![]() Da "Umanità Nova" n.39 del 3 dicembre 2000 Europa senza frontiere, Europa senza bandiere
C'è un'Europa delle merci e dei mercati e un'Europa degli esseri umani
Perché a Nizza proprio di questo si tratta, come abbiamo già potuto leggere con ricchezza di particolari e di argomentazioni sulle colonne di questo giornale. Si tratta dell'indifferibile confronto collegiale fra i poteri legislativi nazionali che rischiano di essere superati dai fatti e si trovano costretti a rincorrere affannosamente i profondi mutamenti sociali, comportamentali, relazionali, che una società estremamente complessa continua a sviluppare nelle vite di ognuno di noi. Un potere inquieto e nervoso, turbato dall'incessante accumularsi di nuove esigenze, nuovi bisogni, nuovi diritti espressi giorno per giorno nel concreto dipanarsi delle singole esistenze; un potere turbato che capisce che solo la sua concorde e totale sintonia renderà possibile recuperare, ingabbiandole, le mille forze centrifughe espresse dalla società, comprimendo nelle pastoie della legge le radicali contraddizioni che uno sviluppo senza coscienza provoca nella coscienza e nel modo di pensare di tanti cittadini. È un potere talmente turbato, accorto e vigile, da costringersi ad emarginare, almeno per i pochi giorni necessari, tutti i demenziali razzismi presenti in ogni dove e che non perdono occasione, giorno per giorno, di dimostrare quanto sia incommensurabile il livello della stupidità umana. Come è successo in Italia dove pochi giorni fa l'ennesima sceneggiata della politica cosiddetta bipartisan ha visto Berlusconi bacchettare ripetutamente la Lega e minacciare di chiuderle i cordoni della borsa se non accettava le nuove regole europee. Regole europee troppo larghe per l'uno e troppo strette per l'altro, forse, ma che alla resa dei conti saranno accettate da tutti gli schieramenti, perchè tutti sentono impellente la necessità di definire i criteri in base ai quali sarà possibile controllare "legalmente" le future dinamiche e gestire i futuri appuntamenti dell'Europa. La pace del capitale, la pace delle borse e dei mercati finanziari, la pace delle lobbies che curano interessi spesso inconfessabili e mortali, la pace sociale, questo sogno infinito che è croce e delizia di ogni potere, questa pace deve trovare finalmente il suo coronamento a Nizza in quella "carta dei diritti dei popoli europei", che sarà per i custodi dell'Europa solo e soltanto uno strumento di controllo, repressivo e disumano anche se mascherato da falsa coscienza buona per tutte le occasioni. Ma a Nizza c'è un'altra Europa che si incontra il 7 e l'8 dicembre. Un'Europa minoritaria, forse, che ancora non riesce a rappresentare nelle piazze delle città la grande ricchezza di quell'Europa che rifiuta un sistema di regole calato dall'alto, ma che pur tuttavia esiste ed è perfino in buona salute. È un'Europa che cresce, che sta ritrovando le proprie radici e sta riscoprendo i mille, buoni motivi per contrapporsi alle leggi del diritto, della forza e del capitale. È un mondo nuovo che faticosamente ma consapevolmente si sta liberando dai lacci di ideologie più o meno defunte per riscoprire il piacere delle idee. È un mondo che non vuole che la sua rinnovata capacità di inventare forme di socializzazione e di comunicazione venga ingabbiata da un sistema di norme aride e coercitive. È un mondo che vuole portare alla luce del sole la sua miniera nascosta, il suo tesoro fatto di solidarietà e relazioni umane: umane senza aggettivi. È un mondo che vuole rammentare, ai gendarmi del continente, che sarà sempre più difficile per loro garantirsi un futuro simile al più recente passato. Massimo Ortalli
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