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Da "Umanità Nova" n.03 del 28 gennaio 2001

Una bandiera nera per Bush II

Il 20 gennaio è scesa in piazza l'altra America, quella che non vota, quella dei neri, dei gay, delle donne, dei senzacasa, degli attivisti di quartiere, degli anarchici. È l'America degli esclusi, di quelli che vivono ai margini della grande piazza degli affari e di quelli che in quella piazza hanno scelto di non abitare. Perché vogliono abitare in un mondo diverso. Perché lottano per un'altra vita, un'altra società, perché coniugano in modo diverso la parola Libertà. Quella Libertà in nome della quale gli USA sfruttano, discriminano, torturano, bombardano, uccidono in ogni angolo della terra. Quella libertà che per i due terzi del pianeta significa fame, oppressione, guerra.

Un imponente schieramento di polizia ha accolto le varie decine di migliaia di manifestanti giunti a Washington per "disturbare" il giorno dell'incoronazione di Re Bush II, il quarantatreesimo presidente degli Stati Uniti. La protesta, che raccoglieva le tante anime dei movimenti di base e di opposizione in America, era organizzata per gruppi coordinati tra loro per l'informazione, la difesa legale e le cure mediche. Ogni gruppo manteneva la propria autonomia politica pur coordinandosi con gli altri nella gestione dell'informazione e della difesa comune. Gli anarchici del Black Bloc erano circa cinquecento ed hanno impegnato le guardie pretoriane di Bush per parecchie ore nei dintorni di Pennsylvania Avenue, la grande arteria del corteo presidenziale, quella della Casa Bianca.

La lunga giornata del J20 inizia alle 10 del mattino. I manifestanti cominciano a giungere a Freedom Plaza nei pressi di Pennsylvania Avenue e della 14esima Strada: vi sono i gruppi di sostegno a Mumia Abu Jamal, le organizzazioni femministe e quelle gay, i gruppi di quartiere e quelli antirazzisti, gli anarchici, gli indipendentisti portoricani, gli avvocati dei diritti civili e tanti altri. La polizia circonda la piazza per impedire ai manifestanti l'accesso agli edifici affacciati su Pennsylvania Avenue, dove nel pomeriggio era previsto il passaggio della limousine presidenziale. Alle 10 e mezza migliaia di manifestanti premono per entrare nella piazza bloccata dalla polizia e si crea una situazione di stallo. In quel momento gli anarchici giovani e meno giovani del Black Bloc marciavano lungo la 14esima in direzione di Pennsylvania Avenue gridando: "Nessuna giustizia, nessuna pace, libertà per Mumia, fotti la polizia!". Più tardi questo gruppo si scontrerà violentemente con la polizia che malmenerà e arresterà diverse persone, ma verrà contrattaccata e alcuni dei fermati saranno liberati. In piazza intanto cominciano dei comizi improvvisati nei quali si denuncia la funzione repressiva degli oltre 10 blocchi imposti dalla polizia per "ragioni di sicurezza". Gli agenti tentano di imporre la perquisizione delle persone che sorpassano i posti di blocco, ma la protesta cresce. Alle 11 del mattino appare chiaro che gran parte della folla comunque assiepata lungo Pennsylvania Avenue è anti-Bush: lo dimostrano i numerosi cartelli che cominciano ad apparire. Un altro corteo di circa 12.000 persone organizzate dalla JAM (Justice Action Movement) da Dupont Circle si dirige verso Freedom Plaza. La maggior parte di questo secondo corteo è costituito da gruppi rivoluzionari, femministe, gruppi contro la pena di morte e per i diritti delle minoranze e dei poveri. Altri 10.000 hanno circondato la Corte Costituzionale per contestare le "elezioni razziste" in Florida e denunciare la "scomparsa" dei voti neri. La notizia della mancata grazia per l'attivista nativo Leonard Peltier, tra i 140 provvedimenti firmati in extremis da Clinton, anima la piazza: gli slogan si moltiplicano e la rabbia è tangibile.

Persino i media ufficiali hanno dovuto ammettere che il numero dei sostenitori di Bush era di gran lunga minore di quello dei suoi oppositori. Il corteo dei "texani", ricchi proprietari in autobus schermati, è stato ricoperto di uova marce e ortaggi al grido di "tornate a casa razzisti!".

Il primo atto della presidenza Bush è di alto significato simbolico: il 23 gennaio, il giorno in cui una sentenza della Corte suprema nel 1973 rese possibile la pratica legale dell'aborto negli USA, ha firmato un provvedimento di sospensione dei finanziamenti a tutti gli organismi internazionali che prevedono la possibilità dell'aborto. Un biglietto da visita che non potrebbe essere più esplicito.

La giornata del J20 è stata la più grande manifestazione di protesta durante una cerimonia di insediamento dopo quella del '73, quando in piena guerra del Vietnam, divenne presidente Richard Nixon. Quel giorno nella capitale americana accorsero ben 60.000 persone decise a fermare la guerra.

Il gesto più memorabile della giornata è stata l'azione degli anarchici del Black Bloc che al Mausoleo della Marina militare hanno dato fuoco alla bandiera a stelle e strisce ed hanno issato al suo posto una bandiera nera. La bandiera ha sventolato a lungo sotto il cielo plumbeo di Washington nel giorno dell'incoronazione di Bush II. Un altro modo di coniugare la parola libertà.

Eufelia



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