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Da "Umanità Nova" n.39 del 3 dicembre 2000
inform@zione
Trapani: riaperto il Vulpitta, incriminato il prefetto
Mercoledì 15 novembre è ufficialmente riaperto il CPT
"Serraino Vulpitta" di Trapani, il lager in cui alla fine di Dicembre '99
morirono, com'è noto, sei persone in seguito a un incendio. La
riapertura è stata fortemente voluta dal ministero degli Interni che,
rivolgendosi al tribunale del riesame dopo che a Luglio il CPT era stato messo
sotto sequestro in conseguenza dell'esposto presentato dai Coordinamenti
Antirazzisti siciliani, ha fatto sì che scattasse il dissequestro
rilevando che i lavori di ristrutturazione (assolutamente risibili) fossero
sufficienti per migliorare le condizioni di sicurezza all'interno della
prigione.
L'inchiesta avviata quest'estate dalla magistratura si è però
conclusa sabato 18 in maniera sorprendente: a carico del prefetto di Trapani
Cerenzìa, sono state rilevate le accuse di omicidio colposo plurimo,
omissione di atti d'ufficio, lesioni colpose personali, omessa cautela contro i
disastri e gli infortuni.
L'esito dell'inchiesta può essere certamente considerato un altro
piccolo successo della campagna di "verità e giustizia" promossa dagli
antirazzisti siciliani, se non altro perché mette nero su bianco una
serie di responsabilità istituzionali che non potranno essere più
ignorate. Il provvedimento di riapertura appare dunque ancora più
vergognoso: rimettere in funzione il "Vulpitta" è un atto di vera
provocazione nei confronti di tutte quelle persone che subiscono
quotidianamente le politiche razziste e discriminatorie di questo governo fino
a morirne, come è successo a Trapani.
Per ricordare Rabah, Nashreddine, Jamel, Ramsi, Lofti, Nasim che hanno perso la
vita, per far luce sulle responsabilità e omissioni nella strage, per
protestare contro la riapertura del Centro e per ottenere la chiusura di tutti
i CPT, manifesteremo il 28 dicembre prossimo a Trapani.
Alberto La Via
Parma lotta per la casa
A Parma trovare casa per chi non ha soldi è praticamente
impossibile. infatti gli affitti richiesti dai privati oltrepassano il limite
dello strozzinaggio (arrivano a chiedere, quando va bene, tranquillamente
600-700 mila lire per un monolocale vecchio ed in posizione decentrata), le
case popolari sono poche e di quelle poche un gran numero è tenuto
sfitto.
Il problema è particolarmente drammatico per gli extracomunitari ai
quali è chiesto di lavorare e di produrre ma di dormire poi in macchina
o sotto i ponti visto che il mercato immobiliare privato o li esclude,
perchè , testuali parole, "se c'è un immigrato il valore del
palazzo si svaluta", o pretende da loro un affitto di circa il 30% più
alto di quello ,già esorbitante, richiesto ad un parmigiano. dal canto
suo il comune riesce solo ad "offrire" pochi ed invivibili centri di prima
accoglienza, dai quali gli immigrati transitano per venire spremuti e poi
ributtati in strada.
di fronte a una simile situazione l'unica soluzione è quella di una
lotta congiunta fra immigrati e proletari italiani per
pretendere, e non chiedere in ginocchio, quei diritti che, come
quello alla casa, spettano ad ogni essere umano in quanto tale.
Per parlare di questo e per iniziare un cammino comune di lotta il comitato
antirazzista di Parma ha organizzato sabato 18 novembre un'assemblea pubblica
nell'ambito della quale è stato proiettato un video sulle condizioni
abitative degli immigrati a Parma.
Il dibattito ha visto l'intervento di numerosi extracomunitari e dei compagni
del collettivo senza frontiere di Bologna che hanno parlato della loro
esperienza di lotta.
Per chi volesse contattare il comitato antirazzista i recapiti sono:
katia 0521-294244 e-mail ciobinss@libero.it
irene 0521 238666
Carrara
La CGIL e la frana
Nell'ultimo tratto del viale XX Settembre prima della salita per entrare
a Carrara, sulla destra, a ridosso della collina di Ficola, si erge la
nuovissima sede della CGIL, inaugurata con gran pompa e mistificazione storica
lo scorso aprile (si veda U.N. n. 14/00, a pag. 7). Con le piogge torrenziali
che hanno sconvolto fra l'altro l'alta Toscana e la Liguria in questo autunno
2000, una parte della collina retrostante la palazzina è franata
causando gravi danni e continua a minacciare il lucente fabbricato.
Peccato che la cosa sia stata prevista da oltre 15 anni!
Nella prima metà degli anni '80 una pioggia insistente fece smottare un
po' di terreno (ben poco in confronto ad oggi) della collina dietro l'attuale
edificio che ancora non esisteva, causando l'inclinarsi di alcuni alberi. Con
il pretesto di sistemare il piazzale, il proprietario mise all'opera una
scavatrice che ben presto, oltre al terriccio caduto, ampliò il piazzale
fino alle sue dimensioni attuali, ovviamente rimuovendo il terriccio che alla
base sosteneva la collina ora franata. Immediata fu la risposta popolare: si
formò un Comitato di alcuni abitanti della frazione che distribuì
volantini in difesa di quell'angolo di verde, denunciando che gli sbancamenti
lasciavano facilmente immaginare una speculazione edilizia e indubbiamente
avrebbero causato maggior dissesto. Il proprietario, un piccolo industriale di
macchine per la costruzione del marmo, con simpatie di destra si
inviperì, mentre il sindaco Costa, a capo di una ferrea giunta di
sinistra, quando finalmente si degnò di ricevere alcuni componenti del
Comitato, promise e spergiurò che su quel terreno mai sarebbe sorta una
costruzione.
Miracoli della trasversalità delle mafie di potere e di affari, passati
alcuni anni, calmate le acque, la palazzina che ospita la CGIL prese corpo. Ma
i suoi dirigenti non si sono mai rapportati con l'ambiente o le istanze di
base, e non hanno mai visto gli sbancamenti né letto quei volantini. Non
c'è da meravigliarsene: basti ricordare l'ottusità con la quale
localmente quella centrale sindacale si è opposta all'Assemblea
Permanente dei cittadini in lotta contro la Montedison, arrivando ad incitare i
suoi aderenti, finché questi passarono ad azioni punitive nei confronti
di chi lottava contro l'inquinamento, giusto in quegli anni.
È lecito ritenere che se i dirigenti CGIL avessero tenuto conto dei
suggerimenti provenienti dai "comitati spontanei", anche nel caso della collina
di Ficola, oggi la Confederazione non si troverebbe nella situazione franosa
che, se a Carrara è concreta e materiale, a livello nazionale è
altrettanto e forse più importante sul piano morale.
A.Enne.
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