![]() Da "Umanità Nova" n.41 del 17 dicembre 2000 Scuola in scioperoÈ mia opinione che l'attuale fase contrattuale nella scuola renda visibile un significativo punto di crisi della politica padronale, governativa e sindacale per quel che riguarda la formazione, in primo luogo, e che questo punto di crisi possa, non debba, avere implicazioni più ampie di quello che riguarda la categoria dei lavoratori della scuola. Una tesi come quella che ho esposto può essere il prodotto della mia particolare collocazione sociale come insegnante e sindacale come militante e potrebbe essere il frutto di un'attitudine eccessivamente ottimista. richiede, Di conseguenza, ritengo doveroso indicare le ragioni di questo convincimento. Da circa un anno, dalla rivolta di gennaio febbraio contro il concorso indecente, sono all'ordine del giorno due questioni:
Se consideriamo, inoltre che:
L'anno che volge alla fine ha visto mutare radicalmente un quadro sociale che sembrava chiaramente definito. La resistenza al concorso indecente e ad ogni tentativo di dividere gli insegnanti in salvati e sommersi va in controtendenza rispetto alla politica dominante nel settore pubblico e altrettanto si può dire della richiesta di forti aumenti salariali. Questa contraddizione si è intrecciata con il mutare del quadro politico e sindacale:
La risultante delle mutazioni del quadro sociale e di quello politico sindacale è, appunto, la ripresa da parte di CGIL, CISL,UIL e SNALS della pratica dello sciopero dopo quattordici anni di astinenza per i primi tre e dieci per il quarto. È interessante rilevare come il buon andamento dello sciopero del 9 ottobre, certo favorito da una buona copertura mediatica, dall'appoggio di settori dell'amministrazione, dal fatto di precedere quelli del sindacato alternativo, dimostri, comunque, che il sindacato di base può contare su di un'area che ha delle aspettative se non fiducia nei confronti dei sindacati istituzionali. Queste aspettative sono per la burocrazia sindacale una risorsa ed un pericolo. Se il governo non si deciderà a concedere qualcosa, infatti, l'apparato dei sindacati maggiori rischia il discredito proprio sul terreno che ne è la forza: la credibilità ed il "realismo". Dal punto di vista del sindacalismo di base, questa vivacità è, certamente, un problema nuovo. Lo sciopero del 7 dicembre ha visto, per la prima volta, la convergenza. nelle date se non nella piattaforma, di tutto il sindacalismo scolastico. È interessante notare che l'adesione è stata notevolissima ma che le manifestazioni di piazza sono state di dimensioni rispettabili ma non oceaniche. Sembra esservi, in altri termini, una sorta di disincanto: si sciopera, ed è una novità straordinaria in una categoria come quella dei lavoratori della scuola, ma non si pratica la piazza come luogo di visibilità anche, ma non credo principalmente, grazie alla scelta di un giorno adatto ad allungare un ponte e che, a Milano, è di vacanza. Ora la situazione dovrebbe chiarirsi, il governo farà una nuova offerta che sarà un mix di concessioni, poche, e di promesse, molte e legate alla sua vittoria alle elezioni. I sindacati istituzionali dovranno scegliere se accettare o forzare la situazione ed è ipotizzabile che faranno la prima scelta. Il sindacalismo di base sarà posto in una situazione nuova perché dovrà denunciare i limiti dell'accordo ma anche valorizzare il nuovo protagonismo dei lavoratori della scuola. Una scommessa interessante. Ogni, anche parziale, rottura della concertazione andrà, comunque, utilizzata per allargare lo scontro al resto del pubblico impiego ed al settore privato. Si tratta, insomma, di concentrare le forze e di colpire la dove appaiono già ora delle crepe, un compito difficile ma non impossibile da realizzarsi. Cosimo Scarinzi
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