Da "Umanità Nova" n.01 del 14 gennaio 2001
Lamberto Borghi
La scomparsa di un maestro
È morto all'età di novantatré anni Lamberto Borghi, il
più autorevole pedagogista italiano della seconda metà di questo
secolo passato.
Con la scomparsa di Borghi se ne va il principale esponente italiano, e uno tra
i più grandi esperti a livello internazionale, dell'attivismo pedagogico
di matrice statunitense che ha avuto in John Dewey il caposcuola. L'attivismo
di Borghi però si nutre della sensibilità sociale europea ed in
particolare delle influenze di pensatori come Aldo Capitini, Gaetano Salvemini,
ma anche della tradizione che deriva da Carlo Cattaneo piuttosto che da
Giuseppe Mazzini, da Pietro Kropotkin piuttosto che da Carlo Marx.
Costretto all'esilio perché ebreo, dopo essersi laureato con una tesi
sull'umanesimo di Erasmo da Rotterdam nel 1929, nel 1940 attraversa l'oceano e
negli USA entra in stretta relazione con le menti più laiche e brillanti
dell'opposizione al fascismo e stringe relazioni intellettuali con Cassirer,
Kilpatrick, Caffi, Chiaromonte, Salvemini oltre che con lo stesso Dewey e
insegna all'Università di Yale. Collabora con illustri intellettuali non
schierati come Hannah Arendt, Mary Mc-Carthy, Albert Camus alla rivista
"Politics" e si indirizza decisamente verso una cultura laica e pragmatica
ancorata però a valori forti e saldi di giustizia sociale e
libertà.
Al suo ritorno in Italia nel 1949 ottiene una cattedra all'Università di
Pisa e, dopo altri cambi, nel 1955 arriva a Firenze dove resterà fino al
termine della sua attività accademica.
Lamberto Borghi è stato sicuramente il primo pedagogista italiano che ha
rotto gli schemi classici dell'interpretazione storiografica di matrice
cattolica e marxista nella lettura della storia dell'educazione e della scuola.
Fin dal suo primo importante e ancor valido testo "Educazione e autorità
nell'Italia moderna" (Firenze, La Nuova Italia, 1951), riproposto in più
riedizioni, egli mette in risalto il contributo di quelle correnti del
democratiche, del socialismo libertario e dell'anarchismo italiano rispetto a
quelle ortodosse, nel lento e difficile processo evolutivo dell'educazione e
dell'istruzione popolare.
Ma il suo apporto più significativo consiste nella diffusione del
pensiero di Dewey e dell'attivismo pedagogico (con la pubblicazione di numerosi
saggi e libri) così prossimo, per certi aspetti, all'educazione
libertaria.
Bisogna considerare il contesto storico nel quale egli introduce queste idee
per coglierne fino in fondo la portata veramente innovativa. Nell'Italia del
dopoguerra e del boom economico, dell'affermarsi e consolidarsi delle due
chiese culturali catto-comuniste, Lamberto Borghi rappresenta, assieme alla
compianta Tina Tomasi e a pochi altri, una tra le poche voci di dissenso al
conformismo culturale imperante.
Basta scorrere il catalogo di quella prestigiosa e autorevole casa editrice La
Nuova Italia di Firenze o leggere i suoi interventi nella rivista "Scuola e
città" per rendersi perfettamente conto del lavoro svolto nella
direzione di un rinnovamento laico e libertario.
La sua evoluzione, negli ultimi anni della sua vita in maniera ancor più
decisa, verso il patrimonio storico e culturale dell'anarchismo, la sua
collaborazione e la sua disponibilità nei confronti di iniziative
anarchiche come il convegno su Michele Bakunin del 1976 a Venezia e il
più recente del 1993 su Andrea Caffi a Bologna, testimoniano certamente
la sensibilità propria di un uomo libero che ha dedicato la sua vita
alla ricerca e alla costruzione di una dimensione più umana di una
società così schiavizzata come la nostra.
Tanti sono i suoi libri, i saggi, gli articoli, i contributi dati per costruire
una cultura diversa e anomala rispetto a quella dominante, per essere qui
ricordati.
Voglio citare, concludendo, la recentissima antologia curata da Goffredo Fofi
(L. Borghi, La città e la scuola, Milano, Eleuthèra, 2000), ed
invitare i lettori interessati di Umanità Nova a leggerla per cogliere
in maniera sintetica ma precisa l'evoluzione del pensiero e della
sensibilità di questo maestro.
Francesco Codello
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