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Da "Umanità Nova" n.37 del 19 novembre 2000

Libro e moschetto

Il 9 novembre scorso è stato l'anniversario della notte del 1938 in cui i nazisti distrussero le vetrine dei negozianti di religione ebraica (da cui il nome di notte dei cristalli), incendiarono le sinagoghe e bruciarono i libri che non erano graditi al regime di Hitler da poco al potere.

Per celebrare degnamente l'anniversario il parlamentino della regione Lazio ha approvato una mozione che istituisce una commissione di esperti che svolga un'analisi attenta dei libri di testo della scuola pubblica, con particolare riferimento a quelli di storia.

La motivazione è che "la faziosità di molti dei testi... impedisce la ricostruzione di un'identità nazionale" e si richiama esplicitamente ad un opuscolo pubblicato da "Azione studentesca" contenente la lista dei libri da proibire.

È da notare che la stessa organizzazione si rese responsabile un paio di mesi fa dell'assalto ad una libreria romana con relativa distruzione dei libri sgraditi.

Che non si sia trattato di un improbabile colpo di sole autunnale lo dimostra il fatto che, nei giorni immediatamente successivi, analoghe mozioni siano state approvate dai parlamentini siciliano e lombardo e che l'iniziativa abbia incassato l'immediato plauso dell'Osservatore romano e di Silvio Berlusconi.

La prima sensazione che questa storia evoca, oltre ai ricordi dei roghi dei libri fatti dai fascisti e dalla chiesa cattolica è il Grande fratello, quello di Orwell ovviamente, e non quello dei dieci deficienti chiusi in una casa della periferia romana. Nel romanzo si racconta di un ufficio pubblico che riscriveva la storia per adattarla alle esigenze del presente. Questa sensazione è stata accentuata da alcune dichiarazioni fatte da Storace, che ha proposto, per dimostrare la supposta imparzialità della commissione la partecipazione ad essa di Furio Colombo, Indro Montanellli e Giano Accame: che sono, per l'appunto, giornalisti e non storici.

D'altro canto questo tentativo di riscrittura della storia, ed in particolare della storia della lotta partigiana in Italia ha avuto, negli ultimi anni più di un protagonista e non solo a destra. Basti pensare alle posizioni di Violante sulla riconciliazione con gli assassini di Salò, ai processi contro i partigiani di Via Rasella, all'assoluzione di Priebke.

Approfondendo però si nota la totale inutilità della cosa: i libri di testo sono decisi dai professori, e non dalla giunta regionale. A meno di non voler riproporre il giuramento di fedeltà degli insegnanti, sembrerebbe un tentativo, comunque grave, di dare, a fronte del nulla prodotto da Storace in sette mesi di governo regionale, un contentino all'organizzazione giovanile postfascista, che, non a caso, viene citata nel testo della delibera (e credo sia il primo caso, dal ventennio, in cui viene lasciata una delega per decidere cosa si può leggere e cosa no, ad un'organizzazione giovanile di un partito).

È possibile (anche se ci sembra strano data l'imbecillità dei personaggi coinvolti) che ci sia una strategia in questo. Si voglia cioè affiancare al progetto di autonomia scolastica, il controllo sui programmi: finiremmo così per avere scuole pubbliche di destra o di sinistra. Con professori, libri di testo, programmi e famiglie che forniscono agli studenti un'informazione a senso unico e con buona pace dell'acquisizione di qualsivoglia capacità critica dell'esistente.

Aspettiamoci, se così fosse, che, dopo la storia, la prossima delibera si occupi di geografia. Potrebbero proporre di tornare a chiamare la città di Latina con il vecchio nome di Littoria, o ribattezzare Courmayeur con l'italiano e fascista Cortemaggiore. Certo, se dovessero prevalere le influenze clericali, si potrebbe anche affermare che la terra è piatta (e c'è l'inferno proprio sotto Gerusalemme).

Non potrà essere dimenticata la matematica con il ritorno ai numeri latini al posto degli intollerabili, immigrati e musulmani numeri arabi, avremmo così invece di 2 + 2 = 4, l'italico II + II = IV.

E perché non deliberare sull'italiano, si potrebbe tornare al Voi (invece del Lei), chiamare "Federale" il presidente della regione e, visto che c'è Storace in mezzo, abolire il congiuntivo.

E poi, visto che sempre di libri si tratta, si dovrebbe rivedere il libro più diffuso in Italia: l'elenco telefonico. E' infatti inammissibile che, nonostante la par condicio, a fronte di 66.721 Rossi ci siano solo 9.023 Neri; impensabile che ci siano 522 Compagno (748 se consideriamo le varianti di genere e numero) contro soli 80 Camerata (102 con le varianti); soprattutto, cosa più intollerabile, ci sono solo 68 Mussolini a cercare di fermare 1680 Malatesta!

Francesco Fricche



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