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Da "Umanità Nova" n.06 del 18 febbraio 2001

Complici Criminali
L'esercito italiano e la strage del Cermis

La commissione parlamentare d'inchiesta sul Cermis ha deliberato, con 18 voti favorevoli e quattro astenuti (due di Forza Italia e due di Rifondazione Comunista, con motivazioni opposte), sulle responsabilità dei piloti del Prowler, che causarono la morte di 20 turisti che viaggiavano dentro una funicolare "troppo alta" rispetto ai parametri di volo consentiti ai caccia statunitensi. In questa sentenza che parla di comportamento criminale dei piloti, e su questo ci sono pochi dubbi, manca un piccolo tassello, o meglio viene abilmente sminuito un dato di verità che andrebbe esplicitato per ciò che realmente è: la responsabilità dei comandi militari e politici italiani. La sentenza, infatti, parla anche di "eccesso di sudditanza" dei comandi militari italiani nei confronti degli alleati, ridimensionando, di fatto, il ruolo e la colpevolezza dei propri connazionali: si lancia la pietra e si nasconde la mano. È incredibile come nella storia patria si susseguano fatti la cui responsabilità sfugge ai più: vengono approvate leggi, compiute azioni di ogni genere e sorta e nello stesso momento in cui le si compie si nega il fatto stesso di averle compiute o, peggio, in alcuni casi si afferma di averle fatte, ma di essere assolutamente d'accordo con coloro che le contestano. Dire che ci si sente presi per il fondello è il minimo. Gli ultimi esempi riguardano la recente guerra nel Kosovo e le questioni sui bombardamenti `umanitari' (uranio, plutonio..., devastazioni di massa): è singolare vedere i Verdi parlare di devastazione ambientale, quando loro, se non ricordo male, votarono a favore della guerra, così come è singolare vedere Rifondazione Comunista e Verdi in prima fila nelle lotte per la chiusura dei Centri di detenzione temporanea (lager di stato) quando, a suo tempo, ne votarono l'approvazione. È altrettanto simpatico notare la profusione di sindacalisti di regime e sinistrorsi di parlamento nella lotta contro la precarizzazione del lavoro e la salvaguardia delle pensioni, quando i loro partiti e gruppi di riferimento ne votarono lo smantellamento. Ricordo ancora con piacere, durante il movimento degli studenti universitari, "la pantera", il messaggio affettuoso di solidarietà dell'allora segretario del PCI, Achille Occhetto, agli studenti palermitani che avevano appena occupato l'università, quando pochi giorni prima il PCI appoggiò in parlamento la famosa contro-riforma del ministro Ruberti sull'autonomia universitaria, da cui l'occupazione. L'affettuoso messaggio venne stracciato in pubblica piazza. Sarà divertente anche nel prossimo futuro sapere che il governo di centro-sinistra della città di Genova darà voce, spazio e locali ai contestatori, alcuni si intende, al vertice del G8.

Ed ora ci raccontano che il governo ed i militari italiani, a cui vennero presentate decine e decine di denunce sui voli radenti dei caccia statunitensi, sono soltanto dei servi sciocchi del potere americano. Ho paura, invece, che più di servi sciocchi si tratti di complici criminali. Nei documenti che regolamentano i rapporti tra Italia e Stati Uniti in tema di basi militari si dice (art. 9): "il comandante italiano è responsabile dei servizi del traffico aereo e dell'emanazione di norme relative alla sicurezza del volo..."; nel paragrafo 6, art. 5 si dice: "...Il Comandante italiano interverrà affinché il Comandante USA interrompa con effetto immediato le attività statunitensi che manifestatamente costituiscono un pericolo per la vita o la salute pubblica." Che dire oltre.

Non ci vengano a raccontare poi che non si sapeva nulla dell'uranio impoverito e del plutonio: ora persino il laburista Blair ha dovuto ammettere pubblicamente che avevano mentito, consapevolmente mentito. In termini giuridici si direbbe che si tratta di omicidio intenzionale. Ma la guerra che cos'è, se non un deliberato assassinio perpetrato nei confronti di migliaia di uomini e donne.

L'ex-premier D'Alema, patriota orgoglioso, in una intervista rilasciata a Federico Rampini [1], disse a proposito della guerra nel Kosovo: "(...) vorrei ricordare che quanto a impegno nelle operazioni militari noi siamo stati, nei 78 giorni di conflitto, il terzo paese, dopo gli Stati Uniti (che hanno fatto la parte del leone con l'80% delle forze) e la Francia, e prima della Gran Bretagna... L'Italia si trovava veramente in prima linea." Forse tra qualche tempo, qualche servo sciocco e utile criminale ci verrà a raccontare che l'Italia non è mai entrata in guerra.

Pietro Stara


Note

[1] Massimo D'Alema, Kosovo. Gli italiani e la guerra, Intervista di Federico Rampini, Milano, 1999, pag. 33



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