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Da "Umanità Nova" n.08 del 4 marzo 2001
Camillo Berneri e Carlo Rosselli
Vite parallele
5 maggio e 9 giugno 1937. In questi due giorni, compresi
nel breve arco di un mese, si concludono tragicamente le vicende di due "vite
parallele" che hanno influenzato i percorsi politici e intellettuali della
sinistra italiana di gran parte del ventesimo secolo.
Il 5 maggio moriva, nelle strade di Barcellona insorta, Camillo Berneri,
"l'anarchico più espulso d'Europa", il combattente generoso che aveva
dedicato la propria vita militante agli ideali della libertà contro ogni
dittatura. Poco più di un mese dopo veniva ucciso a Bagnoles de l'Orne,
assieme al fratello Nello, Carlo Rosselli, uno dei più lucidi interpreti
di un socialismo liberale e umanitario, che aveva condiviso con l'amico Berneri
i momenti più esaltanti della lotta, che finalmente sembrava vittoriosa,
della ragione contro la barbarie, della libertà contro il fascismo. Il
primo ucciso da un sogno che si era trasformato in incubo, personificato dai
carnefici stalinisti che stavano facendo della rivoluzione spagnola la tomba
definitiva del progetto libertario; il secondo eliminato dai sicari francesi
del fascismo italiano, da un regime che a ragione temeva come nemico fra i
nemici il pensiero di giustizia e libertà che animava il combattente
antifascista.
Per ricordare questi interpreti del socialismo libertario italiano, e per
comprendere appieno i rapporti che intercorsero tra l'anarchismo e il movimento
di Giustizia e Libertà, si è tenuto un interessante convegno a
Pisa il 3 febbraio scorso, organizzato dalla Biblioteca Franco Serantini con il
patrocinio del Comitato Nazionale delle Celebrazioni del Centenario della
nascita di Carlo e Nello Rosselli: Carlo Rosselli, Camillo Berneri, la
Guerra di Spagna e l'anarchismo iberico. Nonostante l'assenza di Nico Berti
(Rosselli e Berneri: due intellettuali contro i totalitarismi) e
di Lauro Rossi (Aldo Garosci combattente e storico della guerra di
Spagna), la giornata è stata ricca di spunti preziosi per
approfondire le conoscenze su alcuni dei momenti più significativi della
sinistra italiana del Novecento e per ripercorrere la fitta trama di incontri,
contatti ed entusiasmi che videro anarchici e giellisti marciare spesso insieme
sia nello smontare il monopolio dell'antifascismo dei partiti socialcomunisti,
sia nella comune lotta contro la dittatura fascista e il sollevamento
franchista in Spagna.
Dopo le brevi introduzioni di Nicola Terracciano e Carlo Ghirardato, Santi
Fedele (Giellisti e anarchici prima della Guerra di Spagna) ha mostrato
come la posizione degli anarchici fosse spesso altalenante: da una parte la
condivisione degli strumenti di lotta e della spinta volontaristica dei
giellisti, l'interesse di Fabbri per le prospettive autogestionarie e
libertarie del movimento, il favore di Meschi - ma non di Damiani - per la
nascita dei comitati locali rivoluzionari intesi come prodromi della futura
organizzazione sociale, l'attenzione all'autonomismo, all'autogoverno popolare,
al federalismo: agli elementi portanti, cioè, del progetto
liberalsocialista di Rosselli; dall'altra parte la percezione della natura
sostanzialmente "borghese" del liberalsocialismo, distante dalla matrice
proletaria e materialistica dell'anarchismo italiano, tale da indurre lo stesso
Berneri ad evidenziarne le posizioni sostanzialmente conservatrici in senso
sociale. Comunque Giustizia e Libertà, che resterà sempre
estranea alla Concentrazione antifascista nata a Parigi negli anni Trenta,
sarà a lungo l'interlocutore privilegiato degli anarchici soprattutto
sul piano dell'azione, e in particolar modo dopo l'uscita su <<Giustizia
e Libertà>> dell'articolo di Rosselli Contro lo Stato,
salutato da Berneri con grande interesse e favore.
Gianfranco Contu, nel ricordare la folta presenza di volontari sardi fra le
brigate internazionali in Spagna (Giellisti e libertari sardi nella guerra
civile), spesso ignorata da una storiografia "ufficiale" attenta solo alle
ragioni della componente comunista, ha preso spunto dalla ricostruzione delle
biografie di alcuni combattenti sardi, come Giacobbe e Martis, per mettere in
rilievo il criminale operato poliziesco degli uomini della Ghepeu, operanti in
Spagna e impegnati a soffocare ogni voce libera e non allineata sulle posizioni
staliniste.
Giuseppe Galzerano (I rapporti tra Rosselli e Berneri: dall'amicizia al
confronto politico), dopo aver messo in evidenza il comune e tragico
destino dei due, ha illustrato soprattutto i tanti momenti, politici e umani,
durante i quali si sono incrociate le loro esistenze, dalla comune formazione
alla scuola di Salvemini ai frequenti scambi di idee e opinioni sui giornali
dell'epoca, per ricostruire infine i loro ruoli, spesso sovrapposti, durante la
breve vita della colonna Ascaso in Aragona. Toccanti il ricordo di come
<<Giustizia e Libertà>> e <<Guerra di Classe>>
commemorarono sulle rispettive pagine le due drammatiche morti e la
ricostruzione della lettera inviata da Garosci a Giovanna Caleffi.
Nella seconda sessione, il primo intervento, come sempre ricco di interesse,
è stato quello dello storico e militante della rivoluzione spagnola Abel
Paz (L'anarchismo spagnolo e la rivoluzione del luglio 1936) che ha
parlato della situazione politica e sociale spagnola alla vigilia della
sollevazione franchista e nei primi mesi della rivoluzione. Di fronte al ruolo
reazionario della chiesa e della casta militare, espressioni del più
profondo oscurantismo, solo la spinta propulsiva degli anarcosindacalisti
riuscirà a contrastare, anche grazie alla politica delle alleanze con
altre forze proletarie come la UGT, il successo immediato dei golpisti. Senza
tralasciare di illustrare le numerose problematiche sorte con la presa del
"potere" da parte degli anarchici spagnoli, Paz ha ricordato il progetto di
Berneri di concedere l'indipendenza al Marocco, per crearsi nuovi alleati fra
le forze nazionaliste arabe. Questo avrebbe messo sicuramente alle corde
l'esercito di Franco, ma l'opposizione a qualsiasi concessione agli arabi da
parte del colonialismo francese, timoroso delle ripercussioni in Algeria,
mandò a monte quella che forse sarebbe stata la mossa vincente della
repubblica.
L'atmosfera esaltante che vede Berneri e gli anarchici italiani accorrere per
primi da tutta Europa in difesa della rivoluzione spagnola è rivissuta
nella bella ricostruzione di Gigi Di Lembo (La sezione italiana della
colonna "Ascaso") sull'esperienza della Centuria Malatesta e dei suoi
uomini. Berneri giunge in Spagna il 29 luglio, Rosselli, presto seguito da
Angeloni, vi giunge ai primi di agosto e il loro lavoro si concretizza nella
formazione della prima colonna internazionale. Al momento del suo scioglimento,
ne avranno fatto parte circa 500 volontari e numerosi saranno stati i morti e i
feriti. Molto note sono le vicende della Colonna, le battaglie combattute
(Monte Pelato, Almudevar, Caracascal) e i numerosi episodi di eroismo. Meno
noti i dissidi sorti frequentemente fra anarchici, giellisti e volontari di
altra appartenenza: dalla necessità sentita da Rosselli di mantenere una
certa autonomia dalla CNT ai contrasti sui comitati misti di arruolamento, che
si volevano in grado di impedire l'infiltrazione stalinista nella colonna
libertaria. Tali contrasti porteranno Rosselli a cedere il comando, ma
l'impegno della lotta antifascista riuscirà sempre a impedire che le
ragioni di parte potessero prevalere sul comune impegno rivoluzionario. Per gli
anarchici è la prima collaborazione con altre forze, dal 1924, che parte
da una posizione di preminenza, e questo impedirà che la natura
libertaria del contingente venga stravolta. Rabitti, Marzocchi, Cieri, Serra,
Bifolchi, Tommasini... sono alcuni dei nomi ricordati da Di Lembo, i nomi di
prestigiosi e generosi militanti che seppero conservare una coerenza di
comportamento anche nei momenti più difficili e confusi dell'esperienza
spagnola, coerenza culminata nella concorde decisione di sciogliersi per
evitare la militarizzazione.
A conclusione del convegno, Gianni Carrozza (Berneri e il fascismo) ha
descritto l'impegno antifascista di Berneri come un percorso lineare
contraddistinto da una rara lucidità di analisi accompagnata da una
altrettanto lucida azione militante. Come per pochissimi altri esponenti
dell'antifascismo e del fuoriuscitismo italiano, infatti, l'attività di
Berneri è riuscita a esprimersi non solo attraverso una lunga serie di
interventi intellettuali (ricostruiti dal relatore), capaci di prendere in
esame tutti gli aspetti del fenomeno fascista tanto da un punto di vista
culturale quanto sociale e politico, ma anche mediante una incessante opera di
controinformazione e organizzazione cospirativa. I suoi testi sul fascismo, che
ancora oggi sono quanto mai attuali e originali, costituiscono le necessarie
premesse dell'intervento materiale contro le mene e le minacce del regime, ed
è operando su questi differenti campi che Berneri ha interpretato nella
maniera migliore il postulato anarchico che prevede la sintesi organica fra
lavoro intellettuale e lavoro manuale.
I convegni "ufficiali" tenutisi in questi ultimi tempi hanno sostanzialmente
ignorato, come ha detto Terracciano nella sua introduzione, gli stretti legami
che contrassegnarono l'attività anarchica e giellista negli anni Trenta.
Al tempo stesso le ambiguità del cosiddetto revisionismo storico, oggi
tanto in auge, vanno contrastate, secondo le parole di Ghirardato, creando
momenti di incontro nei quali sia possibile discutere sulla base delle fonti e
non delle ideologie. Penso che questo convegno abbia positivamente risposto
alle esigenze di entrambi.
Massimo Ortalli
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