Da "Umanità Nova" n.09 dell'11 marzo 2001
Lessico militare
La "nuova" strategia del ministero della difesa
Da qualche settimana è reperibile nel sito del Ministero della Difesa
(www.difesa.it) un documento curato dal Capo di Stato Maggiore della Difesa
sulla pianificazione, sulla predisposizione e sull'impiego delle Forze Armate
nel loro complesso (delega della legge 25/97). Quello che emerge da una lettura
attenta del documento è il cambiamento ormai consolidato del paradigma
ideologico all'interno del quale le forze armate si inseriscono. In più
di un articolo abbiamo accennato o sottolineato come i cambiamenti geopolitici
mondiali abbiano "imposto" un trasformazione delle forze armate in termini di
efficienza/efficacia negli interventi di polizia internazionale a cui sono
tenute ad adempiere. Possiamo anche affermare che il passaggio cruciale di
questa nuova strategia venne segnato dalla guerra del Golfo.
La necessità di consentire allo stato italiano di ergersi ad un ruolo
imperialistico attivo e non da suddito comprimario, implica alle forze armate
locali un continuo adeguamento sia tecnico-militare che ideologico. Il
documento in questione opera, sulla base di variazioni linguistiche già
adottate negli Stati Uniti, una trasformazione sostanziale del glossario
militare, andando significativamente ad incidere, per la buona e definitiva
pace degli strenui difensori del `pacifismo' repubblicano, sulla Costituzione
italiana. Ciò, se servisse ancora una volta, a dimostrare che quando si
parla di diritti o di conquiste sociali, si deve parlare necessariamente di
rapporti di forza.
Alcuni punti del nuovo glossario militare:
"Sicurezza nazionale: condizione oggettiva della Nazione al fine di garantirsi
contro eventuali pericoli. Il perseguimento della Sicurezza Nazionale comprende
una serie di attività, di studio, monitoraggio, prevenzione ed
intervento ad ampio spettro, nelle quali lo strumento militare è una
delle componenti fondamentali (Sicurezza Militare), al fine di garantire la
realizzazione di un ambiente idoneo a perseguire gli Interessi Nazionali.
Difesa nazionale: complesso di attività dirette a respingere altrui
offesa o annullare i dannosi effetti di condizioni/situazioni svantaggiose o
pericolose, mediante l'uso o la minaccia di uso della forza organizzata,
sviluppatesi a seguito della compromissione delle condizioni di Sicurezza
Nazionale.
Interesse nazionale: un insieme di elementi che costituiscono i bisogni primari
di una Nazione, includendo l'autoconservazione, l'integrità nazionale,
la sicurezza militare e la sicurezza economica.
Interesse vitale: utilità, vantaggio, convenienza di fondamentale
importanza per l'esistenza stessa di una nazione. Non può essere
negoziato e, per la sua salvaguardia, la Nazione è pronta a fare ricorso
a tutte le energie disponibili e ad ogni mezzo necessario, compreso l'uso della
forza o la minaccia del suo impiego.
Interesse strategico: Utilità vantaggio, convenienza di grande
importanza per una Nazione. La mancata tutela di un interesse strategico, pur
non compromettendo l'esistenza stessa della nazione, mina lo sviluppo sociale,
economico, tecnologico e culturale futuro, quale previsto essere se l'interesse
non fosse compromesso.
Interesse contingente: utilità, vantaggio, convenienza stabilita sulla
base di una decisione dell'Autorità politica legata ad un determinato
momento o ad una determinata situazione..."[*]
Precedentemente il documento definiva di interesse nazionale (vedi definizione
numero tre), le seguenti aree geografiche:
Area dei Balcani, dove si preannuncia un impegno militare destinato a
prolungarsi sine die; Area dell'Est Europeo, dove si presuppone sia un livello
di integrazione politico-strategica (NATO) sia di cooperazione alla produzione
ed alla vendita di armamenti; Area Caucasica dove si prevede anche di
intervenire militarmente nelle aree di crisi; Area del Nord Africa dove si
prevede che lo strumento militare sia un strumento di dialogo (sic!!!) per
favorire gli interscambi economici e politici ed uno strumento atto a sedare
eventuali situazioni di rivolta sociale non gradita; area del Corno d'Africa,
nella quale lo stato italiano si distingue da oltre un centinaio di anni per
massacri e sfruttamento, dove viene auspicata una presenza militare in
relazione alla presenza di linee di rifornimento energetiche nonché per
la significativa presenza di operatori nazionali nei settori economico ed
"umanitario"; Area del Medio Oriente, dove si prevede un intervento militare in
aree di crisi o a sostegno degli accordi in vigore. L'area mediorientale
è di interesse vitale per l'Italia e per i paesi NATO - OCSE; Area del
Golfo Persico: area di interesse strategico per l'approvvigionamento di fonti
energetiche dove vengono previste ulteriori azioni di contenimento e di
prevenzione di eventuali crisi.
Al di là delle sottigliezze linguistiche sono tre i caratteri distintivi
di questo glossario e gli intendimenti politico-strategici del documento:
Tutto lo scibile ed il materiale, del globo terrestre, su cui un'azienda, il
governo o un italiano qualsiasi abbia qualche utile rientra negli interessi
nazionali.
Gli interessi economici e specificatamente quelli energetici
(approvvigionamenti delle fonti primarie) saranno sempre di più oggetti
specifici di guerre, nelle quali l'Italia e l'Europa non negheranno di
parteciparvi, questa volta senza infingimenti umanitari e con l'avvallo di
molta parte delle popolazioni, non per difendere diritti di alcuno, ma per
ragioni economiche proprie.
Conseguentemente al primo ed al secondo punto, ogni ragione politica, economica
o civile rientra immediatamente in una questione militare e quindi in una
questione di guerra.
Il salto linguistico preannuncia, in maniera molto netta, un salto formale e
sostanziale di rilievo enorme. Il governo di centro-sinistra ora ed i governi
futuri poi ci stanno semplicemente comunicando che l'orizzonte bellico,
già entrato a far parte del vivere quotidiano, sarà una normale
appendice del governo politico locale ed internazionale, con le conseguenze
ideologiche, ma non solo, che questo presuppone: nazionalismo, marce trionfali
agli svariati altari della patria, riconciliazioni nazionali, propaganda
militare, sospensione dei diritti civili e sindacali in caso di partecipazioni
a guerre, educazione bellica nazionale (sia scolastica che extra-scolastica).
Presi come siamo da appuntamenti politici e scadenze segnate da altri, dovremmo
iniziare ad occuparci, nel silenzio della platea, di questioni che, già
dirompenti in un passato recente (guerra del Golfo, guerra nel Kosovo,
embarghi...) ci obbligheranno ad intervenire in un futuro non lontano. Dovremmo
iniziare, cioè, a mobilitarci senza riflettori pubblici, magari
minoritari ed in minoranza, ma per ribadire la forza delle ragioni di chi crede
che la società comunista anarchica non avrà bisogno di servi, di
padroni, di stati, di galere e di eserciti.
Pietro Stara
[*] Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, documento sulla strategia militare in
formato pdf, in www.difesa.it
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