Da "Umanità Nova" n.38 del 26 novembre 2000
Il clima dei potenti
Cosa si può fare a favore del progresso?
Semplice, fermarlo!
É questa l'unica soluzione possibile che la sesta conferenza sul clima
organizzata delle Nazioni Unite dovrebbe assumere per far fronte al
surriscaldamento del Pianeta causato dall'effetto-serra degli inquinanti
atmosferici. Ma non solo quest'unica via in grado di iniziare a risolvere il
lento ed inevitabile degrado climatico/ambientale non verrà intrapresa,
ma neppure si riuscirà a far accettare a tutti gli Stati la riduzione al
5,2% dell'emissione di gas-serra previste dal protocollo di Kyoto tre anni or
sono.
Orbene, questa semplice considerazione dimostra quanto gli interessi privati
delle società transnazionali condizionano totalmente le politiche degli
Stati a livello internazionale, al punto da inficiare qualsiasi Assemblea,
qualsiasi Conferenza, qualsiasi Riunione ai "massimi vertici", vere e proprie
ribalte della politica spettacolo.
Certo, gli allarmi degli scienziati sottolineano ad ogni più sospinto le
trasformazioni che il macro-clima ha subito in questi ultimi vent'anni a
seguito dell'impressionante aumento dell'emissione di anidride carbonica
nell'atmosfera, e le loro preoccupazioni sembrano essere tanto più vere,
quanto più veri appaiono i "luoghi comuni" dei comuni mortali a
proposito del tempo. Infatti che "le stagioni non esistono più", che "il
clima non è più quello di una volta" non sono più -
purtroppo - delle frasi intercalanti da sempre utilizzate quando non si sa cosa
dire. Ora anche il qualunquistico "piove governo ladro" assume - alle nostre
latitudine - il significato e l'impegno di un qualsiasi slogan rivoluzionario.
Perché sì, se si deve individuare i responsabili del degrado
climatico ed ambientale della Terra, questi sono i governi, gli Stati di un
sistema economico-produttivo che ha come fine un progresso che si dimostra
essere in tutto e per tutto il progresso della fine.
Fine di questa vita, così come noi umani l'abbiamo intesa. Una vita che
non è calcolo perché non è un numero e per questo
non è quantificabile, non è misurabile. Forse per questo la
ricerca scientifica contemporanea non sembra affrontare il problema di
riparare, ma di sostituire la vita con una vita più
efficiente, efficace, perfetta.
Così dalla mappatura del genoma alla clonazione dei geni, agli organismi
geneticamente modificati è tutto un pullulare di "scoperte" che
riflettono l'affermarsi di una scienza senza limite, vero e proprio limite
della scienza contemporanea. Una scienza sempre più asservita ai poteri
forti del mondo economico-finanziario proiettati alla brevettazione della vita
in quanto principale fonte di profitto. Poco importa se tutto ciò ha
come risultato una sopravvivenza generalizzata, un malessere che ben si
raffigura con il no-future delle giovani generazioni, pressate in un
mondo la cui unica realtà è la realtà virtuale di una
telepresenza spiona ed imbrogliona
Quella medesima telepresenza che la sesta conferenza sul clima a l'Aja
ben rappresenta con i suoi appelli per un mondo migliore in attesa di conoscere
chi è il nuovo Presidente degli Stati Uniti.
Jules Elysard
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