|
Da "Umanità Nova" n35 del 5 novembre 2000
Volontari
La paga del mercenario
L'articolo 5 della nuova legge n.4672/00 che istituisce
il servizio militare volontario prevede l'ordinamento di più canali "ad
hoc", di privilegio, per poter adeguatamente ricollocare i mercenari di
professione nei settori pubblici e privati della madre patria. È
iniziata, e sarà sempre più veemente, la fase di reclutamento
delle forze armate, le quali diventeranno, come già del resto lo sono
Polizia e Carabinieri, uno sbocco occupazionale di masse giovanili in cerca di
prima occupazione, che poi, con sommo piacere del disoccupato qualunque,
andranno a coprire i posti vacanti delle amministrazioni pubbliche e private in
barba ad ogni criterio di libero mercato che con tanta forza ci propugnano le
forze del progresso locale e mondiale. Insomma, oltre ad una paga adeguata per
andare in giro qua e là a compiere atti impuri (circa 2 milioni di lire
mensili più incentivi vari per missioni estere di rilievo), una volta
dismessa la divisa ecco che lo stato li aiuterà a trovare un impiego
adeguato tramite o le riserve nei concorsi che nelle chiamate pubbliche o
grazie ad un ufficio di collocamento privato per l'inserimento nel settore
profit. Chi, infatti, potrebbe garantire una migliore disciplina lavorativa se
non quelli avvezzi a rispettare e far rispettare, come fossero ordini di
natura, il dominio, la sopraffazione, la gerarchia e via dicendo?
E ancora una volta i liberi pensatori del capitalismo nostrano ritengono del
tutto "naturale", mentre flessibilizzano la maggior parte, secondo i luminosi
sentieri tracciati dalle politiche attive del lavoro, "statalizzare" i fedeli
servitori della patria.
Aspettiamoci, quindi, nel futuro prossimo, campagne pubblicitarie a tambur
battente sul reclutamento di 80.000 baldi/e giovanotti/e (bisogna passare,
nell'arco di sette anni, da 30.000 a 110.000 volontari).
Il contrastare il loro battage pubblicitario sarà una delle
priorità future nella lotta antimilitarista così come
potrà diventare fondamentale il sostegno a tutti quelli che, una volta
indossata la divisa, decidano di obiettare o di disertare le missioni di guerra
nelle quali saranno chiamati ad intervenire.
Pietro Stara
| |