purtroppo ora anche dai
poveri del sud); una inedita attrazione fatale di darwiniana memoria che spinge
le popolazioni sul ciglio rischioso tra sopravvivenza ed estinzione, tra morte
e deportazione nei numerosi processi di inurbamento forzoso, vero terreno
fertile per ogni criminalità.
La narcosi immessa in dose massicce che interrompe la memoria dei fatti e la
concatenazione delle responsabilità, alimenta il senso di prepotenza su
cui si istruiscono le nuove modalità di controllo sociale, anche e non
solo mediante le tecnologie sofisticate in dotazione a stati e governi delle
nazioni più o meno unite. La retorica della sicurezza degli individui
rinchiusi nelle case difese da eserciti ormai privati viene assunta come alibi
a fronte di una criminalità che riveste le medesime dimensioni in
termini di ricchezza e di potenza nonché, soprattutto, la medesima
logica di funzionamento degli attori sovranazionali e internazionali.
Ciò obbliga non solo a una riflessione puntuale e articolata, ma anche
alla elaborazione di una progettualità teorica e pratica che sappia
cogliere gli snodi analitici, scommettere sulle tendenze anticipate dagli
eventi e dalle strategie orwelliane di dominio planetario, sottrarsi alle
seduzioni mimetiche per incidere conflittualmente e avanzare sperimentalmente
un altro modo di essere al mondo insieme a tanti diversi.
Per questo, intendiamo denunciare l'ipocrisia mondiale che si riunirà a
Palermo a metà dicembre per sancire una Convenzione internazionale sulla
criminalità transnazionale, alla quale saranno presenti buona parte dei
responsabili del crimine mondiale. La presenza dei corpi fisici
convergerà con lo sforzo delle intelligenze a smascherare il gioco delle
parti, rovesciando i termini delle questioni e provando a costruire
collettivamente pratiche di lotta teorica e quotidiana maggiormente mirate a
spiazzare i processi di globalizzazione in atto a livello politico, economico,
culturale e sociale, sulla scia di quanto realizzato a Seattle, a Ginevra, a
Davos, a Bologna, a Genova, e prossimamente a New York e a Praga.
Coordinamento against global crime 2000 - per un dicembre di lotta in Sicilia
Palermo, settembre 2000
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