Da "Umanità Nova" n.39 del 3 dicembre 2000
Pogrom in Palestina
Un anarchico israeliano sulla resistenza ebrea allo stato di Israele
La copertura dei media sui pogrom omicidi portati avanti dallo stato di Israele
contro i palestinesi fa in modo che parte della storia venga dimenticata. Il
cosiddetto "processo di pace", come quello dell'Irlanda del Nord, si basa
sull'istituzionalizzazione del settarismo, anziché sulla sua sconfitta.
Vi sono cittadini della Palestina e di Israele, con radice ebree e/o musulmane,
che cercano qualcosa di diverso da due stati rivali e settari. Ironicamente
l'ideologia dietro i pogrom è il sionismo - cioè la credenza che
gli ebrei sarebbero al sicuro dai pogrom solo in un paese governato dagli
ebrei.
Indymedia Israel * ha riportato un elevato numero di dimostrazioni unitarie tra cui quella tenuta ad Haifa la sera del 21 ottobre per un meeting basato sullo
slogan "per una giusta pace ed una piena uguaglianza" a cui hanno partecipato
4.000 persone tra ebrei ed arabi israeliani. L'articolo dice "gli oratori, tra
l'altro, hanno richiesto la fine dell'occupazione israeliana della West Bank e
della Striscia di Gaza, lo smantellamento di tutte le colonie, e la fine della
politica ufficiale che permette all'esercito israeliano di sparare impunemente
sui palestinesi disarmati dei territori occupati o di Israele e la piena
uguaglianza tra Ebrei ed araboisraeliani"
Abbiamo intervistato Ilan Shalif, un anarchico israeliano che è stato
attivo per molti anni in "continua e totale opposizione al sionismo".
"Prima di quest'ultimo periodo di pogrom, circa 200 israeliani erano realmente
impegnati - soprattutto in proteste legate alla demolizione delle case dei
palestinesi. Nelle ultime due grandi dimostrazioni contro la soppressione dei
palestinesi erano presenti circa 500 persone. Tra queste meno di 50 si potevano
definire radicali veri. Questi 50 includono gli anarchici ed altri comunisti
libertari. Fino a poco fa la bandiera della sinistra anti-sionista è
stata tenuta alta solo dal Matspen, un gruppo comunista libertario e non siamo
mai stati più di 30 attivisti, ebrei e palestinesi. Nel 1972 uno dei
nostri membri è stato il primo a resistere alla leva obbligatoria su
posizioni anti sioniste: questa lotta è stata all'origine della attuale
politica di resistenza alla coscrizione con il rifiuto di fare il militare
nelle regioni occupate.
Nel febbraio 1968 quando abbiamo tenuto la prima dimostrazione contro la guerra
del 1967 parteciparono solo 19 persone, incluso un appartenente al Partito
Comunista**, che il partito voleva espellere per aver partecipato al corteo.
Anche nel maggio 1970, durante una manifestazione del Partito Comunista a cui
abbiamo partecipato, siamo stati minacciati dai militanti di essere attaccati
se non avessimo smesso di gridare "Basta con l'occupazione". Comunque solamente
dopo la guerra del Libano del 1982 il movimento antioccupazione fu finalmente
raggiunto dalla sinistra sionista.
Una cosa di cui la gente non è cosciente sia in Israele sia all'estero
è la divisone del potere della classe dominante in Israele. I
capitalisti che vogliono sfruttare i lavoratori palestinesi ed i lavoratori dei
vicini paesi arabi del terzo mondo stanno guadagnando l'egemonia sui vecchi
capitalisti e burocrati sionisti. Anche le ultime manifestazioni degli arabi
israeliani si basano su istanze contraddittorie. Per prima cosa il morale dei
palestinesi è più forte a causa della sconfitta di un pezzo del
progetto sionista, principalmente il ritiro forzato da parti dei territori
occupati. In secondo luogo lo status legale degli arabi israeliani si è
modificato da quasi legale e a rischio di espulsione a quello, più
tranquillo, di cittadini di seconda classe. Molti hanno cominciato a perdere la
speranza verso lo stato palestinese e a considerare preferibile anche il ruolo
di cittadini di seconda classe di Israele, cosicché la loro lotta per
ottenere il diritto di piena cittadinanza in Israele è diventata
immensamente più forte. L'unica soluzione che a breve termine potrebbe
stabilizzare la regione è la conclusione dell'occupazione del 1967 - una
soluzione accettabile per la maggioranza dei palestinesi - una soluzione al
problema dei rifugiati, e l'eguaglianza per gli arabi israeliani.
Finché Israele utilizzerà il suo potere per terrorizzare i
palestinesi e sottometterli nessuna stabilità sarà possibile.
Nel lungo termine Matspen ha confermato la posizione degli anni '60 che il
conflitto tra i coloni sionisti e gli indigeni palestinesi può essere
risolto solo in un medio oriente socialista (per esempio comunista libertario)
e non da un semplice accordo tra gli ebrei israeliani ed i palestinesi.
Il nome che abbiamo scelto per il nostro nuovo gruppo "Collettivo anarchico del
Mediterraneo orientale" riflette questa posizione. Il termine geografico "Mar
Mediterraneo orientale" è libero da ogni influenza sionista israeliana o
nazionalista palestinese. È altrettanto diverso dal termine eurocentrico
"medio oriente" o "vicino oriente". E per di più il suo significato in
arabo è "tua madre".
*http://indymedia.org.il
**"Il Partito comunista non è si è mai opposto alla "guerra d'indipendenza" del 1948 che ha portato alla nascita dello stato di Israele perché Stalin la appoggiò.
Da A-infos, traduzione di Rosaria
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