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Da "Umanità Nova" n.39 del 3 dicembre 2000

Trieste: corteo contro la repressione
Dopo 98 anni, siamo ancora qui!

L'iniziativa di protesta di sabato 25 novembre contro la montatura a danno di alcuni anarchici triestini e di altri giovani, accusati di "associazione sovversiva con finalità di terrorismo", ha avuto un risultato sostanzialmente positivo. La proposta di mobilitazione partita dai gruppi anarchici e libertari della regione (in particolare di Pordenone e Udine) ha incontrato l'adesione di diverse realtà locali, da un'Assemblea di Solidarietà, appena sorta in funzione antirepressiva, a gruppi studenteschi come "Fragole e sangue" e "Schegge impazzite", ai "Nuclei di Iniziativa Proletaria" di area marxista, a singoli militanti dei movimenti degli anni Settanta, tuttora attenti e attivi assieme a varie altre persone non appartenenti a nessuna precisa area politica comunque solidali con gli inquisiti.

Dalle ore 16 alle 20 un nutrito, e soprattutto animato, corteo ha attraversato il centro della città diffondendo messaggi di solidarietà agli accusati e di protesta contro gli inquirenti. Gli striscioni recavano scritte antirepressive, anche ironiche come "Polli in uniforme, stavolta l'avete fatta enorme", mentre volantini e cartelli informativi montati su grandi carrelli della spesa e un discreto numero di bandiere rossonere e nere attiravano l'attenzione dei numerosi passanti del sabato pomeriggio. Circa duecento manifestanti hanno aderito alle varie fasi dell'iniziativa, mentre varie migliaia di cittadini sono rimasti ad ascoltare i discorsi e gli slogan durante il corteo che si è fatto pienamente sentire.

Si sono ripetutamente denunciati gli aspetti inquietanti dell'inchiesta in corso - basata su labili indizi come il possesso di un paio di bottiglie di petrolio (usate dai mangiafuoco) rinvenute durante le perquisizioni -; la gravità delle accuse che prevedono più di quarant'anni di condanna massima per i vari reati previsti; i lati grotteschi di un riconoscimento poliziesco della rivendicazione firmata dai Nuclei Territoriali Antimperialisti (una sigla marxista-leninista che, se autentica, esprime nostalgia per le Brigate Rosse) e di una contemporanea accusa rivolta a dei libertari di matrice ideologica molto diversa, nonché le affermazioni ridicole dell'ordine di perquisizione che ha trasformato due vetri rotti in un grave danneggiamento al palazzo di via Genova 6, che ospita la sede dell'Istituto per il Commercio Estero, obiettivo del piccolo ordigno esploso il 15 settembre scorso.

Si è anche solidarizzato con la ventina di multati per blocco stradale (tra cui quattro degli indagati e vari anarchici) per una manifestazione spontanea antifascista del 16 settembre. Le multe ipotizzate sono previste fra i 5 e i 20 milioni a testa.

In vari interventi al microfono si sono rievocate le radici, lontane e vicine, della lotta libertaria e della repressione antianarchica. Con un breve excursus storico, un militante del Germinal ha ricordato le notevoli presenze anarchiche locali a partire dal primo sciopero generale triestino del febbraio 1902 (conclusosi con una quindicina di morti procurati dalla polizia del tempo, quella asburgica), ed è passato quindi agli scontri sostenuti con le squadre fasciste nei primi anni Venti. Ha ancora citato l'esilio di molti anarchici triestini, tra cui Umberto Tommasini, la generosa partecipazione alla rivoluzione sociale in Spagna e, infine, le coerenti scelte antinazionaliste del secondo dopoguerra quando la città di Trieste era dilaniata dagli appetiti dello stato italiano e di quello jugoslavo. E' stato poi fatto un riferimento agli anni Settanta quando, con l'arrivo di una nuova generazione antiautoritaria sorta nel Sessantotto, le iniziative antimilitariste e di controinformazione sulla Strage di Stato e l'assassinio di Pinelli venivano represse a colpi di denunce, processi e condanne.

In realtà le attenzioni particolari della polizia verso ogni attività anarchica a Trieste continuano fino ai giorni nostri: le semplici conferenze in sede hanno avuto regolarmente uno strascico di fermi e di provocazioni, conditi da minacce e intimidazioni. Tutto ciò con lo scopo di creare un clima di paura in chi si è avventurato in via Mazzini 11 e di formare una specie di "cordone sanitario" attorno alle iniziative del Gruppo Germinal. Ormai almeno un centinaio sono le persone , potenziali simpatizzanti, fermate e identificate negli ultimi anni nei pressi della nostra sede. E' un ulteriore dato significativo sulle condizioni della libertà di associazione e di attività politica nel nostro paese democratico.

Anche al corteo di sabato 25 novembre, gli apparati repressivi non si sono smentiti: non hanno direttamente attaccato i manifestanti, ma li hanno accompagnati, quasi circondati, con pulmini dai lampeggianti accesi e decine di poliziotti in tenuta antisommossa con caschi, manganelli, lacrimogeni e altro armamentario. Si sa, lo Stato deve dimostrare di avere il monopolio della violenza.

Fra l'altro finita la manifestazione, gli sbirri -tanto per non smentirsi- hanno fermato il furgone con l'amplificazione usato durante il corteo e identificato i guidatori.

Ciò non è bastato per isolare il corteo dal pubblico dei passanti, anzi sono stati ugualmente distribuiti migliaia di volantini e numerose copie di "Germinal", "Umanità Nova" e un apposito Dossier dedicato alla montatura.

In piazza Goldoni è stato ricordato l'assassinio di Pedro, un autonomo freddato dalla Digos nel 1985, e in Piazza Oberdan, luogo di incontro giovanile e dove sono avvenute varie aggressioni fasciste, sono stati espressi "timidi suggerimenti" agli inquirenti in evidente stato confusionale. Durante le soste previste, si sono esibiti vari giocolieri, mentre i mangiafuoco hanno pubblicamente usato un tipo di petrolio simile a quello sequestrato e incriminato.

Nel complesso si può valutare che la criminalizzazione degli anarchici, voluta da polizia e magistratura, non sia riuscita a creare il vuoto attorno a noi. E' quindi possibile, attraverso diverse azioni di controinformazione capillare e creativa, rovesciare sullo Stato e sulla sua traballante credibilità una vicenda repressiva dagli evidenti toni gonfiati, strumentali e grotteschi.

I prossimi appuntamenti contro la montatura sono a Udine l'uno e il due dicembre con presidio, concerto e festa di sottoscrizione.

Claudio e Federico

Per ricevere il Dossier, telefonare (040-368096, martedì e venerdì dalle 19 alle 21), o scrivere al Gruppo Germinal, via Mazzini 11, 34124 Trieste.

Ultim'ora
La notte, durante il ritorno a casa in autostrada, i compagni di Pordenone sono stati fermati da 5 volanti della polizia che li hanno intrattenuti con intimidazioni e rotture varie per un'oretta. In via del tutto confidenziale, è stato loro annunciato che 5 avvisi per illecito amministrativo (blocco stradale) arriveranno anche a loro.



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