Da "Umanità Nova" n.09 dell'11 marzo 2001
Voto agli immigrati
Rovesciamo la questione
Uno degli aspetti più paradossali dell'attuale campagna pre-elettorale
è il dividersi tra le coalizioni di destra e centro-sinistra sulla
possibile concessione del diritto di voto agli immigrati; la cosa risulta
paradossale perché la discussione su questo diritto negato finisce per
far scomparire ben più sentiti e concreti diritti sociali quali quello
ad una casa, ad un reddito, alla libera circolazione e alla non-discriminazione
razziale.
Analogamente, oltre un secolo fa, le femministe più radicali criticavano
il movimento che reclamava il diritto di voto per le donne, ritenendo tale
possibile conquista un'illusione ai danni della vera emancipazione femminile.
D'altra parte, aldilà della belle parole, anche la sinistra governativa
che sostiene in via di principio di riconoscere tale diritto - almeno per le
consultazioni amministrative - in realtà utilizza tale argomento
soprattutto per accreditarsi un'identità solidale ed antirazzista che
non possiede ed infatti non ha certamente fatto i salti mortali né per
presentare ed approvare una legge in tal senso né per mobilitare la
cosiddetta coscienza civile.
Soltanto l'imbecillità faziosa delle destre può credere che gli
immigrati non aspettano altro che andare disciplinatamente a votare per quei
partiti di "sinistra" che, ad esempio, sono responsabili di un'infame politica
in materia d'immigrazione, a partire da quella legge Napolitano-Turco (votata a
suo tempo anche da Rifondazione Comunista) che tra l'altro ha reso possibile la
vergognosa istituzione dei kampi di detenzione per gli irregolari e le
espulsioni forzate di decine di migliaia di profughi e clandestini, ma non
dimentichiamo neppure il Decreto Flussi e la schedatura degli immigrati anche
attraverso le impronte digitali; per queste ragioni gli antirazzisti che con
coerenza lavorano per l'autorganizzazione degli immigrati devono riuscire a
capovolgere i termini della questione, facendo in modo che anche questa
contraddizione si trasformi in critica radicale e non in consenso a buon
mercato per forze politiche, di governo o d'opposizione, che usano gli
immigrati solo come argomento di polemica elettorale.
Che razza di democrazia è uno Stato che impedisce di votare a un milione
di persone che vivono e lavorano in Italia?
Questa è la vera illegalità delle prossime elezioni, ben
più grave del conflitto d'interessi o del pericolo di brogli, e recarsi
alle urne significa anche legittimare tale discriminazione.
Se è vero che ci dichiariamo tutti clandestini e che la
solidarietà è pratica sociale, per gli antirazzisti conseguenti
l'unica scelta possibile è lo sciopero del voto, proprio come quando gli
antimilitaristi hanno scelto di disertare le urne come forma di rivolta contro
il governo della guerra.
NABAT -FAI
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