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Da "Umanità Nova" n.05 dell'11 febbraio 2001
Augusta: da vent'anni nascono bambini malformati
Quando l'industria e il nucleare uccidono
Sembra proprio una strana coincidenza: vent'anni dopo lo "scandalo" di Augusta,
nel 1981, con l'inchiesta del pretore Condorelli sui bambini nati con gravi
malformazioni (allora si parlò addirittura di "mostri"), oggi si torna a
prestare attenzione ad un nuovo allarme: ad Augusta, e nell'area industriale
siracusana che va fino a Priolo e Melilli, continuano a nascere bambini con
gravi malformazioni fisiche, in una percentuale molto più alta rispetto
a quella prevista dall'Organizzazione Mondiale della Sanità: nel 2000 si
è sfiorato il 6%, contro il 2% previsto dall'OMS; si tratta di 30 nati
su 534, e nelle prime settimane del 2001 siamo già a 2 casi su 30
parti.
A questi dati vanno aggiunti quelli della mortalità per cancro,
altissima in tutta la zona, con picchi del 33% a Priolo e del 28% ad Augusta, e
ciò può permettere di renderci conto dell'estrema gravità
della situazione.
Il disastro ambientale nell'area (uno dei più grossi concentramenti
industriali di aziende chimiche, petrolchimiche e petrolifere d'Europa) ha
raggiunto ormai da tempo livelli di irreversibilità: terreni, falde
acquifere, aria e mare sono irrimediabilmente compromessi. Scarichi
industriali, fumi, discariche di prodotti nocivi, hanno creato un vero e
proprio disastro ambientale. L'Eternit, a due passi da Siracusa, in contrada
Targia, ha scaricato per decine e decine di anni amianto sul mare prospiciente
la fabbrica, o lo ha seppellito nel proprio piazzale; amianto ed altri veleni
navigano nell'aria da decine di anni. Sul mare scarichi di petrolio si
mescolano agli scarichi normalmente prodotti dalle tante navi; ogni tanto sulle
acque finisce qualche carico, come quello di alcol metilico di qualche anno fa,
che ha provocato una moria di pesci senza precedenti.
Inoltre non va affatto esclusa, fra le cause delle malformazioni,
l'attività navale della NATO, nei cui pontili dentro il porto di
Augusta, attraccano sin dal dopoguerra sommergibili nucleari, per i quali
esistono anche ricoveri subacquei, e navi da guerra ad armamento nucleare , che
qui fanno rifornimento di carburante, mentre nella vicina base augustana di
Cava Scorciara vengono stoccate armi nucleari per la Sesta Flotta americana.
Come si vede, non c'è che l'imbarazzo della scelta per quanto riguarda
la causa delle nefaste e letali malformazioni sui nascituri.
Le denuncie sul disastro ambientale che si consuma nella zona sono ormai tali
da formare un'intera biblioteca: sotto accusa vi è sicuramente il
modello di sviluppo selvaggio imposto ad una zona a forte vocazione agricola e
marinara; vi è l'uso coloniale del territorio con l'installazione di
impianti industriali altamente nocivi per la salute di chi vi lavora ( e
infatti gli incidenti, gli infortuni e le morti sono all'ordine del giorno) e
chi vive su un territorio vasto e altamente popolato, completamente inglobato
nell'area industriale. Per far posto alle industrie della morte si sono
addirittura abbattuti interi paesi, che rappresentavano un ostacolo allo
"sviluppo", come Marina di Melilli, la cui demolizione è stata
completata neanche vent'anni fa; il tutto è stato possibile con l'avallo
di una classe politica venduta e parassitaria, ingrassata con le tangenti (lo
scandalo ISAB a Priolo), e con la miopia della sinistra politica e sindacale
avvinghiata nella logica dell'industrializzazione ad ogni costo del Meridione,
anch'essa foraggiata dagli industriali del Nord. Le stesse argomentazioni le
potremmo usare per quanto riguarda la situazione di Gela, sull'altro versante
meridionale dell'isola, dove inquinamento, cancri e malformazioni neonatali
rappresentano ormai una regola.
La stessa presenza nucleare della NATO e degli USA rientra sicuramente nelle
cause o nelle concause di queste nascite orribili, ma difficilmente qualcuno
tra i magistrati d'assalto (che sicuramente non lavorano al Tribunale di
Augusta) andrà a mettere il naso nei santuari militari degli
"alleati".
Compito nostro dev'essere quello di non far passare sotto silenzio questi
misfatti; di lottare e organizzare la protesta contro un modello di sviluppo
che uccide la vita in ogni sua espressione, e contro una presenza militare che
rappresenta un'ipoteca ad una autentica liberazione dalle catene coloniali che
stringono le caviglie degli sfruttati.
Pippo Gurrieri
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