Da "Umanità Nova" n.34 del 29 ottobre 2000
Telecom
In 5.000 a Roma contro il contratto bidone
Dopo la batosta incassata dalla consultazione sulla "armonizzazione"
dell'accordo aziendale in Telecom e Tim, sommersi da una valanga di no (circa
il 75%, con punte del 95% come a Torino a Palermo, in Calabria, ecc.) CGIL;
CISL e UIL per oltre tre settimane sono rimasti "senza parole". Nessun
comunicato ufficiale unitario è apparso per dare conto del risultato
della consultazione.
Lo sciopero nazionale del 13 ottobre, indetto dai sindacati di base, dalla CUB
ai Cobas, è stato per loro il colpo di grazia.
Già il giorno prima un folto gruppo di cassaintegrati della Telecom
erano andati a "far "visita" al segretario della CGIL, Sergio Cofferati, ad un
convegno organizzato a Roma dal suo sindacato sulle politiche del lavoro.
Nell'occasione veniva fortemente contestato al grido di "venduto! venduto!" e
provocando spintonamenti tra servizio d'ordine sindacale e lavoratori.
I lavoratori Telecom hanno risposto in modo significativo allo sciopero indetto
contro il contratto bidone e contro la CIGS (Cassa Integrazione Guadagni
Straordinaria, N.d.R.) illegittimamente firmata da CGIL, CISL e UIL.
L'astensione dal lavoro è stata consistente, fino a bloccare molti
servizi al pubblico. L'azienda Telecom che, non prevedendo l'ampiezza della
partecipazione, non aveva utilizzato le norme di legge per la regolamentazione
dello sciopero, ha avuto un'amara sorpresa. Alla Tim l'azienda ha messo in atto
vere e proprie intimidazioni per scoraggiare i lavoratori ad aderire allo
sciopero.
La manifestazione che si è svolta a Roma ha avuto il concentramento
davanti alla sede Telecom, dove è stato effettuato un blocco stradale
che per circa un'ora ha bloccato il traffico. Poi il corteo composto da 5.000
lavoratori è sfilato per le vie della capitale, passando davanti alla
CGIL, dove si è svolta una forte contestazione, fino davanti al
Ministero del lavoro dove il ministro Salvi si dava latitante. Solo nel tardo
pomeriggio, dopo che il corteo si era recato a Palazzo Chigi, il ministro Salvi
si è reso reperibile per un incontro con i lavoratori, impegnandosi a
riesaminare il numero dei cassintegrati "comandati".
A questo punto CGIL, CISL e UIL hanno preso la decisione di ritirare la firma
dall'accordo e riprendere i negoziati.
Forte dei successi ottenuti la mobilitazione del sindacalismo di base
continuerà, approfittando dello sbandamento e della delegittimazione che
i confederali stanno subendo.
L'obiettivo che ci si pone è quello di una vera e non fittizia
trattativa per un "altro contratto", per ostacolare la pesante ristrutturazione
che l'azienda sta portando avanti e per l'immediata elezione dei delegati, come
espressione diretta della volontà dei lavoratori.
E. M.
|