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Da "Umanità Nova" n.41 del 17 dicembre 2000
Dietro la sigla libertari: capitalisti e leghisti
A tutto c'è un limite
Un vecchio compagno ricordava di avere una volta chiesto con infantile
curiosità a Errico Malatesta chi fossero i liberali e lui gli aveva
più o meno risposto: "I liberali sono quelli non vogliono la
libertà... degli altri".
Credo che in quella battuta ci sia la chiave per comprendere chi siano coloro
che, definendosi libertari o anarchici di centro, hanno organizzato a Milano
nei giorni 8-9 dicembre un convegno su "Federalismo e Libertà".
Basta aver letto i nomi di alcuni partecipanti e relatori invitati, tra cui
noti anticomunisti viscerali, (ex)giornalisti forcaioli, un filogolpista e
persino il governatore della Carinzia, tale Haider, per comprendere che di
"libertario" e tanto meno di anarchico non c'è proprio niente dietro
questa spudorata operazione politico-culturale.
Se poi, qualche compagno con uno stomaco a prova di gastrite, ha il tempo di
visitare il loro sito scoprirà altri link ad esso collegati, comprese
tutte le sigle del leghismo, tra i quali senz'altro spiccano: "Capitalismo e
Libertà, che già la dice lunga sin dal titolo; il sito degli
Studenti Anarco-Libertari, che hanno pure l'ardire di citare il povero Max
Stirner, e il sito del Veneto libertario.
Libertarissima, con un sottotitolo da incubo in cui si mettono insieme
Liberali, Libertari, Capitalisti, Individualisti, Antistatalisti,
Antiproibizionisti, Secessionisti, Federalisti, Miniarchici, Anarchici,
(sic).
Volendo poi addentrarsi nei "contenuti" teorici di questa sedicente
associazione si possono leggere gli articoli della loro rivista Enclave (con
tanto di A cerchiata verde) in cui, oltre a trovare costanti apologie della
proprietà privata e della libera impresa che si richiamano
esplicitamente al cosiddetto "anarco-capitalismo" americano, si può
trovare una difesa politica di Haider e una farneticazione di tale Vittorio
Galli su gli "Anarchici di centro" in cui, per nostra fortuna, si prendono le
distanze da "un estremismo libertario che, per semplicità, definiremo di
sinistra il quale esalta ogni genere di sovversivismo ed elogia in modo
indiscriminato ogni forma di marginalità", precisando che "Bisogna
assolutamente evitare che la legittimità a disobbedire a leggi imposte
sia confusa con il venir meno di ogni norma".
Di fronte a tutto questo, se da un lato non si può fare a meno di
riflettere su quanto ormai sia stato mistificato il termine libertario, di
volta in volta strumentalmente utilizzato dai socialisti craxiani, dai radicali
di Pannella e Bonino o da Forza Italia (solo per fare qualche nome...),
dall'altra non si può più ignorare il fatto che settori di
destra, anche estrema, stanno cercando altre identità in qualche modo
antagoniste e alternative e, in questo senso, l'anarchismo depurato dalla sua
dimensione rivoluzionaria, collettiva e di classe fa indubbiamente gola a
molti. Già un trentennio fa i neofascisti francesi più
spregiudicati scrivevano: "La Destra deve essere anarchica (...) Ora più
che mai bisogna radunare le condizioni per uno scatto elitario, articolare un
rifiuto eloquente, progettare una cospirazione esemplare. L'ordine, la
gerarchia, l'autorità, la comunità, l'azione e la contestazione;
questi sono i valori 'sovversivi' che offre agli uomini differenziati
l'anarchismo volto verso la rinascita europea".
Nessuno si illuda troppo però sulla nostra libertaria tolleranza: a
tutto c'è un limite.
Sandra K.
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