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Da "Umanità Nova" n.37 del 19 novembre 2000

Milano antifascista
Divieti e cariche non fermano la lotta

Cresciuta progressivamente di tono la mobilitazione antifascista ed anticapitalista, promossa dall'Assemblea Antifascista di Via Torricelli 19 (un organismo di recente costituzione che ha occupato uno spazio contiguo al Circolo dei Malfattori) e indetta per manifestare contro la riunione milanese della Trilaterale ed il contemporaneo raduno dei nazifascisti di Forza Nuova, ha trovato il suo momento culminante nella giornata di sabato 11 quando il tentativo di raggiungere fisicamente il luogo del concentramento reazionario si è infranto contro un muro di poliziotti disposti, come sempre, a difesa dei fascisti.

Preceduta da un convegno di analisi e di confronto, tenuto nella serata di venerdì, presso un locale della Camera del Lavoro, alla presenza di oltre 150 persone e di delegazioni di organismi antifascisti di Austria, Francia e Germania che hanno relazionato sul crescente attivismo della destra razzista ed xenofoba nei rispettivi paesi e da una serata a carattere storico sull'esperienza degli Arditi del Popolo e degli attentati a Mussolini organizzata dalla FAI milanese il giovedì precedente, l'iniziativa militante si è poi concentrata sull'azione di piazza.

La giornata di sabato era iniziata con il concentramento pomeridiano in Porta Venezia nel tentativo di organizzare un corteo che raggiungesse il luogo del raduno di Forza Nuova, passando per il lussuoso albergo 'Principe e Savoia' (ove si è recentemente fermata Elisabetta d'Inghilterra) dove gli aderenti alla Trilaterale erano a convegno. Ma l'imponente schieramento di polizia e carabinieri aveva chiaramente evidenziato l'intenzione del governo di fare rispettare il divieto di manifestare diramato nei giorni immediatamente precedenti. Divieto che riguardava tutte le manifestazioni indette per la giornata, da quella dell'Assemblea antifascista a quelle della Lega Nord e di Forza Nuova. Ma mentre i fascisti decidevano di rintanarsi al chiuso della discoteca De Sade (che con la vicina Alcatraz fa parte di un complesso di locali ricavati in una zona di insediamenti industriali dismessi e di proprietà, fra gli altri, di quell'Enrico Rovelli-Anna Bolena, informatore infiltrato ai tempi della strage di P.zza Fontana) e la Lega organizzava un presidio mattutino nei pressi di Palazzo Marino, sede del Comune, ove teneva una conferenza stampa, l'Assemblea antifascista decideva di mantenere il proprio impegno. Su un altro versante gli appartenenti al C.S. Leoncavallo e al Bulk decidevano di presidiare le sedi, di cui una, appunto il Bulk, non lontana dalla discoteca. Impossibilitati a dar vita al corteo ed infiammati dalla notizia che i fascisti erano usciti dalla sede e tentavano di manifestare per strada, buona parte di coloro che si erano radunati in Porta Venezia decidevano di sciogliere il presidio e di spostarsi con la metropolitana sotterranea nella zona del De Sade. Là giunti ricostituivano un corteo particolarmente compatto e combattivo e si dirigevano verso la discoteca, all'imbocco di Via Valtellina. I fascisti (diverse centinaia) nel frattempo erano stati consigliati dalla polizia a rientrare, mentre nel contempo i militanti del Bulk raggiungevano la stessa via ma sul versante opposto. La notizia del fermo di un furgone che stava raggiungendo il posto da Porta Venezia e del conseguente arresto dei 17 trasportati che si sono visti poi appioppare accuse pesantissime e deliranti come 'violazione della legge sulle armi, porto abusivo di parti di armi da guerra e di congegni incendiari', dopo che in mattinata un'altra macchina, ed altri compagni di area libertaria, erano stati fermati, contribuiva a surriscaldare il clima fino ad un punto di non ritorno. La rabbia contro i razzisti, i fascisti e la polizia che li proteggeva era evidentemente troppa per non esplodere. E infatti è stata battaglia su entrambi i versanti.

Pietre, bastoni, barricate improvvisate, qualche auto di traverso, un paio di falò e tanti tanti lacrimogeni sparati per disperdere i manifestanti. I fascisti barricati all'interno della discoteca De Sade, i poliziotti a caccia dei compagni, gli antifascisti impegnati a difendersi ed il fumo acre dei candelotti sparso per l'intero quartiere alle prese con le spese del sabato. Non è mancato nemmeno un contatto diretto con un gruppo di fascisti che, arrivati in ritardo con due pullman, si accingevano a raggiungere la discoteca e si sono scontrati con gruppi di compagni in ritirata dai luoghi degli scontri. Dopo circa due ore la situazione si è 'normalizzata' e mentre cronisti e passanti passavano in rassegna le vetrine infrante del Mc Donalds di turno e le auto danneggiate (di cui una incendiata), buona parte dei presenti si trasferiva nei pressi della caserma di polizia 'Garibaldi' dove erano detenuti gli arrestati, per assicurasi della loro incolumità fisica e per rivendicare il loro immediato rilascio. La visita in caserma dell'avvocato Giuliano Pisapia, deputato del PRC, garantiva poi il presidio sulle condizioni dei reclusi. A questo punto, ed era ormai notte, l'ultima manifestazione si scioglieva aggiornandosi per il giorno dopo davanti al carcere di San Vittore, ove alcune centinaia di compagni hanno poi continuato il presidio di solidarietà accompagnato da un breve blocco dell'importante arteria di V.le Papiniano.

Al momento in cui scrivo queste brevi note non si sa ancora quando il gip deciderà se convalidare gli arresti e se processarli per direttissima. Sicuramente la mobilitazione continuerà come continuerà la canea reazionaria innescata dalla Lega che ha colto subito il pretesto per chiedere al questore il divieto di tutte le manifestazioni dei centri sociali (o per meglio dire della conflittualità sociale) per i prossimi sei mesi. Via Valtellina ha dimostrato che non sarà facile percorrere questa strada.

Uno che c'era



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