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Da "Umanità Nova" n.41 del 17 dicembre 2000

Nizza: l'Europa delle libertà negate
La benda di Garibaldi

La benda calata sugli occhi di bronzo della statua di Garibaldi è probabilmente destinata a diventare un emblema del summit europeo di Nizza. Quello che una mano misericordiosa ha voluto fare per evitare all'eroe dei due mondi, pietrificato in un monumento che troneggia sull'omonima grande piazza dedicatogli dalla città natale, la visione dello spettacolo del ridisegnarsi del potere sul suolo europeo, rovescia la logica delle mutande imposte ai nudi michelangioleschi; qui le vergogne erano talmente diffuse da imporre la chiusura degli occhi.

La vergogna delle libertà negate

Immenso lo schieramento di polizia e di CRS, le truppe speciali antisommossa, che hanno letteralmente blindato la zona del summit, gli alberghi che ospitavano le delegazioni, e tutto quello che poteva essere obiettivo di manifestazioni. Immenso, arrogante e provocatorio. Ce ne siamo accorti già lungo il viaggio per arrivare a Nizza; alla frontiera di Ponte S. Ludovico, al di là dell'ultimo tunnel 'italiano', un imponente schieramento attendeva, per soppesare e, nel caso, per reprimere, chiunque si azzardasse a passare di là. Non solo veniva sospeso il trattato di libera circolazione e ripristinato il controllo di frontiera, ma tale controllo veniva esercitato ad arbitrio, indipendentemente dalla validità dei documenti di espatrio presentati. Da parte italiana non si era da meno; centinaia e centinaia tra poliziotti e carabinieri, armati di tutto punto, e impiegati per impedire il contatto con la sbirraglia francese. Un gioco delle parti che ha riconfermato la tendenza unitaria delle polizie di tutto il mondo nella lotta alla 'sovversione'. Il fatto poi che ne sia andato di mezzo un treno 'da protesta civile ed esemplare' - come si sono espressi i vari esponenti presenti, da quelli dell'ARCI, ai giovani comunisti, alle tute bianche - la dice lunga sull'intelligenza dei celerini, giustamente stigmatizzata dai soliti esponenti che lamentavano l'evidentemente poco efficace controllo effettuato nei confronti dell'ala 'dura' del movimento, visto l'andamento delle manifestazioni di Nizza. Deve essere sfuggito a costoro la massiccia opera di prevenzione messa in campo dalla gendarmeria francese nei confronti di compagni anarchici impediti a partire da Bordeaux, Parigi, Valence e da un'altra decina di città francesi alla volta di Nizza con la pratica dei treni gratuiti.

La vergogna della carta dei diritti

L'approvazione della famigerata "carta dei diritti" è un altro tassello della politica di ridimensionamento (se non vera e propria distruzione) delle libertà economiche e sociali conquistate a caro prezzo dalle classi popolari europee. Al di là di frasi fumose e genericamente buoniste si deve infatti registrare come in essa non si fa cenno al limite di otto ore per il lavoro giornaliero né al principio "a lavoro eguale, salario eguale", alla libertà di manifestazione né al diritto di avere un'abitazione, all'accesso garantito al lavoro né alla copertura assicurativa per la disoccupazione, e così via. Invece di una dichiarazione collettiva in grado di favorire l'armonizzazione delle varie situazioni nazionali in cui si trovano i diversi movimenti dei lavoratori al fine di evitarne la concorrenza e di scaricare i costi della ristrutturazione conseguente alla globalizzazione sulle loro spalle, si è preferito seguire la strada dei principi generali, tanto generali da essere generalmente inapplicati. Ma da chi persegue la costruzione di un Europa ben collocata sul terreno capitalista e in grado di difendere gli interessi privilegiati delle sue borghesie, non ci si poteva aspettare altro. Le manifestazioni di Nizza, il cosiddetto controsummit, hanno avuto il merito di denunciare fino in fondo questa manipolazione dell'informazione e delle coscienze che tendeva a presentare come progressiva una "carta" che invece si abbassa, nei contenuti, alle legislazioni e alle normative più retrograde già esistenti nei vari paesi. Il solito "miglioramento" al ribasso a cui la sinistra di governo ci ha da tempo abituato.

La vergogna della sinistra di governo e della falsa opposizione

Il summit di Nizza ha offerto alla sinistra al governo in gran parte del territorio europeo l'occasione storica di dare vita ad un'Europa attenta al sociale, al bisogno di libertà, di giustizia e di eguaglianza ben diffuse su un suolo troppo spesso travagliato da guerre e massacri. La conclusione del summit ha evidenziato che per fare questa Europa bisogna liberarsi non solo dalla destra, ma anche dalla sinistra; da tutti questi tecnocrati che fondano le loro politiche sulla capacità di governo delle contraddizioni capitalistiche, sull'espansione dei mercati, sulle garanzie offerte ai poteri forti. Nizza da questo punto di vista ha chiarito molte cose. Ha chiarito come l'idea di fratellanza e sorellanza umana, l'aspirazione internazionalista sia pure ristretta ai confini europei, siano elementi che non appartengono più (e da tempo ormai) ad una sinistra interessata unicamente alla gestione del mercato, alla difesa del capitale nazionale, della burocrazia statale. Ha chiarito anche la collusione esistente tra i vertici sindacali e questa sinistra di governo, allorquando la mobilitazione dei lavoratori, grande, generosa e significativa, come quella che si è vista per le strade nizzarde il 6, è stata indirizzata, secondo finalità politiche, a semplici aggiustamenti dell'impianto del summit e non ad un suo affossamento in direzione di un'azione sociale centrata sui reali interessi dei lavoratori. A questa logica non si sottraggono buona parte di quei raggruppamenti che sulla politica dei "diritti" stanno giocando tutte le loro carte, istituzionalizzandosi progressivamente e manipolando opportunisticamente quanti li continuano a ritenere centri di iniziativa antagonista, con azioni spettacolari, confronti di piazza, sempre più mediati e "governati". Ma non sempre i giochi tornano. Anche a Nizza, come a Seattle, Montreal, Praga, ecc., alcune migliaia di manifestanti hanno dichiarato a chiare lettere il loro no a questa Europa dei padroni e dei tecnocrati, all'Europa fortezza contro i migranti, all'Europa del privilegio. E tra loro, come sempre, gli anarchici, che hanno pagato il loro tributo con arresti, botte e processi (il primo di febbraio contro cinque compagni della FAF, la Federazione Anarchica di lingua francese). Molto rilievo è stato dato dalla stampa e dai media in generale alle vetrine infrante, allo sportello bancario incendiato, alle auto rovesciate: il solito sistema adottato quando si vuole distogliere l'attenzione dalla critica politica. E come al solito occorre ripetere che "se il dito indica la luna, lo sciocco guarda il dito". Ciò non toglie che occorre cogliere i limiti di una azione politica ancora troppo chiusa su se stessa, troppo interessata a quel che si dice e si fa nel cortile di casa, in sostanza troppo autoreferenziale. La grande energia di liberazione che sta dietro alle continue mobilitazioni contro il WTO, il Fondo Monetario, la Banca Mondiale, il G20 ed i vari organismi del potere mondiale e che ha ridato fiato e ossigeno ad un movimento sociale costretto sulla difensiva dall'attacco capitalista in chiave liberista garantito dallo Stato, rischierà di esaurirsi presto se non sarà in grado di confrontarsi e di rinforzarsi con l'apporto decisivo delle classi popolari, dei lavoratori, dei precari, dei migranti. Dal sindacalismo di base alle organizzazioni libertarie, agli atenei libertari, ai centri sociali, troppe sono le frammentazioni, le divaricazioni esistenti. Occorre lavorare per il loro superamento, per la costruzione di un fronte di lotta sempre più ampio e sempre più radicale. Il nervosismo delle forze del disordine, della sbirraglia, l'acuirsi della repressione, la sospensione dei diritti, sono un indicatore della preoccupazione esistente ai piani alti del palazzo del potere.

Continuiamo a guardare la luna.

Nicoise salad



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