![]() Da "Umanità Nova" n.01 del 14 gennaio 2001 Bombe di NataleIn prossimità delle festività di fine anno la bomba inesplosa al Duomo di Milano e quella deflagrata in mano ad un fascista nella sede romana de "Il Manifesto" animano le cronache, imprimendo una certa verve al solitamente sonnolento e rituale clima festivo. Con la bomba di Milano ancor prima che una sconosciuta sigla anarchica la rivendicasse parte la caccia all'anarchico. Decine di giornalisti vengono messi sulle tracce degli anarchici: arrivano mail alle caselle postali, i telefonini squillano. Il copione seguito è tanto logoro da far dubitare che gli articoli comparsi sui vari quotidiani non facciano che ricalcare quelli stilati negli anni in altre, analoghe, occasioni. La consueta divisione in "buoni" e "cattivi", i soliti teoremi di un giudice romano, continuamente intervistato nonostante la stessa magistratura l'abbia smentito, assolvendo alcuni mesi orsono tutti gli imputati dell'inchiesta "ORAI" dall'accusa di associazione sovversiva e banda armata. Un misto di folclore, crassa ignoranza, veline poliziesche e bugie è il motivo dominante di buona parte degli articoli. Sul piano della politica istituzionale il gioco non è meno noioso: al prevedibile allarmismo sulla ripresa del terrorismo fa da contrappunto l'usuale pantomima tra destra e sinistra, sempre più impegnate in questa lunghissima, estenuante e tediosissima campagna elettorale. Poi, grazie all'ex brigatista Panizzari, sin troppo perfetto per interpretare il ruolo di colpevole per l'omicidio D'Antona e, soprattutto, con l'esplodere della bomba al "Manifesto" gli anarchici fortunatamente finiscono nelle pagine interne e poi scompaiono. E, prevedibilmente, non torneranno in cronaca sino al prossimo petardone. Ma, purtroppo, non spariscono affatto i commenti e le chiose sugli estremismi che si toccano, sulla specularità del terrorismo di destra e di sinistra. Anche qui nulla di nuovo sotto il sole. Ma sebbene si faccia ormai fatica persino ad indignarsi di fronte alle semplificazioni idiote della stampa e dei politici, non possiamo non notare la vergognosa equiparazione tra un ordigno che se fosse esploso avrebbe danneggiato qualche muro e la tentata strage al Manifesto. L'onestà morale è ormai una mercanzia assai rara che è del tutto impensabile cercare tra le pagine dei quotidiani. Nell'apatica sonnolenza del clima festivo, tra la notizia di un ingorgo e quella di una nevicata, dove i veri protagonisti sono telemeteorologi e venditori di panettoni, un gesto dimostrativo, inutile ma non immorale, viene collocato sullo stesso piano di un atto di aggressione violenta e, questa sì, di stampo terroristico.
Chi sicuramente non ha "goduto" dei riflettori dei media sono i prigionieri politici sottoposti ad un brutale regime carcerario nella democratica Spagna. Anzi, con ogni probabilità il petardo al duomo di Milano ha contribuito ad oscurare le ragioni della loro lotta e dello sciopero della fame in atto a dicembre. Nel gioco della comunicazione le bombe, anche quando esplodono, non sono che utili strumenti nelle mani dei media che ne approfittano per criminalizzare i movimenti sociali. In questo primo anno del millennio ai prigionieri di Spagna, come agli argentini della Tablada ed ai turchi e curdi massacrati da uno stato che presenta così le sue credenziali per l'ingresso in quest'Europa della polizie, va il nostro pensiero e la nostra solidarietà. Sono lo specchio che riflette con cruda chiarezza la natura violenta degli stati, assassini di mestiere, terroristi per vocazione, nel senso letterale del termine: quello di esercizio del terrore sui territori che governano e su quelli che pretendono di controllare. Ne sanno qualcosa i bosniaci, ne sanno qualcosa i kosovari, "liberati" a suon di bombe all'uranio, quelle che continueranno ad uccidere con tumori e leucemie per gli anni a venire. Chi condannerà lo stato italiano per terrorismo e strage? I compagni e le compagne della redazione di Umanità Nova
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