![]() Da "Umanità Nova" n.36 del 12 novembre 2000 Inform@zioneCarovana dei migranti a Ragusa Si è svolta sabato 21 ottobre la manifestazione davanti al Centro di detenzione per immigrati di viale Colajanni, a Ragusa, prima tappa della carovana per i diritti degli immigrati partita simultaneamente da Ragusa e da Brescia, con conclusione a Roma il 28 ottobre. I manifestanti, con la presenza di delegazioni di Palermo, Catania, Siracusa, si sono concentrati su uno dei lati del centro, e sono stati subito avvicinati da alcuni immigrati dall'altra parte del reticolato, con i quali si è instaurato uno scambio di informazioni. Una delegazione di tre militanti antirazzisti ha potuto visitare la struttura, e ha constatato come - stando alle dichiarazioni delle persone detenute - la possibilità di uscire nel cortile era stata concessa solo il giorno prima; i ricambi di biancheria erano stati effettuati alla vigilia della manifestazione, e altri miglioramenti delle condizioni detentive, come la distribuzione di acqua imbottigliata, o la possibilità di uso di un telefono senza schede, erano stati messi in atto da poche ore. In pratica, il fatto che una manifestazione nazionale partisse proprio da Ragusa, avrebbe indotto i responsabili del centro ad allargare un po' le maglie di quella che resta, comunque, una forma di reclusione di individui rei soltanto di essere venuti a cercare lavoro e una vita dignitosa nella nostra terra, sfuggendo a condizioni di fame, di miseria, di guerra o di oppressione. La delegazione ha così potuto raccogliere alcune denunce, come quella del rimpatrio coatto di due tunisini, un uomo e una donna, costretti con la forza ad abbandonare la struttura; come quella di due donne della Sierra Leone, nazione dove è in atto una feroce guerra civile, che avrebbero diritto allo status di rifugiati, ma sono invece detenute nel CPT (in tutto i detenuti sono 20, di cui quattro donne) o di altri individui già in possesso di requisiti per stare in Italia, che, dopo aver scontato una pena detentiva, sono stati portati al CPT in attesa del rimpatrio. C'è tutta una umanità senza speranza rinchiusa tra le mura dell'ex CRAL di viale Colajanni, che, una volta rimpatriata, riprenderà la via dell'emigrazione poiché non le viene prospettata altra alternativa, ma che la legislazione restrittiva italiana e le norme anti-immigrati europee, che affrontano la questione come un problema di polizia e non, invece, umano e sociale, costringe alla clandestinità. La delegazione, e gli stessi partecipanti al presidio, hanno potuto constatare il ruolo negativo svolto dal rappresentante ragusano del C.I.R. (Consorzio Italiano Rifugiati), che ha tutta una concezione particolare e discutibile dell'immigrazione e della legalità, e che sicuramente non svolge un ruolo di supporto degli immigrati e dei rifugiati, come la sua presenza richiederebbe. La manifestazione si è conclusa con l'impegno a portare fuori le notizie raccolte, fornire il necessario supporto umano e legale richiesto da alcuni immigrati, continuare l'opera di denuncia della politica di criminalizzazione dell'immigrazione, e proseguire la vigilanza presso il CPT di Ragusa. Comitato antirazzista, c/o Società dei Libertari, via G. B. Odierna, 212 - Ragusa
Carovana dei migranti La tappa veneziana della Carovana dei Diritti, partita da Brescia il 21 ottobre e conclusasi a Roma il 28, è stata occasione di una intensa e bella mobilitazione attorno ai diritti sociali negati (casa, cittadinanza, reddito, libera circolazione...) che ha visto protagonisti centinaia di immigrati, regolari e non, che lavorano e vivono sul territorio veneziano; purtroppo però l'attenzione dei cosiddetti mezzi d'informazione è stata quasi totalmente monopolizzata dall'iniziativa "muscolare" contro la sede del sedicente Governo Padano in S.Cassiano, compiuta nelle stesse ore proprio a Venezia, con il risultato che quello che doveva essere un importante momento di "visibilità" degli immigrati e delle loro esperienze di lotta ed autorganizzazione ha avuto uno spazio assai minore di quello che avrebbe meritato. Infatti, dietro l'arrivo e la pur breve permanenza a Venezia, vi è stato ancora una volta un grosso lavoro organizzativo e un rilevante impegno collettivo che, da un lato, ha permesso l'accoglienza e la sistemazione per la notte dei cinquanta immigrati e compagni "bresciani" e, dall'altro, li ha fatti incontrare con gli immigrati e le realtà sociali attive presenti nel veneziano che, almeno in parte, nei mesi scorsi avevano già partecipato alle manifestazioni e alle assemblee indette a Brescia per sostenere e condividere la rivendicazione del permesso di soggiorno. Nonostante le scorrettezze e le manovre di quanti erano maggiormente interessati alla "rappresentanza" politica dei diritti degli immigrati piuttosto che a sviluppare l'organizzazione autonoma degli immigrati stessi, la giornata di mercoledì 25 ottobre è comunque ben iniziata, con il concentramento in piazzale Roma, dove ad attendere la Carovana vi erano almeno duecento immigrati, assieme ad una cinquantina di compagni/e della Rete Antirazzista, del Comitato di Quartiere "Cita" da anni impegnato sul terreno della lotta per la casa a Marghera, dell'Associazione per la Pace e dal centro sociale "Tonita" di Chioggia (ossia delle realtà che hanno di fatto promossa e resa possibile tale scadenza), assieme alla Comunità Kurda, a militanti comunisti di varia tendenza e ad anarchici di Venezia e Pordenone. Da piazzale Roma sono quindi partiti un rumoroso e simpatico corteo lagunare su quattro motobarche e un corteo "terrestre" che si sono recati in Prefettura e in Comune a manifestare le ragioni della protesta; il corteo sull'acqua in particolare, con tanto di sound-system piazzato su un grosso barcone, passando lungo il Canal Grande ha senz'altro catturato l'interesse e la curiosità di molte persone, sia turisti che veneziani, mentre a quello "a piedi" si sono via via aggregati vari immigrati che svolgono l'attività di ambulanti ed anche alcuni rom del campo di S.Giuliano. Da parte sua un gruppo composto da una quarantina di persone, tra aderenti ai centri sociali del Nord Est, alcuni immigrati moldavi da tempo residenti presso il "Rivolta" e una piccola delegazione "bresciana", si è imbarcato su un vaporetto noleggiato per l'occasione recandosi a protestare sotto la sede "blindata" della Giunta Regionale di centro-destra. Al termine della lunga mattinata, la Carovana - prima di ripartire alla volta di Bologna - ha fatto una sosta per rifocillarsi a Marghera, ospite del Comitato di Quartiere che aveva preparato una quantità incredibile di panini "interetnici", quasi come prova concreta di "quella solidarietà di classe, che va oltre quella tra esseri umani e riconosce la comune appartenenza ad una classe sociale" (dal volantino diffuso dal Comitato). Corrispondenza da Venezia
Bologna Martedì 24 ottobre 2000 c'è stato uno sciopero, con picchetti e blocco delle merci in entrata e uscita, che ha coinvolto tutti i lavoratori della Ducati-Motor di Bologna. Ai picchetti si contavano 300 persone sui 1000 lavoratori della Ducati, rimasti comunque fuori dallo stabilimento. La particolarità di questo sciopero è stato il soggetto che lo ha imposto: gli operai interinali (che toccano le 90 unità). Gli interinali sono inseriti, tutti, nei reparti di assemblaggio e la mansione più comune è la catena di montaggio. L'alto turn over e la loro accresciuta presenza ha permesso a questi giovani operai di sperimentare la forza collettiva. Accanto al problema del lavoro interinale i lavoratori erano mobilitati anche per l'aumentato carico di lavoro per singolo lavoratore, dato che permetteva alla ditta un possibile diminuzione dell'organico. Il sindacato ha dovuto rincorrere questa situazione, promettendo una lotta per l'assunzione di 50 dei 90 interinali. A questo si lega la campagna interna del Nidil-Cgil (associazione per la tutela-sviluppo del lavoro "atipico") per tesserare i papabili 50. Alcuni attivisti della Cgil (interni a Rif Com) della Ducati hanno iniziato una campagna terroristica contro i compagni di "Senza Freni" (foglio operaio autonomo all'interno della Ducati legato al Collettivo Rete Operaia), denunciando il loro estremismo, la loro voglia di non lavorare, i loro utopici discorsi sulla ripresa da parte operaia del potere da esercitare in fabbrica ecc... Tale manovra era stata studiata, in quanto, molti lavoratori durante le assemblee citavano Senza Freni e rivendicavano il lavoro politico del foglio. Gli interinali poi erano il soggetto che su cui maggiormente i compagni di SF lavoravano, e molti di questi erano i più vicini al foglio. La vertenza in questi giorni sta andando avanti, e SF riprenderà ad uscire all'interno della Ducati, visto che questa lotta, anche se per ora nulla sul piano dei risultati, ha rimesso in azione gli operai, e soprattutto tra i giovani ha ridato speranza per un ipotesi di intervento autonomo e indipendente dal sindacato. Collettivo Rete Operaia - Bologna
Che sballo la celere Anche se ormai non passa settimana che le cronache italiane riferiscano di fatti di criminalità comune, anche grave, in cui risultano coinvolti appartenenti alle forze dell'ordine, merita essere citato l'ultimo caso riguardanti il famigerato reparto Celere di Padova. Infatti, nel corso di un'inchiesta sullo spaccio di sostanze stupefacenti in Veneto che già aveva visto l'arresto di un poliziotto di Rovigo in servizio nella Celere di Padova, è emerso che "altri poliziotti del Reparto Mobile di Padova, impegnati in servizio d'ordine pubblico, facciano uso di cocaina" (La Nuova Venezia, 26 ottobre 2000). Più volte in verità, avendoli visti all'opera, ci era venuto qualche dubbio. E pensare che uno dei loro epiteti preferiti nei confronti dei compagni è quello di "drogati", ma evidentemente Arancia Meccanica di S. Kubrick è ancora un attualissimo testo sociologico. Altra Informazione
Azioni antifasciste in preparazione della mobilitazione del 10 e 11 novembre a Milano L'assemblea antifascista di Via Torricelli si è resa protagonista, nell'ultimo periodo, di diverse iniziative dentro il percorso di mobilitazione per la scadenza contro la destra del 10 - 11 novembre. Sabato 28 ottobre, nel pomeriggio, un centinaio di compagni si sono opposti ad un banchetto di raccolta di firme da parte di Forza Nuova, che è stata oggetto di lanci di uova e fumogeni, mentre la poliza li proteggeva. Mercoledì 1 novembre, in serata, un centinaio di compagni si sono opposti ad una mobilitazione del "Comitato dei cittadini" di "destra" che, con il pretesto di opporsi alla costruzione di una moschea, facevano sfoggio del loro razzismo contro gli immigrati. Sabato 4 novembre, nel pomeriggio, sono andati a contestare, vicino a piazza della Repubblica, nell'albergo dove Forza Nuova svolgeva il proprio convegno, improvvisamente anticipato, rispetto alla data preannunciata del 10 novembre. Sono seguiti lanci di uova e fumogeni, mentre la polizia li proteggeva. E.M.
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