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Da "Umanità Nova" n.07 del 25 febbraio 2001

Scienziati e multinazionali

Nelle settimane scorse il problema delle manipolazioni genetiche in campo agroalimentare è tornato alla ribalta, rubando per qualche giorno le prime pagine dei giornali alle mucche pazze e ai deliri elettorali dei politici. Due notizie hanno tenuto banco e su di esse è opportuno ritornare.

Un manipolo di scienziati e professoroni, dalla coscienza non proprio immacolata, capeggiati dal nobel Dulbecco, ha sottoscritto un appello per la libertà della scienza diffuso già qualche tempo fa dal Sole 24 ore e ripreso ora da La Stampa. In esso è contenuta una vibrante accusa al ministro per le politiche agricole e forestali Pecoraro Scanio per aver tagliato i fondi per la ricerca nel settore delle biotecnologie e si chiede che "vengano ristabilite quelle condizioni nelle quali soltanto può fiorire la libertà di ricerca, uno dei cardini irrinunciabili di una società emancipata e moderna" (?). In nome di una presunta neutralità e "purezza" della scienza Dulbecco&C. puntualizzano che i loro amici di Cnr ed Enea e i ministri della sanità e dell'industria "mai hanno pensato di strangolare la ricerca biotecnologica che preveda anche lo studio di ogm. Anzi le istituzioni pubbliche italiane hanno ben dimostrato che le biotecnologie agroindustriali non sono monopolio delle multinazionali ma patrimonio collettivo nazionale". Tutte le posizioni contrarie sarebbero soltanto frutto di pregiudizi ideologici e non hanno alcun fondamento scientifico.

Che gli scienziati escano dai loro laboratori (pubblici e privati) e facciano sentire la loro voce è legittimo, che si reputino al di sopra delle parti è un falso, che omettano (volutamente) l'aspetto fondamentale della questione è inammissibile. Questi signori, infatti, non ci dicono che la partita in realtà si gioca intorno ai brevetti. Non ci stancheremo di ripetere che gli interessi in campo agroalimentare sono fortissimi e la proprietà dei brevetti rappresenta una fetta di mercato sconfinata per le multinazionali, le quali hanno scopi ben diversi dall'emancipazione e dalla promozione della libertà dei popoli della terra.

La seconda notizia riguarda il varo, dopo quasi tre anni di discussioni, della "Direttiva europea sull'emissione volontaria nell'ambiente degli organismi geneticamente modificati". Dopo un sofferto iter l'UE si pronuncia dunque sull'argomento e, ovviamente, il testo è frutto di enormi pressioni e spinte contrapposte. Leggiamo: "(gli ogm) sono organismi, diversi da un essere umano, il cui materiale genetico è stato modificato in modo difforme da quanto avviene in natura"; chiarito questo si accoglie il principio in base al quale lo scopo delle biotecnologie è nient'altro che quello di ottenere organismi più produttivi e più resistenti (agli agenti atmosferici, ma soprattutto a erbicidi e pesticidi) e quindi, ancora una volta, stiamo parlando di mercato. Si introducono alcune norme che dovrebbero tutelare i consumatori: monitoraggio dei rischi da parte di commissioni indipendenti (e sappiamo quanto queste commissioni lo siano in realtà), etichettatura dei cibi, principio della responsabilità civile dei danni causati alla salute umana e all'ambiente, periodo massimo di 10 anni per le autorizzazioni, etc... Qualcuno non è d'accordo mentre le multinazionali, al di là delle lamentazioni di rito, già si fregano le mani pronte ad inondarci di sani ed etichettati cibi GM. Se fra qualche anno ci saranno dei problemi, potranno sempre dire di aver commesso dei piccoli errori di valutazione e brevetteranno gli antidoti.

Qualcosa del genere sta succedendo con la soia Roundup Ready della Monsanto, distribuita in Europa sin dal 1996. La soia, quella transgenica è il 40% del totale consumato in Italia, presenta delle sequenze geniche alterate rispetto al prodotto autorizzato all'epoca dall'Unione Europea e non è possibile valutarne i possibili effetti sull'ambiente e sull'alimentazione. La Monsanto non batte ciglio e assicura che la ricerca va avanti, il prodotto è comunque innocuo e resterà sul mercato. Ci sia concesso almeno il dubbio.

Gli scienziati vogliono la libertà di vendere le loro scoperte al miglior offerente, le multinazionali vogliono la libertà di mercato, i governi finiranno con l'assecondarli. Noi cominciamo a pretendere la libertà di dire no e sperimentare le alternative possibili.

Lele Odiardo



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