unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n.40 del 10 dicembre 2000

Economia criminale
L'alleanza tra governi, mafie e banche

L'intervento che segue sarà esposto dall'autore nel seminario internazionale "I crimini della globalizzazione" che si terrà a Palermo dal 13 al 15 dicembre.

Economia e criminalità: due fenomeni distinti e che, tuttavia, spesso si intersecano nella storia dell'umanità. Intrecci, collusioni, incursioni dell'uno nel campo dell'altro, sono stati e sono parte della vita di tutti o quasi i paesi. Un certo grado di criminalità era considerato patologico ed inevitabile nell'economia. Ma la loro differenza sostanziale li rendeva distinti, distinguibili, individuabili, premessa per poter estirpare la criminalità dall'economia. La crescita della criminalità soffocava l'economia e da qui la loro inconciliabilità oltre un certo limite, molto basso. Il ruolo dello stato e delle istituzioni era quello di proteggere l'economia ed il mercato dalla criminalità.

Da qualche decennio, nelle economie del mondo più ricco, capitalistico, sviluppato, non è più così. Questa antica dicotomia si è trasformata in sintonia, e lo stato e le istituzioni ne garantiscono il funzionamento dando piena libertà alla finanza ed alle tecnologie che sono gli strumenti del nuovo dominio nelle mani di una nuova alleanza tra governi, mafie transnazionali e banche.

Degli stati della mafia si è parlato apertamente con riferimento agli "altri": la Russia, l'Albania, il Montenegro, ecc. Un po' meno, e con imbarazzo, da quando si è scoperto che il "capitale di rischio" alla mafia Russia di Eltsin è stato fornito dalle istituzioni finanziarie internazionali (il Fondo Monetario Internazionale) e dal paese guida dell'occidente (gli Stati Uniti) che avrebbero dovuto controllarli. Si è anche parlato di comuni o regioni della mafia, con riferimento all'Italia. Ci si è dimenticati di ricordare che questi sono i piccoli feudi liberati ed occupati dai grandi paesi capitalistici, che della "criminalità" rappresentano la testa. E' di questi giorni la notizia che il grande contrabbando di sigarette per miliardi di lire viene gestito da un'alleanza tra transnazionali, mafie internazionali e banche (italiane) servendosi degli stati cuscinetto che sono stati creati dall'occidente con le recenti guerre umanitarie. Le banche non si erano chieste da dove provenissero quei soldi. Le istituzioni nazionali preposte al controllo delle banche erano troppo impegnate a parlare di "etica e finanza" per accorgersi di questi traffici.

Lo "stato del mondo" oggi è molto grave. La criminalità non è al potere, è il potere. Per nasconderlo vengono sollevati dei polveroni. Soprattutto si cerca di far credere che la criminalità sia ancora un fenomeno marginale, causato da chi crea insicurezza all'angolo della strada, insidia le ragazze ed i bambini nelle scuole o nelle famiglie, di chi non sa inserirsi nel mondo buono. La speculazione finanziaria, sulla quale si reggono le grandi società transnazionali e che è divenuta il carattere distintivo del nuovo capitalismo, mediante la borsa ed i paradisi fiscali, viene ridotta a fenomeni di evasione dell'artigiano all'angolo della strada o alla smania di arricchimento dei pensionati. Il grande commercio mondiale di organi umani, vivi e morti, cioè la prostituzione ed il commercio di organi, che oggi fanno la fortuna delle banche e delle società di trasporto, si effettua con i container, con le navi, con le collusioni alle frontiere e dentro gli stati da parte delle grandi istituzioni e professioni della scienza, viene ridotto ad un fenomeno di balordi o di spostati che vivono ai bordi delle strade. Il commercio degli schiavi, ripristinato in larga scala, e quello dei bambini, vengono addossati a deviazioni personali, ai pedofili, a biechi sfruttatori.

Fenomeni di cui si riconosce la gravità, ma per i quali si insiste sulla loro marginalità dai flussi sani della finanza e dell'economia capitalistica. Alla "tolleranza zero" - osserva giustamente Le monde diplomatique - a cui si fa appello contro il piccolo delinquente prodotto della precarietà e della disoccupazione, si risponde con la "repressione zero" verso la grande criminalità finanziaria.

Ci si dimentica però di dire che tutte le forme di criminalità, dalle più particolari e piccole a quelle più grandi, hanno un unico collante che le unifica, le fonde con i circuiti dell'economia, e le rende controllabili: la finanza. La nuova economia è questo: è un sistema anonimo di arricchimento che si è sostituito alla corposità e realtà del mercato, capace di fondere e riciclare i grandi capitali accumulati dall'economia criminale. Ogni distinzione tra economia e criminalità viene rimossa. I mezzi tecnici di questo miracolo diabolico sono le tecnologie informatiche e la moneta. Non è un caso che anche la nostra povera Europa la si vuole costruire creando queste due arterie preferenziali. Il risultato è un sistema economico "drogato", capace di garantire alla splendida Unione una nuova forma di accumulazione primitiva alimentata dai flussi di denaro e di corpi straziati che vengono nel nostro paradiso terrestre soprattutto da quelle terre sventurate dell'Est europeo che noi abbiamo colonizzato.

Ma quanto pesa oggi la "criminalità" sull'economia dei paesi "sviluppati"? Si può tentare una valutazione per grandi aggregati ed integrarla poi con dati di "dettaglio". L'economia della globalizzazione si basa sui cinque pilastri della criminalità economica: a) le transazioni finanziarie, che rappresentano il riciclo di tutte le altre forme di criminalità; b) il commercio di armi e materiali nocivi; c) il commercio di organi viventi e sezionati; d) il commercio della droga; e) l'inquinamento ed il saccheggio della natura.

Il "resto" delle nostre economie, quello rivolto a soddisfare i veri bisogni e le economie reali, è il sottoprodotto di questi settori, un fenomeno residuale spesso tenuto ai margini e nell'illegalità. Basti pensare al ruolo di guida sull'orientamento dei bisogni che esercitano le tecnologie militari, dai cui cascami provengono in misura crescente i prodotti della "nuova economia" .

Ma vediamo più da vicino il bilancio di queste attività. I guadagni finanziari delle grandi società, ovviamente quotate in borsa, costituisce circa la metà delle loro entrate complessive. Il loro peso sull'economia è molto superiore per l'effetto onda che producono mediante il sistema delle società collegate.

I "profitti" annuali sul traffico delle droghe "naturali" costituiscono nell'economia mondiale circa 300-500 miliardi di dollari. Le droghe sintetiche, l'ultimo strillo della nuova economia, rappresentano ormai un mercato altrettanto ricco e su questo il controllo dei paesi "sviluppati" si è accresciuto poiché la produzione avviene direttamente nei mercati di consumo: in Belgio, in Italia, in Spagna. Il fatturato dell'industria della droga rappresenta circa l'8-10% del commercio mondiale (Le Monde Diplomatique, avril 2000, p. 5).

Le cifre sulla prostituzione non sono certo da meno. Il "fatturato" della prostituzione è in paesi come l'Italia almeno pari a quello di interi settori produttivi come il tessile e l'abbigliamento. Se a queste forme si aggiungono le frodi, le contraffazioni, la pirateria commerciale, ecc., tutti fenomeni a dimensione transnazionale e quindi ad alto contenuto tecnologico, si arriva ad un totale di molto superiore ai 1.000 miliardi di dollari annui, cioè a circa il 20% del commercio mondiale.

Un capitolo a parte merita la nuova industria del commercio di organi. Una industria altamente tecnologica, che canalizza organi umani oltre a quelli della prostituzione dai paesi dell'Est europeo (Russia, Albania, ecc.) verso le società sviluppate dell'Unione Europea e degli Stati Uniti. Un traffico che richiede specialisti del prelievo e del trapianto, ospedali ed attrezzature moderne, banche in grado di ricevere gli ingenti capitali provenienti da questi affari senza fare troppe domande.

Il commercio di organi è anch'esso parte integrante della nuova economia. Ha le sue borse mondiali. La più nota è quella di Mosca: 3000 dollari per un rene, 8000 dollari per il fegato ed altri organi interni. Da 15000 a 20000 dollari per il cuore. In questo paese si cerca di far fronte alla crescente domanda ricorrendo al rifornimento in serie dei pezzi di ricambio. Durante la guerra in Cecenia, ad esempio, esistevano "reparti speciali" che seguivano le truppe per effettuare il prelievo di organi dai giovani caduti, forse morti, chissà.

La grande miseria del nostro tempo non la misura tanto sulle forme della criminalità quanto sui rimedi che si propongono. La finanza è criminale, bene tassiamola, recita una delle proposte più "progressiste" avanzate. Poi devolviamo quelle cifre, di certo alte vista la dimensione del fenomeno, a fin di bene. Perché allora non tassare la prostituzione ed il commercio di organi, visto che tanto esistono. Con gli introiti potremmo fare asili per i figli delle prostitute e mandare un regalo di Natale ai genitori di quei "desparecidos" della globalizzazione finiti sui tavoli operatori per donare i loro organi ai ricchi consumatori dei paesi cristiani dell'occidente.

Bruno Amoroso



Contenuti UNa storia in edicola archivio comunicati a-links


Redazione: fat@inrete.it Web: uenne@ecn.org