![]() Da "Umanità Nova" n.09 dell'11 marzo 2001 G8 ambiente a Trieste. 8 grandi criminali sequestrano la cittàDal 2 al 4 marzo si è svolto il previsto incontro dei G8 sul tema dell'ambiente. Accompagnati dal solido codazzo di portaborse e burocrati, i ministri dell'ambiente degli otto paesi più industrializzati si sono incontrati dopo i fallimentari vertici di Kyoto, L'Aja e Rio de Janeiro. A fare gli onori di casa, e come star mediatica, c'era il ministro Willer Bordon, ex comunista triestino, nipotino di Vittorio Vidali, e ora uno dei leader dei "Democratici", dopo un periodo di politica "dipietrista". L'incontro era stato annunciato nel novembre scorso e allora il prefetto disse che non si sarebbe verificata un'altra Seattle. Tale dichiarazione ci aveva fornito la chiave per interpretare come forma di repressione preventiva la montatura antianarchica diretta contro sei giovani triestini. L'accusa grottesca si basava su un grosso petardo fatto esplodere vicino ad una sede di un istituto economico per l'espansione verso Est (INCE), con la rottura di un paio di vetri. Malgrado l'evidente estraneità di fatto e ideologica (vi fu una rivendicazione di un gruppo marxleninista, ritenuta credibile dagli inquirenti) i sei, di cui due compagni, furono accusati di "associazione sovversiva con finalità di terrorismo" (art. 270 bis del codice penale e pena massima prevista di 15 anni). Il G8 ambiente era quasi caduto nel dimenticatoio anche sulla stampa locale fino a poche settimane fa. D'improvviso i mass-media hanno iniziato a pubblicizzare il vertice e si sono scatenati, in particolare la settimana prima, agitando il pericolo rappresentato dal "popolo di Seattle" per giustificare la massiccia militarizzazione della città. Il giorno precedente il vertice sono calati su Trieste più di tremila fra poliziotti e carabinieri con centinaia di mezzi blindati e una decina di elicotteri. Il centro storico è stato diviso in più zone con diverse fasce di circolazione e controllo. Nella zona più vicina a Piazza Unità, dove si svolgeva il summit, la circolazione pedonale viene proibita e chi vi abita normalmente ha avuto bisogno di un permesso speciale per entrarvi. Neanche per il papa e il presidente della repubblica si era visto un tale schieramento di sbirri e di mezzi repressivi. Per legittimare questo enorme spreco di denaro pubblico, lo spauracchio dei contestatori non è bastato: un paio di giorni prima del vertice il giornale locale titola la prima pagina annunciando il pericolo dei "terroristi islamici", dei fantomatici algerini sfuggiti ad una cattura in Germania. Contro questo vertice si era formata, un paio di mesi prima, una "Rete di intervento contro il G8" con vari partiti, associazioni e singole persone che, per sabato 3 marzo, aveva indetto una manifestazione di piazza e un convegno. Come anarchici abbiamo deciso di non aderire alla Rete per due motivi fondamentali: la piattaforma molto vaga di indizione della manifestazione non metteva in discussione l'esistenza stessa dei G8 e del sistema sociale dominante, causa prima dei disastri ambientali; inoltre abbiamo ritenuto inconciliabile la nostra adesione accanto a quella di soggetti, come le "tute bianche" o i verdi governativi e antiecologisti, con cui non vogliamo collaborare per motivi politici ed etici. Assieme ai compagni anarchici della regione, abbiamo cercato di costruire dei momenti di opposizione al vertice con contenuti di coerenza antiautoritaria. Giovedì 1 marzo si è tenuto, nei locali del Germinal, un incontro con Salvo Vaccaro su "I crimini dei globalizzatori". Una sessantina di persone (fra cui molti alla loro prima entrata nella nostra sede, destinataria da anni di attenzioni speciali da parte della Digos) hanno dato vita ad un proficuo dibattito, in particolare attorno al tema delle possibilità concrete di opporsi al dispotismo economico e statale. Il giorno seguente si è svolta, nell'Aula magna della Scuola interpreti, un'assemblea sul tema della nocività dell'amianto con la presentazione del libro, bello e terribile, "Polvere" di Alessandro Morena. Il testo, uscito da poche settimane, affronta da un punto di vista storico e sociale e utilizzando soprattuitto le fonti orali, questa forma di nocività nel Cantiere Navale di Monfalcone, la più grande azienda della zona. Oltre una settantina di persone hanno dato vita ad un momento di confronto assai sentito, anche grazie a numerosi interventi di lavoratori e pensionati aderenti alla Associazione Esposti Amianto e alla partecipazione del dottor Claudio Bianchi, responsabile del servizio di Anatomia Patologica all'ospedale di Monfalcone e uno dei maggiori esperti europei del settore. Sabato mattina un gruppo di compagni ha effettuato un volantinaggio in centro città e davanti ad un centro commerciale che ospita il Mc Donald's mentre il locale era presidiato da decine di carabinieri. Il volantino, che affrontava sia il tema del vertice che quello della militarizzazione della città, è stato accolto con interesse dai passanti, in effetti abbastanza rari. Infatti la stessa Digos era andata dai negozianti del centro per "consigliare" loro di chiudere in quanto la calata degli estremisti avrebbe potuto portare a scontri con conseguente pericolo per le vetrine. Così il centro cittadino oltre che popolato da sbirri appariva chiuso e quasi desertico: il terrorismo psicologico dal potere voleva impedire che le proteste del "popolo di Seattle" trovassero interlocutori nella gente comune. Sabato pomeriggio abbiamo quindi partecipato, senza aderire formalmente, al corteo indetto dalla "Rete contro il G8". Il corteo ha visto la presenza di più di 3000 persone con gli spezzoni di Rifondazione e delle "tute bianche" arrivate da tutto il Veneto a farla da padroni. Lo spezzone anarchico contava più un centinaio di compagni arrivati dalla regione più vicina e da Lubljana, nonché da varie persone finalmente solidali. Per scelta ci siamo messi alla fine del corteo muniti di striscioni, numerose bandiere e camioncino con l'amplificazione. Durante il percorso sono state diffusi un centinaio di Germinal, uscito per l'occasione, e Umanità Nova nonché distribuiti un migliaio di volantini. Arrivati a metà tragitto, ci siamo fermati in Piazza Goldoni, per un presidio di controinformazione con comizio e musica, guardati a vista da decine di carabinieri in tenuta antisommossa e con vari camion. Poi siamo andati verso la sede del Germinal, non molto distante, con un corteo improvvisato e allegro che ha percorso tutta la via Mazzini: i mangiafuoco e una banda di compagni hanno attirato parecchi curiosi. La scelta di staccarci dal corteo ufficiale ha sottolineato con maggior forza le nostre posizioni e, allo stesso tempo, ha favorito un momento di informazione per superare quel muro di terrore creato ad arte nella popolazione da mass-media e istituzioni. Sicuramente la mobilitazione è riuscita e ha riscosso adesioni e simpatie in questi tre giorni di tensione, segno ancora una volta che la repressione non è riuscita a tapparci la bocca né ad isolarci. Questo vertice era solo un momento preparatorio del G8 più grande che si terrà a Genova in luglio. Anche allora avremo di fronte una militarizzazione ancora maggiore e un clima di paura fra la gente. Anche allora il nostro compito sarà quello di rovinare la festa ai potenti e di far capire agli sfruttati chi sono i veri terroristi: stati e padroni. Ci vediamo a Genova. F.
|
fat@inrete.it
Web: uenne@ecn.org