unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n.02 del 21 gennaio 2001

Dossier Turchia
Un anarchico nelle galere turche

Cari amici, questa è una lettera che abbiamo appena ricevuto da un anarchico turco.

L'argomento trattato sono le tremende condizioni di vita dei prigionieri anarchici nelle prigioni turche.

Abbiamo deciso di non rilevare il nome del compagno.

Sono stato nelle prigioni turche, come anarchico per cinque anni: il DGM (che è un tribunale di sicurezza dello stato) mi ha condannato a 15 anni perché non avevo rinnegato le mie idee e la mia identità come anarchico.

Sono stato incarcerato nella prigione di Malatya, dove mi sono trovato di fronte ad una serie di problemi. Il principale era che ero stato inserito nel braccio dominato dai prigionieri marxisti-leninisti che mi hanno immediatamente isolato, dopo avermi ordinato di comportarmi come un prigioniero comune, non come un politico, non un anarchico. Solo il PKK non mi ha emarginato, ma ad una condizione: non avrei dovuto parlare a nessuno delle mie idee anarchiche. Anche se successivamente mi lasciarono un po' più di agibilità, dopo le mie continue insistenze, non hanno mai riconosciuto la mia identità di anarchico. La loro tolleranza nei miei confronti era dovuta al fatto che durante il processo mi ero difeso appellandomi alla mia identità di anarchico curdo. Se non fosse stato così sono convinto che mi avrebbero emarginato al pari degli altri, fino ad impedirmi di restare nel braccio.

L'unica scelta che mi rimaneva era di chiedere il trasferimento alla prigione di Burdur: là sapevo della presenza di altri quattro prigionieri anarchici. Erano persone che avevano aderito all'anarchismo dentro al carcere e, come molti altri anarchici prigionieri, arrivavano dalle organizzazioni della sinistra.

Al momento del mio arresto ero stato torturato. Avevo grosse difficoltà di respirazione, continui mal di testa, problemi agli occhi e alle orecchie. E i traumi erano gravi. La mia cella non aveva aria condizionata e la mia salute ha cominciato a peggiorare ulteriormente. I miei problemi di respirazione si aggravavano, e spesso svenivo.

Suggerii ai miei compagni anarchici di presentare una richiesta di trasferimento in un raggio con l'aria condizionata; furono tutti d'accordo, ma le autorità carcerarie respinsero la nostra richiesta.

Ci suggerirono di contattare i rappresentanti del Comitato dei Prigionieri, controllato dalle organizzazioni marxiste-leniniste. Gli spiegai cosa stava succedendo, ma nello stesso tempo non riuscii a farmi visitare da alcun dottore.

Mi confrontai anche con la rappresentanza del MLKP (Partito Comunista marxista leninista) e del PKK, chiedendo il loro aiuto. Rimasero turbati ma rifiutarono di aiutarci perché eravamo anarchici, non "rivoluzionari". Secondo loro noi non eravamo rivoluzionari e ci dissero di non causare più problemi. Parlammo tra di noi e decidemmo di chiedere il trasferimento in un'altra prigione dove non ci fossero marxisti. Alcuni amici ci suggerirono invece di rimanere nei raggi dei politici fino al momento in cui le mie condizioni di salute fossero migliorate.

All'inizio rifiutai, ma successivamente dovetti acconsentire perché continuavo a svenire con maggiore frequenza. Ancora una volta mi confrontai con la rappresentanza del Comitato Prigionieri ed ancora una volta l'MLKP rifiutò di accettarmi nel suo raggio ed il PKK ribadì la condizione precedente; dovevo comportarmi come un prigioniero comune. Rifiutai di nuovo.

Nello stesso tempo alcuni dei miei visitatori venivano rimandati indietro dal Comitato dei Prigionieri. La motivazione era che non erano rivoluzionari.

Fummo trasferiti in posti diversi. Io fui mandato nella prigione di Konya-Ermenek. Lì rimasi per due anni e per un certo periodo stetti insieme ai trotzkisti, anche loro emarginati, respinti e trattati come noi dal Comitato dei prigionieri.

A quel punto erano chiare le difficoltà di vivere con i marxisti. La causa di queste difficoltà erano le mie idee politiche.

La mia salute era in pericolo nel regime di isolamento. Fui spedito all'ospedale Numune di Ankara e fui operato, anche se non ottenni alcun miglioramento rispetto ai miei continui mal di testa e ai miei problemi alle orecchie.

Come potete vedere il prezzo di essere anarchici è molto alto: si è attaccati da tutte le parti ed io penso che questa sia una cosa su cui gli anarchici debbano essere molto attenti.

Io spero che questa lettera vi possa aiutare per conoscere le condizioni degli anarchici nelle prigioni turche.



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