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Da "Umanità Nova" n.41 del 17 dicembre 2000

A Propos de Nice
Nizza: intervista a 4 anarchici. Una giornata di lotta, tra lacrimogeni, arresti, botte e azioni dirette

Il titolo di un lungometraggio su Nizza girato negli anni '30 dal regista anarchico Jean Vigo e censurato per la sua crudezza ci pare il più appropriato a descrivere le giornate di mobilitazione nella cittadina rivierasca che ha accolto con migliaia di poliziotti in assetto antisommossa ed una pioggia insistente decine di migliaia di persone.

Il 6 e 7 dicembre vi si sono svolte le annunciate manifestazioni contro il vertice dell'Unione Europea. A Nizza è stata siglata la cosiddetta "carta dei diritti", una carta che, significativamente, è stata firmata a "frontiere chiuse" e tra i fumi dei lacrimogeni che hanno gassato i manifestanti giunti nella città francese per portare la voce dell'Europa degli esclusi contro quella dei capitali e delle polizie. Abbiamo intervistato 4 compagni anarchici che hanno partecipato alle mobilitazioni.

Sono con noi, Effe e Sa di Trieste, Sal e Vi di Alessandria.

Sal e Vi esordiscono: "Siamo arrivati a Nizza col treno, facendo un giro largo per evitare i blocchi predisposti dalla polizia francese ai principali valichi di frontiera.

La manifestazione del 6 è stata imponente: il nostro spezzone di corteo, in cui oltre ad un gruppetto di italiani vi erano i francesi della Federation Anarchiste, la CGT spagnola con le sue bandiere rosse e nere e gruppi di anarchici inglesi, tedeschi e greci, ha cominciato a sfilare dopo tre ore. Nizza era completamente bloccata dal corteo.

In serata un folto gruppo si è diretto verso la stazione centrale per manifestare in solidarietà con gli italiani il cui treno era stato bloccato a Ventimiglia. La polizia li ha caricati prima che arrivassero alla stazione facendo massiccio uso di lacrimogeni urticanti al cloro. Un ragazzo napoletano è stato picchiato e fermato."

Effe e Sa di Trieste proseguono: "In pulmino nella notte tra il 6 e il 7 abbiamo attraversato la frontiera per la statale e siamo arrivati a Nizza verso le 7 e mezza del mattino. Lì abbiamo incrociato un corteo proveniente dalla stazione che si dirigeva verso la zona del vertice. Circa tremila i manifestanti, tra cui spiccavano gli inglesi di Socialist Worker, i baschi, gli spagnoli della CGT e numerosi compagni anarchici francesi, svizzeri, italiani e tedeschi. In complesso l'area anarchica libertaria e anarcosindacalista costituiva un terzo del corteo."

"Noi - interloquiscono Sal e Vi - la sera del 6 abbiamo partecipato all'assemblea organizzativa per le iniziative del giorno dopo. Il progetto, anche se non supportato da una buona logistica, era di fronteggiare la polizia in vari punti, facendo blocchi. Il giorno dopo di buon'ora ci siamo diretti verso il luogo dell'appuntamento. Gli anarchici erano presenti in più punti. La polizia aveva piazzato transenne lungo tutto il perimetro che delimitava la zona del summit, l'Acropolis e l'albergo che ospitava i delegati. Dal blocco cui abbiamo preso parte, dove rilevante era la presenza dei compagni della Federation Anarchiste, vediamo arrivare il corteo proveniente dalla stazione. Immediatamente partono i lacrimogeni della polizia che disperdono i manifestanti."

"Mentre il corteo sta raggiungendo il primo gruppo" intervengono Effe e Sa "la polizia comincia a sparare lacrimogeni: il corteo prosegue nonostante il gas e tenta di dividersi in diversi spezzoni che nelle varie vie attuano blocchi: reggiamo pochi minuti sotto il tiro incessante dei lacrimogeni. Il corteo si ricompatta e raggiunge una piazza limitrofa. Lì cerchiamo di fermarci, fronteggiando la polizia, ma veniamo gassati nuovamente: il corteo riparte e dopo alcuni giri torna a dirigersi verso la zona del summit. Comincia un fronteggiamento di circa un'ora con i gendarmi che, pur senza avanzare, non risparmiano i lacrimogeni. Saltano le vetrine di un'agenzia immobiliare e di una banca, che alla fine brucia. Ci ritiriamo di corsa ed il corteo si disperde in due tronconi principali. La polizia è sempre alle nostre calcagna continuando a sparare lacrimogeni, sospingendoci verso la periferia. Saltano altre vetrine: tutte le banche, le agenzie di credito e gli autosaloni pagano pegno. Una concessionaria della Volvo prende fuoco, anche i cassonetti bruciano e vengono erette barricate volanti. Arriviamo alla palestra luogo delle assemblee di movimento e finalmente la polizia si ritira. La situazione ci pare tranquilla e ci dirigiamo al punto di incontro con i nostri compagni di viaggio. Ci riferiscono che i compagni riuniti in palestra, saputo dell'arresto del ragazzo napoletano, si sono diretti verso la gendarmeria, tentando di sfondarne la porta. La polizia ha caricato violentemente, costringendo i manifestanti verso la palestra, che viene raggiunta dal fumo dei lacrimogeni."

Sal e Vi intervengono dicendo: "Dopo le cariche ci dirigiamo verso il gruppo che presidiava la via accanto, ma dopo un po' torniamo sui nostri passi per verificare che i compagni che avevamo lasciato lì stessero bene. Il blocco è ancora saldo e vi rimaniamo finché i compagni valutano di spostarsi verso altre zone. Passare da una parte all'altra non è facile perché ovunque sono piazzati poliziotti e transenne.

Noi andiamo verso la palestra, fermandoci brevemente a mangiare. Appena arrivati ci riferiscono che la polizia ha appena caricato i compagni. Le vie limitrofe sono invase da un fumo acre. Anche in palestra comincia a filtrare il gas e la polizia minaccia di entrare con un idrante. Dai giornali apprenderemo che i poliziotti hanno indirizzato l'idrante all'interno della palestra. Usciamo dal retro: i gendarmi caricano nuovamente. Inizia un pomeriggio di scontri, tra auto rovesciate e cassonetti incendiati per erigere barricate. Durante l'intera giornata, per quanto abbiamo potuto constatare, le cariche sono sempre partite dalla polizia e le azioni compiute sono state una reazione alla repressione poliziesca. Ad un certo punto ci infiliamo in un vicolo e ci troviamo la polizia alle spalle e di fronte: non c'era più via d'uscita. Eravamo una dozzina: parecchi vengono picchiati duramente sul posto. Abbiamo visto una ragazza trascinata a forza sul cellulare pesta e sanguinante." "Io, - racconta Sal - vengo gettato a terra, tento di fare resistenza e mi becco una manganellata nella schiena e sotto l'occhio e varie altre pedate. Cercano di stringermi i polsi con le fascette da elettricista: dopo vari tentativi, non senza avermi sbattuto con la faccia contro il muro, riescono nel loro intento e mi caricano in malo modo sul furgone". "Anch'io, - interviene Vi - vengo presa e legata: mi stringono i polsi con brutalità. Resterò tre ore con le mani legate dietro la schiena; quando finalmente vengo slegata i polsi sono doloranti, le mani gonfie e faccio fatica a piegare le dita. Al ritorno ad Alessandria al pronto soccorso mi daranno 5 giorni di prognosi." "Arrivati in questura - prosegue Sal - veniamo sottoposti ad interrogatorio. La comunicazione non è facile perché l'interprete arriva solo verso la fine. Mi contestano la partecipazione ad un corteo armato. Certo non hanno torto: i gendarmi erano armati di tutto punto... Rispondo rivendicando la partecipazione alla manifestazione e la mia identità di anarchico. Mi comunicano che sono in stato di fermo in attesa di accertamenti e che ho diritto ad una telefonata ad un parente. Peccato che poi mi dicano che all'estero non posso telefonare! Mi portano in carcere, dove i parecchi fermati vengono divisi in gruppi di 4 ,5 persone in celle sorvegliate tramite telecamere. Veniamo poi chiamati ad uno ad uno, spogliati, perquisiti e privati di cinghie e stringhe; ci fotografano e rilevano le impronte delle cinque dita. Dalle testimonianze raccolte in seguito apprendo che i fermi sono stati numerosi e che parecchi compagni sono stati presi mentre passeggiavano o si dirigevano ai pullman per tornare." "Anch'io vengo sottoposta ad interrogatorio, - interloquisce Vi - mi chiedono come sono arrivata e con chi, dove ho dormito, se avevo visto gente lanciare sassi... Naturalmente non ho risposto alle domande. Mentre ero in attesa dell'interrogatorio noto parecchie persone abbigliate come manifestanti confabulare con i poliziotti in divisa: evidentemente si trattava di sbirri travestiti per spiare i manifestanti." Sal conclude: "Dopo parecchie ore dalla cattura, io ero stato preso intorno alle 2,30 del pomeriggio, vengo rilasciato. Sono le 10 di sera. All'uscita trovo Vi che era lì da pochi minuti ed insieme andiamo a cercare i compagni."

Sal, Vi, Effe e Sa concordano nel considerare positivo il bilancio della giornata: "Sebbene non siamo riusciti a raggiungere il palazzo del vertice, abbiamo reso visibile la nostra opposizione e mostrato il vero volto di quest'Europa dei capitali e dei gendarmi".

Intervista a cura di Maria Matteo



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