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Da "Umanità Nova" n.05 dell'11 febbraio 2001

Decreto sui flussi...
Schiavitù moderna

Se c'è una questione sociale che in questo ultimo decennio è stata trattata dai governi italiani come un problema di ordine pubblico, se non anche di ordine militare, è la questione dei flussi migratori. In questi ultimi mesi di legislatura il centrosinistra tende a recuperare terreno proprio su questo tema prima esponendo il cartello pubblicitario con la faccia di Rutelli che si impegna sul tema della sicurezza dei cittadini, poi pubblicando il dossier del Viminale "Dall'emergenza alla programmazione", infine preparandosi ad approvare il decreto-flussi per il 2001 con il quale devono essere definite le quote di ingresso. Tre sono i criteri con i quali devono essere definite le quote, e nessuna di queste norme prende in considerazione gli immigrati già presenti sul territorio, per cui chi è clandestino, teoricamente dovrebbe tornare nel proprio paese per essere inserito nelle liste stabilite tra lo Stato italiano e lo Stato di origine. Si tratta di un meccanismo spietato e in alcuni casi di un vero e proprio atto criminale con il quale il governo italiano vuole arricchirsi sulle spalle dei migranti e nello stesso tempo impedire forme di industrializzazione nei paesi di origine, completando in questo modo una politica di classe contro le lavoratrici e i lavoratori. In Italia alla fine dell'Ottocento e per mezzo secolo il passaggio da un'economia prioritariamente agricola ad un sistema industrializzato è avvenuto grazie ad un "alleggerimento demografico" di 26 milioni di migranti italiani che per povertà o per repressione politica erano costretti a lasciare i propri affetti per terre lontane. Gran parte del salario accumulato da queste masse di diseredati tornava in patria in diversi modi: prima della loro partenza con gli accordi bilaterali che lo Stato faceva con gli Stati importatori di manodopera dai quali riceveva denaro, o materie prime o materie energetiche, attraverso i risparmi di ogni singolo migrante che dall'estero aiutava la famiglia restata in Italia. Il governo di centrosinistra si appresta a varare un decreto flussi che ostacola questa dinamica e accentua i caratteri di sovversivismo delle classi dominanti italiane. Cerchiamo adesso di comprendere i termini specifici di questa offensiva.

Purtroppo dentro il decreto flussi sono contenute anche norme giuridiche che gettano nell'illegalità tutti coloro che sono oggi in Italia e che sono irregolari. Per loro non è prevista nessuna sanatoria.

Ogni datore di lavoro può richiedere contingenti di manodopera straniera, ma questi devono trovarsi nel loro paese d'origine. Molti di noi si ricorderanno di quando per solidarietà si facevano contratti come colf o lavoratori domestici a migranti che dovevano ottenere il permesso di soggiorno, per scongiurare questo rischio, il governo ha stabilito che ogni famiglia disposta ad assumere un migrante con questa forma di solidarietà deve disporre di un reddito superiore ai 65 milioni. Il secondo criterio con il quale un migrante può entrare nelle quote è un vero e proprio principio di criminalità, in esso è infatti stabilito che è sufficiente che un italiano si faccia garante del migrante versando la somma di dieci milioni in una banca, affinché ad esso sia rilasciato il permesso di soggiorno. È la riduzione del migrante a schiavitù. Un extracomunitario costerà meno di una Fiat Panda e potrà essere comprato ovunque, al supermercato di questa prigione a cielo aperto che è l'Italia. Cosa ne sarà di quelle ragazze che già adesso sono costrette a prostituirsi, schiave e clandestine, le vite aggrappate ad un filo, al grilletto della pistola di un magnaccia? Per il governo di centrosinistra un corpo vale dieci milioni e sono affari per tutti, per chi sta ai posti di frontiera e chiude un occhio mentre con una mano intasca, per chi controlla il territorio (e poco importa la divisa di chi ha la pistola nella fondina), per chi specula su queste vite e se ne arricchisce. Il terzo criterio che permette di ottenere il permesso di soggiorno consiste nel fare domanda presso una Camera di Commercio italiana come lavoratori autonomi, questa è sembrata la via più facile per aggirare l'ostacolo della clandestinità. Certo il richiedente deve dimostrare di trovarsi nel paese di origine e certificare che ha i soldi sufficienti per mantenersi per un certo periodo in Italia, ma durante il dibattito sono problemi che sono stati risolti in qualche modo e che non staremo adesso ad anticipare. L'azione delle questure poi è capillare, se nel 1997 su 40.653 espulsioni ne erano eseguite solo 6.938, nel 2000 la cifra è clamorosamente salita a più del 50% (su quasi 109.070 richieste ne sono state portate a termine 56297) e testimonia del grado di perfezionamento raggiunto tra i vari corpi di polizia. L'offensiva del governo nei confronti della libera circolazione degli individui acquista maggiore forza e coloro che si trovano in clandestinità sono esposti ad una precarietà e ad una insicurezza veramente drammatiche. Questo ultimo capitolo legislativo è una delle peggiori pagine scritte dal centrosinistra durante questi anni di governo. D'altra parte cosa avremmo dovuto aspettarci di buono da un governo che in cinque anni ha affondato senza pietà imbarcazioni stracolme di bambini, donne, vecchi, uomini disperati e in fuga per guerre promosse dall'imperialismo occidentale? che ha costruito campi-lager chiamandoli centri di accoglienza? che ha usato uranio impoverito contro popolazioni inermi? E che adesso certifica giuridicamente la pratica della riduzione in schiavitù di un essere vivente?

Luca Papini



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