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Da "Umanità Nova" n.39 del 3 dicembre 2000

Fra centri di detenzione e impronte digitali
I BRUTTI provvedimenti della sinistra

Non passa quasi giorno che l'elettorato della "sinistra di governo" deve fare i conti con una politica governativa in materia d'immigrazione ormai in aperta concorrenza con i proclami xenofobi e i programmi più autoritari della destra.

Se qualche anno fa l'allora capogruppo progressista alla Camera Luigi Berlinguer ebbe a difendere un Decreto sull'immigrazione affermando "La questione più importante è che in Italia ci siano norme che consentano ai nostri figlioli di transitare tranquillamente per le strade senza correre rischi" (Il Manifesto, 17.11.95), non solo negli ultimi anni si è assistito ad un continuo riproporre il binomio sicurezza-immigrazione nei dibattiti e nella propaganda elettorale, ma si è ormai entrati in una fase in cui le misure di polizia sembrano essere gli unici argomenti con cui il governo di centro-sinistra sa rispondere alla psicosi collettiva contro gli immigrati alimentata dalle destre.

Risalgono appena al 7 novembre scorso le ultime esternazioni del ministro dell'Interno Bianco riguardo la decisione operativa di aprire altri centri-lager per immigrati in ogni regione: "Senza centri di permanenza non siamo in grado di mettere in atto una efficace azione di contrasto all'immigrazione clandestina (...) Questo metodo ci ha dato risultati importanti e dunque l'obiettivo è quello di accrescere il numero dei posti dei centri". A difendere tali strutture di detenzione, ritenute incostituzionali persino dai magistrati milanesi, è quindi subito intervenuto il ministro della Solidarietà (?) Livia Turco che, assieme a Napolitano, ha dato il nome alla legge che ne prevedeva la costruzione; riferendosi ai ricorsi alla Consulta sulla legittimità costituzionale dei kampi ha infatti dichiarato che così "si colpisce il punto cardine della legge che è quello appunto delle espulsioni amministrative con respingimento alla frontiera" (Liberazione, 8.11.2000).

Appena una settimana dopo, grazie anche alle dichiarazioni del presidente Ciampi che guardacaso proprio a Brescia aveva raccomandato "nessuna tolleranza" per i clandestini-criminali, il sottosegretario Massimo Brutti ha voluto dimostrarsi più realista del re, proponendo - tra le ovazioni leghiste e gli sfottò dei giornali più forcaioli - la schedatura di tutti gli immigrati, regolari o clandestini, attraverso il rilevamento delle loro impronte digitali.

Se quest'ultima boutade di Brutti, sottosegretario agli omissis di Stato e carabiniere ad honorem per aver sostenuto la riforma che attribuisce ancora più poteri all'Arma, finirà come prevedibile nel repertorio delle demenzialità a soggetto, in compagnia di Pierferdinando Casini che, da destra, ha subito rilanciato auspicando che la polizia prenda le impronte digitali a tutti i cittadini, immigrati e residenti, criminali e incensurati; resta purtroppo il dato che questo tipo di logica è ormai trasversale a tutti i partiti e rende "normale" uno stato di polizia che vede gli immigrati sia come vittime che come alibi per la sistematica negazione di libertà individuali e collettive.

A riprova che quanto andiamo sostenendo non è un'allucinazione, vi è il corposo rapporto che Amnesty International ha dedicato anche quest'anno a "L'Italia e i diritti umani", in cui vengono denunciate e documentate le innumerevoli violazioni registrate in Italia, con particolare riguardo "al non rispetto dei numerosi provvedimenti amministrativi e legislativi adottati contro la tortura e i maltrattamenti (...) da parte di forze dell'ordine, polizia penitenziaria e membri delle forze armate", inoltre vi è espresso il "il timore che in alcune prigioni e in alcuni centri di detenzione temporanea per stranieri, le condizioni di detenzione siano complessivamente crudeli, inumane e degradanti" e, riguardo il problema dei rifugiati, si afferma che "il tema del diritto d'asilo è un buon banco di prova per valutare quanto l'Italia sia davvero disposta ad impegnarsi concretamente in difesa dei diritti umani".

Un banco di prova su cui si sono intanto aggiunti i morti del Vulpitta e di Ponte Galeria, gli orrori di via Corelli, i rastrellamenti contro i campi rom e l'ordinaria violenza poliziesca.

Sandra K.



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