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Da "Umanità Nova" n.06 del 18 febbraio 2001

Bologna
Il ritorno della Uno bianca

Polemiche da lancio pubblicitario hanno accolto la "prima" della fiction televisiva dedicata alle gesta della banda della "Uno Bianca". I produttori hanno voluto saggiare il pubblico bolognese che dieci anni fa è stato co-protagonista della vicenda.

Il film fa veramente schifo. È una porcata in tutti i sensi. Non ricostruisce il contesto. Addirittura ci sono delle "Punto" nelle scene; come si sa la FIAT le ha cominciate a produrre alcuni anni fa. I poliziotti (che sono i cattivi della vicenda) sembrano i carabinieri del Maresciallo Rocca. Non varrebbe la pena di commentare.

Il fatto che ci interessa è la dichiarazione di Gennaro Mitilini, padre di Mauro, uno dei due carabinieri uccisi al Pilastro dai loro "colleghi", dichiarazione rilasciata ai giornalisti che volevano sapere il suo parere sul film.

Mitilini come l'associazione dei parenti delle vittime, vuole la verità. Siccome la verità ufficiale è, a dir poco, lacunosa, i parenti delle vittime iniziano a prestare attenzione ai particolari e a diffidare della spiegazioni che sono state fornite dal Ministero, dalla Prefettura, dalla Questura e dalla Magistratura.

I parenti della vittime vorrebbero sapere che cosa ha da dire il sig. Somogy, personaggio che ha transitato per la vicenda Uno Bianca e che sarebbe oggi detenuto a Tolmezzo. In una intervista rilasciata a giornalisti RAI e trasmessa alcuni anni fa, Somogy parlava della "direzione politica" della banda e di un "noto personaggio che ha ancora molta influenza in Italia" che l'avrebbe capeggiata.

Niente di nuovo sotto il sole. La piramide Uno Bianca - Falange Armata - Gruppo operativo dell'intelligence italiana era evidente già alla fine degli anni '80. Proprio l'azione che portò all'uccisione dei due carabinieri al Pilastro per le modalità e il materiale impiegato rese evidente le connessioni fra questa "banda" e apparati militari specializzati nella guerra "non convenzionale". L'azione dell'Ufficio di Controllo del Territorio della questura bolognese (in cui prestavano servizio i Savi) poi, fece nascere il sospetto (poi verificatosi fondato) che in quella squadra vi fossero alcuni dei componenti della banda. La Falange Armata, poi, accompagnava con i suoi comunicati ogni azione che la "banda" portava a termine. Già nei primi anni '90 si era parlato del duo Cossiga-Di Pietro come referenti politici della Falange Armata - Uno Bianca e, guarda caso, proprio Di Pietro arrivò a Bologna il giorno della pubblicizzazione dell'individuazione dei Savi quali componenti la "banda". In quell'occasione "che c'azzecca" riorganizzò in una mezza giornata l'intera questura: un questore e vicequestore che passarono ad altri e più importanti incarichi, diversi funzionari intermedi (fra i quali il successivamente noto Giovanni Preziosa) trasferiti in commissariati decentrati o di altre città, cinque poliziotti dati in mano alla magistratura e a contentino dell'opinione pubblica e, a sera, poté lasciare Bologna con la fatidica frase "tutt'apposto".

Chissà se Somogy deve la sua vita a Cossiga o a Di Pietro? Probabilmente lo impareremo nei prossimi mesi.

redb



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