unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n.01 del 14 gennaio 2001

Razzismo di stato

Se per buonismo e stupidismo (...) si vuol far passare una tesi per cui il governo o la sottoscritta ritengono che fare integrazione significhi rinunciare a combattere l'immigrazione clandestina, lo contesto radicalmente. (Livia Turco, intervista su Il Manifesto 3.12.98)

Alla vigilia di Natale, è stato approvato alla Camera il provvedimento di modifica della legge Turco-Napolitano che, aldilà degli strepiti delle destre, rappresenta un ulteriore peggioramento di una legge già profondamente discriminatoria e repressiva quale è la Turco-Napolitano, a suo tempo (marzo '98) votata anche da Rifondazione Comunista allora facente parte del governo, basti ricordare che tale legge considerava e continua a considerare i cosiddetti Centri di permanenza temporanea per gli "irregolari" in attesa di espulsione, uno dei principali "punti-cardine" della politica governativa in materia d'immigrazione, come più volte ribadito dalla ministra della solidarietà e degli affari sociali (?!), la diessina Livia Turco.

La "novità" più eclatante di tale provvedimento riguarda l'accoglimento della proposta avanzata da un altro DS, il sottosegretario Massimo Brutti, riguardante il prelievo delle impronte digitali agli immigrati "qualora vi sia motivo di dubitare dell'identità personale dello straniero", in realtà tale pratica è già largamente applicata e, anche se formalmente non è stato sancito il reato di clandestinità, non riguarda soltanto gli immigrati "irregolari" o sospettati di aver violato la legge; infatti, all'ingresso forzato nei kampi di permanenza temporanea, è prassi normale prelevare le impronte degli immigrati come se si trattasse di un carcere qualunque.

Tale provvedimento poliziesco, peraltro di dubbia efficacia ed incerta funzionalità, se da un lato fa proprie le istanze più becere di criminalizzazione degli immigrati che provengono sia da alcuni settori sociali che da alcuni partiti che cavalcano razzismo e xenofobia, in realtà non cambia molto le cose, se non nell'immaginario collettivo di una società sempre più innamorata dello stato di polizia e delle maniere forti contro i nuovi "asozialen".

Senz'altro più grave, per le loro dirette conseguenze, appare la decisione di stabilire come pena la reclusione da 1 a 4 anni per gli immigrati che, dopo aver subito una qualsiasi condanna penale, rientrano clandestinamente sul territorio italiano violando il divieto d'espulsione pronunciato dal giudice; di analoga gravità la pena sino a 15 anni di reclusione prevista per chi favorisce la permanenza illegale di persone dedite alla prostituzione che, di fatto, renderà queste ancor più isolate e in balia delle organizzazioni malavitose.

Da notare tra l'altro la disparità di pena (da sei mesi a 2 anni di reclusione) prevista per i datori di lavoro che occupano lavoratori immigrati clandestini, per cui è molto più rischioso aiutare, a qualsiasi titolo, aiutare od ospitare una immigrata senza permesso di soggiorno che si prostituisce che sfruttare e ricattare un'immigrata irregolare nella propria fabbrichetta.

Ma forse l'aspetto maggiormente preoccupante di questa "revisione" della legge Turco-Napolitano è che resta confermato e persino incentivato l'impianto soprattutto poliziesco, secondo le linee già indicate dal trattato di Schengen, e l'istituzione dei famigerati kampi di permanenza rimane non solo riconvalidata ma risulta destinata ad essere in tempi brevi ulteriormente rafforzata con nuovi piccoli lager "più umani" in ogni regione, come anticipato dai prefetti di Gorizia, Firenze e - ultimo in ordine di tempo - quello di Padova, Gian Valerio Lombardi, che appena insediatosi ha dichiarato che: "Non si tratta affatto di un servizio d'assistenza ma, al contrario, di una soluzione che mira all'espulsione concreta, non virtuale, degli stranieri irregolari (...) Ora la normativa consente di trattenerli per breve tempo, consentendo cos" alle forze dell'ordine di accompagnarli alla frontiera e verificarne l'effettivo rimpatrio. No, non si tratta di campi di concentramento...".

Ma se non sono campi di concentramento che cosa sono, visto che lo stesso ministro Bianco a suo tempo aveva precisato che non erano né alberghi né prigioni?

Nabat - FAI



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