![]() Da "Umanità Nova" n.38 del 26 novembre 2000 inform@zioneVenezia: libertà per Belal Hossein Sabato 18 novembre, si è tenuto a Venezia un presidio sotto il carcere di Santa Maria Maggiore; l'iniziativa, a cui hanno partecipato almeno un centinaio di persone, in buona parte immigrati, era stata promossa dalla Rete Antirazzista per reclamare la libertà di Belal Hossein, operaio e attivista sindacale bengalese, che dal 24 ottobre è detenuto con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Tutti coloro che si occupano di questioni sindacali e partecipano alle lotte degli immigrati conoscono l'impegno coerente e disinteressato di Belal, sia all'interno della Fincantieri di Marghera dove lavora e dove è stato eletto delegato operaio per la FIOM, sia nelle iniziative promosse dalla Rete Antirazzista a favore dei diritti sociali degli immigrati. Per questo il suo arresto, voluto dalla procura di Trieste con uno zelo degno senz'altro di miglior causa, così come la criminalizzazione operata nei suoi confronti da certa stampa, stanno giustamente provocando proteste e manifestazioni di solidarietà che certo non avrebbero motivo di essere se Belal fosse un boss mafioso o un passeur senza scrupoli come si vorrebbe far credere. Infatti, anche nel caso in cui Belal avesse in qualche modo violato la legislazione dello Stato italiano in materia d'immigrazione, è fuor di dubbio che il suo agire è stato dettato da ragioni di solidarietà umana verso dei propri connazionali e non certo da interessi privati. Per questo, la sua perdurante e dura carcerazione appare oltre che ingiusta anche immotivata, non sussistendo reali problemi legati alla sua presunta "pericolosità sociale" né tantomeno rischi d'inquinamento delle prove. Evidentemente, dietro la retorica della giustizia uguale per tutti, si sta consumando una nuova ingiustizia che vede un lavoratore immigrato, conosciuto per la propria attività a favore dei suoi compagni e fratelli, trattato come un volgare trafficante di merce umana. Inoltre la vicenda di Belal risulta ancor più paradossale dal momento in cui il fenomeno dell'immigrazione clandestina e dell'enorme giro di affari illeciti ad essa collegati sono, a ben vedere, conseguenza e prodotto di quella politica di chiusura delle frontiere europee, sancita dal trattato di Schengen, di cui anche il governo italiano è pienamente responsabile. Corrispondenza da Venezia
Trapani Il 23 ottobre si è svolta a Trapani la seconda tappa della carovana antirazzista siciliana, che è iniziata a Ragusa il 21 ottobre. L'iniziativa di Trapani ha ribadito la ferma opposizione alla riapertura del CPT "S. Vulpitta", già dissequestrato ai primi di settembre, su pressioni governative. La riapertura del Vulpitta dimostra ancora una volta la vera faccia delle istituzioni. Questa è quella che loro chiamano ragion di stato: rinchiudere gli individui per la sola colpa di essere immigrati, attuare politiche di repressione e di esclusione sociale, soffiare sul fuoco del razzismo e della discriminazione. Prefetto e polizia sono i responsabili di quella tragica notte del 28 dicembre in cui morirono sei tunisini. Il pomeriggio del 23 ottobre i coordinamenti per la pace ed antirazzisti siciliani hanno presidiato e volantinato davanti la prefettura di Trapani informando la cittadinanza sugli ultimi sviluppi della vicenda e riferendo sulle iniziative intraprese dalle comunità di immigrati del nord Italia. I manifestanti per tutto il tempo del presidio e del volantinaggio, che si è protratto per le vie del centro, sono stati continuamente controllati da uno sproporzionato numero di poliziotti e carabinieri. Ci preme segnalare nei giorni precedenti alla manifestazione l'atteggiamento intimidatorio da parte della questura di Trapani, nella persona del Pampillonia responsabile della DIGOS locale, nei confronti della realtà antirazzista cittadina. Ragusa e Trapani rappresentano la ripresa delle mobilitazioni antirazziste, mobilitazioni che proseguiranno con un attento monitoraggio di tutti i "centri di permanenza temporanea" siciliani , affinché non si verifichino mai più degli assassinii di stato. Lanciamo da adesso l'appello per la realizzazione della manifestazione del 28 dicembre a Trapani, in ricorrenza del 1deg.anniversario della strage del Vulpitta.
T.A.Z. Palermo
Pordenone: la repressione continua, la nostra lotta anche Sabato 18 novembre si è svolta a Pordenone la prima del ciclo di iniziative organizzato dai compagni anarchici del Friuli in solidarietà ai 6 compagni di Trieste sui quali la repressione statale sta ordendo una delle sue solite "oscure" trame. I fatti e i retroscena della montatura verranno trattati sicuramente in modo più esteso dai compagni di Trieste (il sito del collettivo Gatanegra comunque contiene una sezione dedicata all'intera vicenda (http://www.ciaoweb.net/gatanegra). Nel pomeriggio di sabato 30/40 persone hanno presidiato la piazza con uno striscione (la repressione continua, la nostra lotta anche) e, attirando i passanti col Sound-System e spettacoli di giocoleria hanno diffuso un volantino e letto degli interventi il cui contenuto smascherava il vile ordito repressivo. Alla sera l'iniziativa è continuata nel Consorzioagrariokkupato - ZTD (zona temporaneamente depasinizzata) con un concerto di finanziamento per le spese processuali degli inquisiti. Più che buona è stata la partecipazione dei compagni, dei simpatizzanti e soprattutto di quanti solitamente sono estranei a manifestazioni di questo tipo. L'iniziativa è proseguita poi nel pomeriggio di domenica, sempre all'interno dei locali del Consorzioagrariokkupato, con la proiezione della video-intervista a Silvano Pellissero prodotta dai compagni della Nautilus e un'interessante assemblea. Prossimi appuntamenti sono sabato 25 novembre a Trieste presidio itinerante con partenza P.zza della Borsa ore 16; Sabato 1 ore 21 concerto al CSA di via Volturno con Gride e Mindlock (HC/Punk dalla Repubblica Ceca) e Domenica 2 dicembre presidio in P.zza S. Giacomo alle ore 16 e dalle 21 cena e festa al CSA. Gatanegra koll.per l'autogestione
Torino: contestazione antirazzista in consiglio comunale Lunedì 20 novembre un gruppo di antirazzisti, da oltre due anni impegnati per la chiusura dei centri di detenzione per immigrati, ha effettuato una contestazione in consiglio comunale in solidarietà con i reclusi e le recluse della prigione per immigrati di C.so Brunelleschi a Torino. Mentre alcuni volantinavano all'esterno una quindicina di esponenti della Federazione Anarchica Torinese - FAI, del CSOA Askatasuna, di Zone di Conflitto, della Loc, hanno manifestato per la chiusura di tutte le galere per immigrati e per l'apertura delle frontiere. I vigili urbani hanno tentato di impedire agli antirazzisti di accedere al loggiato dal quale il pubblico può assistere alle sedute del Consiglio Comunale adducendo innumerevoli pretesti. Solo dopo un'estenuante attesa è stato concesso a 9 persone di entrare sotto la vigile scorta di vigili e Digos. Durante un'interrogazione del razzista padano Borghezio si è tentato di aprire uno striscione con la scritta "Chiudere i lager, aprire le frontiere". I vigili "urbani" sono intervenuti con decisione spintonando e sequestrando con la forza lo striscione. In seguito hanno tentato di allontanare gli antirazzisti che però sono usciti solo dopo aver lanciato dal loggione volantini di solidarietà con gli immigrati rinchiusi in C.so Brunelleschi che 10 giorni fa hanno dato vita ad una rivolta repressa a manganellate da polizia e carabinieri. Inoltre prima di andarsene hanno denunciato alla stampa l'accaduto. Il tafferuglio dei vigili urbani ha provocato una breve sospensione dei lavori del consiglio comunale. È stata una manifestazione in solidarietà con persone che solo per essere nate nel posto sbagliato sono condannate alla fame, alle persecuzioni nei paesi d'origine ed alla repressione e negazione di ogni diritto nei luoghi di immigrazione: la lotta per la chiusura dei lager per immigrati continua. Federazione Anarchica Torinese - FAI
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