![]() Da "Umanità Nova" n.38 del 26 novembre 2000 In morte di... La guerra del lavoroUna guerra non dichiarata semina ogni giorno vittime nel nostro paese: è la guerra silenziosa e feroce del lavoro. Il bilancio dei caduti è in costante aumento. 743 morti nei primi 7 mesi di quest'anno. Muoiono nei cantieri, nelle fabbriche, nei campi. Decine di migliaia sono i feriti, gli storpiati, i mutilati. Per non parlare della morte silenziosa che colpisce a distanza, anche dopo anni, chi ha lavorato a contatto con sostanze cancerogene: in questi giorni le vicende giudiziarie hanno fatto tornare alla ribalta le tragedie consumatesi nei Petrolchimici di Marghera e Brindisi. Questa sporca guerra, condotta in nome del profitto ed in dispregio alla sicurezza ed alla vita di chi, per il capitale, ha solo il compito di lavorare il più possibile al minor costo, non fa notizia se non in brevi e presto dimenticati trafiletti dei vari quotidiani. Ai tanti anonimi operai che lasciano la vita sul lavoro sono dedicate poche righe, per loro non c'è la benedizione del vescovo della città, alle loro famiglie non giungono le condoglianze del capo del governo, del presidente della Repubblica, dei segretari dei partiti e del papa, per loro la nazionale di calcio non rispetta un minuto di silenzio, per loro le fabbriche non si fermano per un ora. Loro sono operai e non figli del padrone. Il dolore e la sofferenza ci rendono simili, mentre ci divide la ferocia dell'oppressione, la bestialità dello sfruttamento, l'ingiustizia che ci rende diseguali anche di fronte alla morte. Contro l'ingiustizia, lo sfruttamento, l'oppressione, contro gli assassinii perpetrati dal capitale vogliamo un altro mondo. Chissà... nel mondo che vogliamo e per cui lottiamo la vita sarebbe stata più serena anche per il figlio del padrone. La nostra pietà va a tutti: anche a lui. Che la terra sia lieve per lui e per 743 anonimi morti di lavoro. Eufelia
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