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Da "Umanità Nova" n.08 del 4 marzo 2001
inform@zione
Petrasanta, contro l'inceneritore: Verso una mobilitazione permanente?
Sabato 24 febbraio si è tenuto in piazza duomo a Pietrasanta il
secondo presidio in preparazione della manifestazione del 3 marzo. Quando a
metà pomeriggio i partecipanti hanno raggiunto un numero discretamente
consistente, un corteo spontaneo è partito per attraversare la cittadina
e sostare nella piazza antistante il comune, anticipando le richieste che
verranno rinnovate sabato prossimo ed in tutte le occasioni di mobilitazione
prossime venture, che stanno assumendo appunto il carattere di mobilitazione
permanente: - sospensione immediata di ogni manovra di avviamento dell'impianto
e sua demolizione; - dimissioni del sindaco e della giunta che si apprestano a
cogestire, insieme agli sporchi affari che l'inceneritore procura,
l'avvelenamento dei cittadini; - annullamento del ricatto giudiziario di fronte
al tribunale di Lucca che va avanti dall'ottobre 1997, quando gruppi di
cittadini, riuniti per impedire l'inizio dei cosiddetti lavori di bonifica (in
realtà vera e propria costruzione dell'impianto) vennero
selezionatamente pestati, arrestati e denunciati, nel palese tentativo -
peraltro finora assai riuscito - di dividere l'opposizione popolare in "buoni"
e "cattivi".
Da registrare anche che le intimidazioni e i ricatti vanno avanti a pieno
ritmo: infatti, proprio mentre in piazza il 17 si teneva il primo presidio,
alcuni componenti del comitato popolare che fin dai primi tempi aveva allestito
un luogo di ritrovo di fronte all'impianto, stavano smontando gli ultimi
residui della struttura sotto la pressione delle autorità, del
proprietario del terreno e delle divisioni interne alla popolazione che hanno
prosperato in questo periodo. La gente non è stupida, si rende conto che
le divisioni portano solo combustibile al fuoco degli inceneritoristi, ma per
ora sembra paralizzata.
La manifestazione del 3 potrà dunque essere un'occasione per riprendere
l'iniziativa a grande respiro.
A.Enne
Bologna contro i campi lager Per la libertà di circolazione delle
persone
Si è svolta, domenica 25 febbraio 2001, l'annunciata assemblea,
prima iniziativa di mobilitazione per riprendere la lotta contro la costruzione
del centro di permanenza temporanea a Bologna nell'ex-caserma di via Mattei.
Con interventi dei comitati antirazzista di Bologna, comitato Senza Frontiere,
Associazione 3 febbraio, circolo anarchico Berneri, immigrati del centro di
"prima accoglienza" dell'Arcoveggio, immigrati del Giovanni XXIII, si è
dipanata la discussione e sono stati assunti impegni di iniziativa per i
prossimi mesi. L'obiettivo della mobilitazione rimane quello di impedire
l'apertura del "carcere" anche se ci si rende conto dell'arduo compito che si
assume ma è stata generale la valutazione dell'importanza di mantenere
alta e radicale la posta per far pagare il più alto prezzo politico alle
forze istituzionali e paraistituzionali anche nel caso di una incapacità
del movimento di lotta a mantenere fede agli impegni assunti.
È evidente che in una simile battaglia che è fondamentalmente una
battaglia di libertà, non si possano cercare alleanze neanche nella
cosiddetta "società civile". Sulla segregazione razziale e sul controllo
sociale vi sono cointerresenze e alleanze trasversali a mantenere la logica
differenziale che permette al "volontariato" di lucrare sulla gestione (anche
"umanizzata") delle strutture di detenzione. Prima fra tutte la chiesa
cattolica che per bocca del cardinale Biffi, dopo aver intascato i miliardi
dell'accoglienza, vuole mantenere gli immigrati in una posizione di sudditanza
anche per ciò che concerne la libertà di culto. Protezionismo
statale e proibizionismo vanno a braccetto anche in quest'occasione.
Nelle prossime settimane si svolgeranno delle assemblee nei "campi": i
cosiddetti centri di accoglienza, vere e proprie minicarceri o baraccopoli dove
le persone vivono nelle baracche o nei miniappartamenti ammassati e l'assessore
vorrebbe pure riscuotere un affitto di 120 mila lire mensili per posto letto.
Poi si passerà ad assemblee nei quartieri per sollecitare la
solidarietà anche di quegli immigrati "integrati" che con il mito del
permesso di soggiorno sono chiamati alla differenziazione rispetto ai loro
compagni di sventura. Contemporaneamente si cercherà di attivare il
circuito del sindacalismo di base e dei compagni nei luoghi di lavoro per far
emergere la comunanza di interessi anche sul piano materiale che lega i
lavoratori italiani e stranieri nell'evidenza dell'attacco al salario
generalizzato che avviene con l'impiego della mano d'opera "clandestina" che
viene utilizzata al di sotto dei minimi contrattuali o in nero.
Una battaglia di libertà che si giocherà tutta sul piano sociale
e della piazza, contro le strumentalizzazioni politiche e le mediazioni
istituzionali che assumono sempre di più le derive razziste che vengono
agitate dalla destra politica e sociale.
Nel percorso verrà valutata anche la possibilità di indire una
grande manifestazione a Bologna, magari sfidando la libertà limitata che
il periodo elettorale imporrà a tutti i soggetti che si muovono al di
fuori della pastoia istituzionale.
Redb
Parma ateneo libertario
Si è tenuta sabato 24/02 la prevista assemblea di presentazione
dell'ateneo libertario.
L'obbiettivo più importante di tale progetto è consolidare una
"rete libertaria"già presente a Parma,che permetta di migliorare la
propaganda e diffusione della nostra cultura e dei nostri metodi in modo
più stabile e interessante, partendo da un contesto numerico più
allargato rispetto al singolo gruppo anarchico ed alla locale sezione USI,
peraltro soggetti promotori ed importantissimi in questa esperienza.
Circa una trentina di persone erano presenti ed almeno altrettante hanno
già dato la propria adesione, ed il dibattito è stato uno dei
più stimolanti, con alcune punte critiche, degli ultimi anni.
La biblioteca Furlotti costituirà il primo banco d'azione concreto, e di
conseguenza si sta valutando una campagna per una nuova e più opportuna
disposizione.
E' stato preparato uno statuto che rappresenta la base comune di partenza.
Sabato prossimo,3/3 ore 16, presso la sede in Via Capra 3 a S.Prospero, si
terrà un nuovo incontro.
Anarcomax
Calabria
Due incontri-dibattito in terra di Calabria con Diego Camacho, promossi
dal coordinamento degli anarchici e dei libertari calabresi, si sono
rispettivamente tenuti sabato 17 febbraio nella sala consiliare di Spezzano
Albanese e lunedì 19 febbraio nella casa delle culture di Cosenza.
A Spezzano hanno preso parte all'incontro, oltre agli anarchici ed ai
libertari del luogo e di altre località del cosentino, una cinquantina
di persone di ogni età (dal giovane all'anziano), ivi compresi esponenti
dei vari gruppi consiliari e di alcune forze politiche, quali RC, il
corrispondente locale di una delle testate giornalistiche regionali,
nonché il corrispondente di una tv territoriale che ha ripreso parte dei
lavori. Insomma, l'iniziativa è stata ben salutata dalla
comunità, soprattutto se si pensa che negli incontri culturali promossi
in loco da altri la presenza di pubblico difficilmente supera una ventina di
soliti addetti ai lavori. Molto interessante si è rivelata la relazione
del compagno Diego, che stimolato dalle domande provenienti dal pubblico ha
avuto modo di illustrare i momenti più significativi della rivoluzione
sociale spagnola. Le parti del discorso che hanno di più catturato
l'interesse dei presenti sono state quelle che Diego ha dedicato all'esperienza
rivoluzionaria delle collettivizzazioni nei settori dell'industria,
agricoltura, servizi e al substrato culturale che l'anarchismo e
l'anarcosindacalismo iberici erano riusciti di già a costruire fra le
classi sfruttate ed oppresse nei decenni precedenti la rivoluzione grazie
all'opera delle scuole libertarie... ed in merito il ricordo non poteva che non
andare a Francisco Ferrer.
A Cosenza, oltre alla presenza più numerosa delle compagne e
compagni del coordinamento degli anarchici e libertari calabresi, ha preso
attivamente parte all'iniziativa un pubblico formato prevalentemente da giovani
universitari, da esponenti di altre formazioni politiche, nonché da
corrispondenti di radio Ciroma (emittente antagonista di Cosenza, che ha fra
l'altro intervistato Diego) e di qualche quotidiano calabrese: una settantina
di persone che hanno seguito con grande interesse il dibattito. Le domande
poste dal pubblico sulla questione delle alleanze, sul ruolo della chiesa
cattolica, sulle brigate internazionali hanno permesso a Diego di illustrare
con un'estrema dovizia di riferimenti concreti, pur se in maniera sintetica, i
momenti più sublimi e più cruciali della rivoluzione sociale del
`36 in suolo iberico. Il forte radicamento sociale della CNT-FAI, quale forza
motrice dell'avvio del processo rivoluzionario, il ruolo controrivoluzionario
delle potenze democratiche borghesi e dell'URSS, il ruolo reazionario delle
potenze fasciste e della chiesa cattolica, hanno fatto da perno a tutto
l'argomentare di Diego.
Resta da annotare che entrambi le iniziative si sono fra l'altro dimostrate
come buoni momenti per la diffusione del libro di Diego e dell'editoria e
pubblicistica anarchica e libertaria.
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