unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n.39 del 3 dicembre 2000

Europa senza frontiere, Europa senza bandiere

C'è un'Europa delle merci e dei mercati e un'Europa degli esseri umani
C'è un'Europa del profitto e un'Europa della solidarietà
C'è un'Europa dello sfruttamento e un'Europa delle culture che si incontrano
C'è un'Europa delle impronte digitali e dei braccialetti elettronici e un'Europa che non accetta la barbarie xenofoba
C'e un'Europa dei veleni e dei McDonald's e un'Europa che ogni tanto inciampa contro qualche vetrina
C'è un'Europa dei naziskin e dei nazionalismi e un'Europa senza frontiere e senza bandiere
C'è un'Europa delle religioni che bruciano le coscienze e un'Europa dei ribelli senzadio
C'è un'Europa razzista e feroce e un'Europa felice a Londra e a Berlino e nei bassifondi di Barcellona
C'è un'Europa che ricaccia i profughi fra le onde del mediterraneo e un'Europa che crede in un mondo migliore
C'è un'Europa che costruisce un terrificante e allucinato futuro e un'Europa che sogna e nella notte guarda le stelle
C'è un'Europa dei parlamenti con le sue leggi e le sue norme e un'Europa clandestina e sotterranea che comincia a riscrivere nuove regole sregolate e imprendibili
C'è un'Europa dei blindati e dei manganelli e un'Europa di compagne e compagni che occupano le piazze e le strade
C'è un'Europa di merda.... e c'è la nostra terra, il nostro mondo, la nostra vita, quello che abbiamo e che vogliamo avere
C'è un'Europa.....


C'è un'Europa che si incontra il 7 e l'8 dicembre a Nizza per definire le norme "comunitarie" necessarie a razionalizzare una volta per tutte il controllo sociale; un'Europa che si incontra per decidere sui nuovi strumenti di dominio e di normalizzazione che le consentano di fare affari senza doversi preoccupare delle pesanti ricadute sociali: praticamente, gli utili a loro e i problemi a noi; un'Europa che si incontra per affinare l'efficacia del coordinamento fra stati e governi, fra polizie ed eserciti, fra gli strumenti della repressione finalmente svincolati dalle antiche burocrazie. C'è questa Europa che vede, non a caso, le forze politiche dei paesi comunitari disposte a lasciare da parte le beghe interne e gli interessi di bottega per accordarsi nella stesura di questa benedetta "carta dei diritti", questo colossale imbroglio che sembra dare dignità e libertà a ogni cittadino ma che nei fatti disegna i contorni e i confini, sì, i nuovi confini, dentro i quali la tutela dei diritti si trasforma in una gigantesca libertà vigilata generosamente concessa: (g.c.), come è scritto nei cartoncini d'invito alle conferenze delle Dame di San Vincenzo.

Perché a Nizza proprio di questo si tratta, come abbiamo già potuto leggere con ricchezza di particolari e di argomentazioni sulle colonne di questo giornale. Si tratta dell'indifferibile confronto collegiale fra i poteri legislativi nazionali che rischiano di essere superati dai fatti e si trovano costretti a rincorrere affannosamente i profondi mutamenti sociali, comportamentali, relazionali, che una società estremamente complessa continua a sviluppare nelle vite di ognuno di noi. Un potere inquieto e nervoso, turbato dall'incessante accumularsi di nuove esigenze, nuovi bisogni, nuovi diritti espressi giorno per giorno nel concreto dipanarsi delle singole esistenze; un potere turbato che capisce che solo la sua concorde e totale sintonia renderà possibile recuperare, ingabbiandole, le mille forze centrifughe espresse dalla società, comprimendo nelle pastoie della legge le radicali contraddizioni che uno sviluppo senza coscienza provoca nella coscienza e nel modo di pensare di tanti cittadini.

È un potere talmente turbato, accorto e vigile, da costringersi ad emarginare, almeno per i pochi giorni necessari, tutti i demenziali razzismi presenti in ogni dove e che non perdono occasione, giorno per giorno, di dimostrare quanto sia incommensurabile il livello della stupidità umana. Come è successo in Italia dove pochi giorni fa l'ennesima sceneggiata della politica cosiddetta bipartisan ha visto Berlusconi bacchettare ripetutamente la Lega e minacciare di chiuderle i cordoni della borsa se non accettava le nuove regole europee. Regole europee troppo larghe per l'uno e troppo strette per l'altro, forse, ma che alla resa dei conti saranno accettate da tutti gli schieramenti, perchè tutti sentono impellente la necessità di definire i criteri in base ai quali sarà possibile controllare "legalmente" le future dinamiche e gestire i futuri appuntamenti dell'Europa.

La pace del capitale, la pace delle borse e dei mercati finanziari, la pace delle lobbies che curano interessi spesso inconfessabili e mortali, la pace sociale, questo sogno infinito che è croce e delizia di ogni potere, questa pace deve trovare finalmente il suo coronamento a Nizza in quella "carta dei diritti dei popoli europei", che sarà per i custodi dell'Europa solo e soltanto uno strumento di controllo, repressivo e disumano anche se mascherato da falsa coscienza buona per tutte le occasioni.

Ma a Nizza c'è un'altra Europa che si incontra il 7 e l'8 dicembre. Un'Europa minoritaria, forse, che ancora non riesce a rappresentare nelle piazze delle città la grande ricchezza di quell'Europa che rifiuta un sistema di regole calato dall'alto, ma che pur tuttavia esiste ed è perfino in buona salute. È un'Europa che cresce, che sta ritrovando le proprie radici e sta riscoprendo i mille, buoni motivi per contrapporsi alle leggi del diritto, della forza e del capitale. È un mondo nuovo che faticosamente ma consapevolmente si sta liberando dai lacci di ideologie più o meno defunte per riscoprire il piacere delle idee. È un mondo che non vuole che la sua rinnovata capacità di inventare forme di socializzazione e di comunicazione venga ingabbiata da un sistema di norme aride e coercitive. È un mondo che vuole portare alla luce del sole la sua miniera nascosta, il suo tesoro fatto di solidarietà e relazioni umane: umane senza aggettivi. È un mondo che vuole rammentare, ai gendarmi del continente, che sarà sempre più difficile per loro garantirsi un futuro simile al più recente passato.

Massimo Ortalli



Contenuti UNa storia in edicola archivio comunicati a-links


Redazione: fat@inrete.it Web: uenne@ecn.org