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Da "Umanità Nova" n.38 del 26 novembre 2000

Diritti di carta: Il vertice dell'Unione Europea di dicembre a Nizza

A Nizza (al vertice UE del 7 e 8 dicembre) si approverà, tra l'altro, una Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea che dovrebbe costituire una sorta di prima stesura della futura costituzione degli Stati Uniti d'Europa, del progetto di confederazione tra stati nazionali per erigere un secondo polo di potenza da affiancare, più o meno concordemente, alla superpotenza americana.

La prima annotazione da fare è proprio il percorso che si sta seguendo, tutto incentrato su tecnicismi di ingegneria costituzionale - l'allargamento dell'Unione costringerà ad abbandonare il criterio dell'unanimità e dei voti ponderati dentro la Commissione europea, vero organo di governo non eletto - e su questioni di compatibilità economica, commerciale e finanziaria che ultimamente hanno messo in crisi il progetto.

Infatti, la debolezza prevista dell'euro, la dinamica di bugie colpevoli e di silenzi assassini sulla mucca pazza - nota sin dal 1988, ancora in era Thatcher! - incrinano una idea di unità europea, cui non basta consentire la libera circolazione di cose e capitali, se i propri cittadini vengono discriminati a loro favore, ma a sfavore di altri, con le barriere di Schengen.

L'idea di una Carta dei diritti suona come la mossa di compensazione per far vedere quanto è progressista la civiltà europea, anche se la Danimarca non entra nell'euro, anche se i commerci pericolosi di carne inquinata, o di sostanze nocive trasportate con disinvoltura e affondate in bacini davanti alle coste europee, non rientrano tra le sue disposizioni astratte.

La Carta, infatti, è un elenco di conquiste civili e giuridiche degne della nostra lunga civiltà, ma sono rivolte al passato di un individuo ben definito, cittadino europeo, dotato di diritti già tutelati dalle costituzioni nazionali, ma i cui contorni oggi sfuggono quando il concetto stesso di individuo è minato da potenti movimenti di spostamento della sua inamovibile identità: clonazione, migrazione, biotecnologie, disagi sociali (l'assenza di lavoro e di reddito condizionano pesantemente la sua capacità di vivere e di consumare proprio nel momento in cui i media bombardano sul consumo come unico senso dell'identità del XXI secolo), bersagliano in continuazione un individuo che da solo è depositario di una massa astratta di immense prerogative, ma la cui somma smarrisce il senso del potere individuale sulla propria vita. E questo nessuna Carta lo potrà concedere né tanto meno garantire.

La sua scrittura, senza grinze, sembra essere dissuasiva non tanto rispetto a ciò che non è in essa prevista, e cioè un progresso in relazione alle insufficienze delle carte costituzionali nazionali, perché in caso contrario non si capirebbe il motivo di una ripetizione (eccezion fatta per qualche accenno vago alla parità di trattamento dei cittadini terzi che risiedano legalmente nel territorio di un paese membro, ossia che rispettino i requisiti di Schengen, o altro vago accenno alla tutela di una famiglia anche non bisessuale); quanto all'operazione duplice, a tenaglia, di prescrivere diritti da un lato, e dall'altro esautorare forza agli stessi cittadini, che nulla possono a fronte di ulteriori espropri di possibilità man mano che i poteri si concentrano in alto, abissalmente in alto, e ovattati in stanze lontane (Brussels o altrove) in cui tecnici decidono della nostra vita.

Allora avere il diritto alla tutela della privacy, garantita da una autorità indipendente dall'autorità costituita a livello statale - un ossimoro, una contraddizione in termini, dato che l'indipendenza è sancita da una norma elargita dall'altra autorità statale - è un esercizio futile se poi al primo vertice di potenti scattano perquisizioni e schedature di massa come nemmeno ai tempi di Mussolini. Avere il diritto alla protezione dagli esperimenti scientifici potenzialmente nocivi è un esercizio vano se poi le autorità non intendono adottare il principio di precauzione che dovrebbe vietare preventivamente l'introduzione di ogm potenzialmente pericolosi per la catena alimentare - mentre sulla scia degli Usa oggi le autorità si muovono nel senso di un divieto di ciò che già è scientificamente risaputo essere un pericolo, proprio ciò che dovrebbero provare le sperimentazioni sulla pelle degli individui, al di fuori dei test da laboratorio.

Certamente, in Europa sarà vietato condannare a morte, come negli Usa, però le morti bianche sul lavoro non si eliminano per incanto sol perché si assicura il diritto a condizioni lavorative sane, quando è noto che si lavora dappertutto tranne che sui fogli di carta ove si vergano i diritti.

La carta presenta poi una ossessionante insistenza sulla sicurezza individuale, strafregandosene se mille profughi curdi sono obbligati a rischiare la pelle sempre, a casa loro, a casa nostra, tiranneggiati dal racket che gode della protezione del proibizionismo di Schengen. È facile capire cosa si intende per sicurezza europea: polizia, un esercito tutto europeo per far fronte ai teatri di guerra umanitaria alle nostre frontiere, o addirittura dentro, e poi una accondiscendenza alle operazioni della Nato extra-articolo 5, ossia l'articolo che stringe l'alleanza difensiva tra i paesi membri, modificato nell'aprile dell'anno scorso, nel cinquantenario della fondazione, per giustificare il fatto sempre più frequente che gli eserciti professionali attaccano e non si difendono se non da un nemico povero e straccione come vengono ritenuti e trattati di conseguenza i cittadini dei paesi terzi, nel linguaggio burocratico della Carta.

Allora la Carta va valutata per quella che è e che sarà, un pezzo di carta su cui proseguire i tentativi di un progetto di Europa che appartiene a una élite, che elargirà qualche opportunità conveniente anche per noi comuni mortali, ma che comunque viaggia verso una dimensione di superpotenza sempre più tesa al confronto/scontro con gli Usa, con la Cina, con l'India, ma prima e soprattutto allo scontro con i propri cittadini refrattari, con tutta una umanità refrattaria a farsi governare chinando il capo volontariamente.

Salvo Vaccaro



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